Ti Aspetto All'altare

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La settimana che venne dopo il nostro weekend turbolento, non fu diversa dai giorni passati in alta quota. Dario e sua madre, dopo un'iniziale indifferenza da parte di lui, si scambiarono qualche parola. Quasi due conoscenti che si vedono dopo una lunga assenza. Dario, era molto teso e provato dalla situazione. Lo vidi quasi annaspare tra le parole di sua madre. Lei, con una certa padronanza della lingua italiana invece, cercò di farsi strada nel suo cuore e nella sua mente, riuscendoci a tratti. Ne venne fuori solo la promessa di vedersi ogni tanto, e un invito al matrimonio informale come un invitata normale. Non era molto, ma per Dario, era già tanto che respiravano la stessa aria nella stessa stanza. Io tornai in ufficio per migliorare il progetto che avevo ideato con Edoardo, e inviarlo ad un'altra società che nel frattempo ci aveva lasciato campo libero per la realizzazione di una pubblicità su di un rasoio elettrico maschile. Dario e la sua mascella sbarbata piacque molto alla direttrice creativa della società ingaggiandoci subito. Fu talmente entusiasta, che l'immagine di Dario venne trasferita subito nei più grandi cartelloni di Milano e Torino, provocando la mia gelosia in me e molti sorrisi di Dario. Amavo vederlo sorridere, amavo vederlo felice. Anche per quel motivo, nascosi il mio stato di salute che non era per niente migliorato da quando eravamo tornati da Courmayeur. Mi sentivo sempre stanca e i capogiri improvvisi non cessavano di esistere, facendomi pensare seriamente ad una possibile gravidanza nonostante sembrasse tutto nella norma. Fu il vomito improvviso durante la rappresentazione grafica del nuovo palinsesto lavorativo, a farmi prendere la decisione definitiva. Così, la sera prima di partire per Courmayeur per il matrimonio, e prima di dirigermi verso casa di Claudia dove avremmo festeggiato l'addio al celibato replicando con il pigiama party e Via col Vento, presi un test al distributore automatico e lo nascosi dietro la borsa dimenticandomi della sua presenza.

« Sposina, hai intenzione di dormire ancora? », sentii la voce di Ginevra, mentre i miei occhi ancora impastati dal sonno, si abitavano alla luce solare del mattino.

« Ma che ora è? »

« Sono le otto passate. »

« Le otto passate? », balzai in un secondo in piedi guardandomi intorno. « Ginevra, ma perché non mi hai svegliata prima? »

« Ma che succede qui? », esclamò Claudia, entrando nella stanza con la tazza di caffè tra le mani.

« Succede che sono in super ritardo! », uscii dal divano letto in fretta a furia dove avevamo dormito con Ginevra.

« Tesoro, ma sono le sette. Siamo in perfetto orario. Hai dato tu direttive su l'ora. »

Portai le mani tra i capelli guardando verso Ginevra in cagnesco. « Tu, ritieniti fortunata solo perché sei incinta! »

« E dai! Era solo uno scherzetto innocente! »

« Innocente? Mi è saltato il cuore in gola! Abbiamo il taxi che deve portarci a Courmayeur per le nove, e poi ho il trucco e il parrucco! »

« Tesoro calmati. Abbiamo il tempo necessario. Tu adesso vai a fare una bella doccia calda e noi sistemiamo il resto, ok? », domandò calma Claudia, acconpagnandomi verso il bagno.

« Ok... », risposi poco convinta entrando dentro il bagno, quando sentii il mio cellulare squillare.

« Rispondo io! », gridò Ginevra, afferrando il mio cellulare che era appoggiando sul mobile di fianco al letto. « Dario, lo sai che non puoi parlare con la sposa prima del matrimonio, no? », rise lei mettendo in vivavoce.

« Ma non era vedere la sposa? », ridacchiò lui dall'altra parte del telefono.

« No, in casa Velletri si usa diversamente. », rise anche lei facendomi segno di entrare in bagno.

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