Un Dolore Che Porta Alla Pazzia

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Era successo.

Era successo quello che temevo e che avevo cercato in tutti i modi di evitare.

Ero stata una vera stupida a credere che le cose si sarebbero sistemate da sole o che Edoardo si sarebbe dissolto nell'aria non appena quel maledetto progetto si fosse compiuto.

Avevo rovinato tutto con le mie stesse mani.

E adesso, la mia mente viaggiava a duecento chilometri orari senza sosta.

Avvolsi le braccia attorno alle gambe, nella vana speranza di dare un po' di conforto a quel corpo che non la smetteva di tremare. Con gli occhi consumati dalle lacrime, fissai un punto indefinito del pavimento ricordando, ancora una volta, tutto di quella scena: I suoi occhi, il suo profumo e i suoni che ci circondavano. Compreso Edoardo che non faceva altro che ridersela sotto i baffi, ricordandomi quanto io fossi stupida.

Avevo acconsentito a quel pranzo insieme, solo perché lui, con uno stratagemma, mi aveva convinta a farlo. Aveva promesso che si sarebbe impegnato, e che avremmo finito addirittura entro quella sera stessa il progetto.

Povera stupida.

Non avevo fatto altro che darmi la zappa sui piedi senza saperlo e minando il rapporto con Dario.

Non sapevo cosa gli fosse passato per la testa in quel momento, ma di certo, quella visione avrebbe fatto ammattire chiunque. Anche la sottoscritta. Molte volte, durante l'anno appena passato, avevamo incontrato la famosa Paola, l'unica che aveva avuto una specie di rapporto con Dario e la cui presenza mi dava sui nervi. Lei, pur essendo sempre cordiale con noi e mai fuori posto, innescava in me scenari di sesso sfrenato facendomi ingelosire all'istante.

Insieme a quei pensieri deliranti, dentro la mia mente si faceva spazio anche la paura per una sua possibile scappatella.

Sarebbe andato con qualcuna?

Mi avrebbe tradito senza farmi spiegare la situazione?

No, lui non era così, lui non l'avrebbe mai fatto. Almeno era quello che mi ripetevo tra i singhiozzi e le lacrime.

No, lui non era così.


***

Ero di nuovo senza meta.

Ero di nuovo in balia della disperazione e dei miei demoni.

Ero di nuovo attanagliato della rabbia e delle tempie che mi pulsavano.

Ero nuovamente da solo.

Il tutto, mentre percorrevo le vie di Milano tra il traffico e le mie imprecazioni.

Non potevo credere a quello che si era svolto nelle ore precedenti. Ero ancora tramortito, non riuscivo a comprendere cosa avessi visto precisamente. Anita ed Edoardo che allegramente si stavano dirigendo verso una meta sconosciuta a mia insaputa.

Ma cosa cazzo significava?

Non lo sapevo. E poi ci pensavo e più non capivo.

Perché mi aveva nascosto tutto? Che ci faceva lui con lei?

Stanco e sopraffatto dai brutti pensieri, decisi di andare dall'unica persona che in quel momento poteva aiutarmi: Saverio.

Saverio aprì subito la porta riportandomi alla realtà. Fu in quel momento che ricordai i loro impegni e al fatto che forse sarei stato di troppo.

« Hey, ma che succede? », chiese Saverio spostandosi verso destra dandomi modo di entrare a casa sua.

« Ho litigato con Anita... », riposi a testa bassa mentre mi dirigevo verso il divano, buttandomi di peso su di esso.

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