Ora Lo Sai

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Non riuscivo a non pensarci. Non riuscivo. Era tutto dannatamente difficile. I suoi occhi azzurri, erano come il mare. Calmi quando mi guardavano prima di andare a letto e impetuosi quando le sue mani strisciavano sul mio corpo. Li osservai per tutto il tempo del servizio fotografico, intravedendo nel suo sguardo, quel cambiamento che avevo visto fare solo davanti a me. Quel cambiamento misto agli sguardi di tutte le donne presenti, e alle sue movenze aveva acceso la voglia di lui. Di marcare quasi il territorio. Anche dopo, aver salutato tutti, e aver chiesto gentilmente alla costumista se potevamo tenere il vestito indossato da Dario, anche pagandolo oro, ci infilammo in macchina con una sola metà in testa: casa nostra. Nonostante per tutti il tragitto non proferimmo una parola, potevo sentire nell'aria quel cambiamento che era iniziato durante gli scatti. 

Arrivati sul pianerottolo di casa, dopo un'agonia soffocata dalla mia forza di volontà dentro l'ascensore, aspettai pazientemente che lui aprisse la porta. Una pazienza venuta meno non appena la porta si aprì e lui entrò per poi voltarsi verso di me. Mi guardava proprio con quegli occhi, mentre le sue mani scivolarono dentro le sue tasche. Era impaziente ma allo stesso tempo sapeva che doveva attendere. Sapeva che stavo per scoppiare. Evidentemente, anche i miei occhi erano cambiati. Erano pieno di lui. Mi avvicinai a lui con passo deciso e con i tacchi che sembrarono lasciare i buchi sul pavimento tal loro schioccare. Non appena mi trovai davanti lui, gli afferrai la mascella liscia infilando prepotentemente la lingua dentro la sua bocca. Lui si chinò su di gemendo e togliendo velocemente le.mani che erano ancora risposte nelle tasche. Sentii le sue dita stringermi i fianchi mentre cercava di tirarmi a sé. Feci resistenza provocando il suo sorriso tra le mie labbra. Volevo comandare io il gioco. Lo spinsi verso il divano che c'era davanti alla parete attrezzata. Lui ci cadde su senza dire nulla se non uno sguardo compiaciuto. Mi tolsi il cappotto e la giacca davanti a lui, alzando la gonna per facilitarmi la seduta su di lui. Appena lo feci, sentii un altro gemito da parte di Dario e le sue mani sul mio sedere spingendomi verso di lui, cadendo sul tuo torace

« Fermo… », sibilai arretrando con la mano sulla sua camicia senza cravatta.  

« Fermo? », chiese stranito. 

« Guido io, e tu non devi dire una parola… »

« Ah sì? »

« Si… », dissi slacciando la cintura dei suoi pantaloni frettolosamente. 

« C'è altro? », chiese diveritito. 

« Non devi toccarmi… »

« Lo sai che stai giocando sporco? », domandò lui continuando a sorridere. Si vedeva che la cosa gli piaceva. 

« Mai quanto te… »

« Io? »

« Credi davvero che non ti abbia visto? », domandai riuscendo finalmente ad abbassare la zip. « Ho visto come mi guardavi, e tu hai visto cosa stavi provocando in me, ma anche nelle altre… », continuai prendendo in mano e accarezzandolo. Lui si fece scappare un gemito mentre i suoi occhi non abbandonavano i miei. « Sei tu ad aver giocato sporco… »

« Chiedo venia… », disse lui, abbassando la voce di un tono. 

« Non basta. Non mi piace che le altre ti giardino così. Non mi piace che si prendano certe libertà con te… », affermai facendomi scivolare su di lui ansimando insieme. 

« Quindi per risolvere la situazione vuoi uccidermi? », chiese mentre portavo le sue mani sopra la sua testa intrecciandole con le mie. Mi guardo sopraffatto dal momento. 

« Una specie… », gli sussurrai sfiorando il suo lobo destro con le mie labbra provocando un suo sussulto. 

« Anita… »

Ogni Parte Di NoiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora