Ogni Parte Di Noi

Non Sono Il Principe Azzurro

Per tutto il tempo del pranzo domenicale, gli occhi di Dario rimasero fissi su di me, rendendomi vulnerabile. Vulnerabile al suo fascino, al suo portamento, al suo sentirsi il padrone della situazione. Lui, riusciva a farmi sentire una donna in tutto e per tutto solo guardandomi. Una donna che si sentiva in una dolce morsa e con il fiato sospeso. Il temperamento di Dario era da sempre il suo biglietto da visita fin dall'inizio, e il suo sentirsi uomo e dominatore a volte mi lasciava senza fiato. Non mi ero mai realmente abituata al suo modo di esternare quel desiderio che aveva verso di me. Mi trovavo sempre impreparata quando lui sfoderava quel suo comportamento da uomo che riesce ad ottenere quello che vuole. Mi scioglievo come neve al sole solo con un suo sguardo. I suoi occhi azzurri erano la cosa che più mi colpivano. Sembravano cambiare. Sembravano le onde dell'oceano che si riversano sul bagnasciuga. Di solito, a quello suo sguardo, si aggiungeva quel mezzo sorriso che faceva già presagire cosa sarebbe successo da lì a poco. Non mi lamentavo. Solo una pazza l'avrebbe fatto. Perché nonostante a volte mi sentissi come un topo in gabbia, amavo quella gabbia e amavo lui più di ogni altra cosa.

La bocca di Dario si piegò in un sorriso mentre mi guardava malizioso, prima di addentare la lasagna che mia madre aveva preparato per "lui". Sembrava peccaminosa anche la cosa più semplice quando era lui a compierla. Anche quel piccolo gesto, visto e rivisto, mi fece morire sul posto mentre cercavo invano di recuperare la mia forchetta. Cercai di sembrare tranquilla durante tutto il pranzo, anche se non mi riuscì per niente. Ero letteralmente in fibrillazione.

Per scacciare ogni pensiero sessuale nei confronti di Dario che volteggiava nella mia mente, mi proposi si sparecchiare prima che tutti si alzassero da tavola. Raccattati in più in fretta possibile i piatti che avevano contenuto la lasagna, come se qualcuno mi stesse inseguendo. In realtà, il suo sguardo seguiva ogni mio movimento. Potevo sentirlo scivolare su tutto il mio corpo, proprio come facevano le sue mani quando mi stringeva a sé. Mi posizionai alla sua destra recuperando il suo piatto, quando lui si alzò in piedi accostandosi al mio orecchio destro.

« Vado fuori a fumare con Fabio. », il calore del suo respiro mi pervase facendomi venire la pelle d'oca.

« O-k... », seppi dire, tenendo stretti nelle mani i piatti.

Lui mi sorrise ancora una volta prima di sparire dietro le tende che davano sul balcone. Mi avvicinai a piccoli passi verso la cucina tenendo lo sguardo basso per paura di incontrare il suo. Mi sentivo il fuoco nelle vene. Poggiai tutto sul piano in noce, e mi affrettai a recuperare l'arrosto che era dentro il forno. Poi, con una pompetta da cucina, intinsi l'arrosto con una salsa aromatizzata preparata da mia madre. Iniziai a spargerla per tutto l'arrosto, accorgendomi in quell'istante che da quella posizione riuscivo a vedere Dario per metà. Vedevo le sue labbra e la sigaretta che le sfiorava, vedevo il suo sorriso per una battuta fatta da Fabio, vedevo quando era bello quando con un tocco leggero spostava i suoi capelli all'indietro. Rimasi a guardarlo dimenticandomi di tutto, tranne di quello che mi aveva fatto dentro la doccia e la sera prima. Le sue mani che mi stringevano il collo, le sue labbra che mi sfioravano la pelle mentre la sua lingua saggiava ogni punto erogeno come se fosse la prima volta. Improvvisamente sentii nuovamente il suono della doccia e del mio corpo che sbatteva contro il vetro. Dei colpi sordi che tornavano prepotenti tra i miei ricordi come momenti vividi. Mi sentivo bruciare per lui. Mi sentii impazzire.

« Anita, non credi che l'arrosto abbia avuto la sua reazione di salsa? O vuoi farlo annegare? », la voce di mia sorella Chiara, mi destò in un secondo accorgendomi del pastrocchio che avevo appena compiuto.

« Oddio! », esclamai cerca di togliere l'eccesso con la medesima pompetta.

« Aaaaaaaaaah adesso ho capito, c'è Dario lì... », appurò lei togliendomi l'arnese dalle mani.