Capitolo 39 - Bloodhound Parte Due

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Quelle pareti azzurre avevano ripreso a girare, girare e girare ancora di più, avevo creduto si fossero fermate per qualche istante.

Forse lo avevano fatto, me ne ero accorta? Non riuscii a ricordare, e la mia testa continuò a girare insieme a loro. Come facevano ad esserci quelle pareti celeste acceso, se nel tunnel in cui stavo camminando non c'era stata mai traccia di cielo? L'uscita era lontana, ma un attimo dopo mi trovai sul pizzo dove la luce mi inondò, di un bianco mai visto.

Era un'intermittenza. Buio, luce, buio, luce... e ancora e ancora.

Tornavo lontana, e poi ancora sul filo sottile, continuamente, finché non mi convinsi che stavo aspettando solo il momento giusto. Avrei dovuto saltare, liberarmi, ma chi lo sapeva con certezza che quella era la strada giusta? Se l'uscita verso la luce, l'entrata verso la vita, se si fosse trovata dalla parte opposta?

Sarebbe dovuta essere luce come quella che si era aperta davanti ai miei occhi, e quest'ultima era l'unica e sola ad esserci, probabilmente. Una corrente iniziò a spingermi indietro, sempre più forte, sempre con più imponenza come due possenti mani che stringevano le mie spalle allontanandomi dal destino.

La mia pelle era umida, come bagnata di semplice acqua, ma mi accorsi che era sangue scuro, e continuava a scorrere, scorrere via e scendere come se fossi uno scivolo sottile. Strizzai gli occhi, scacciai con tutte le possibilità la forza sconosciuta che cercava di trattenermi, e varcai la soglia.

Aprii gli occhi, sicura di aver dormito per mesi. Riconobbi subito le pareti della mia stanza, che era mia solo da qualche tempo.
<<Cazzo...finalmente, Aurora!>>, mi spaventai e voltai di colpo la testa verso la mia sinistra, a causa della voce che era arrivata al mio orecchio il doppio più rimbombante. E vidi Victoria, con la vista che ancora girava leggermente, sdraiata su un fianco sul mio letto e con la testa sorretta dalla mano.
<<Aurora...?>> cercai di sorridere, e provai ad alzarmi a sedere, solo per farmi ricordare da un dolore lancinante improvviso alla mia spalla destra cosa mi era capitato.

Victoria scattò verso di me e mise con delicatezza una mano sul mio petto, per spingermi nuovamente a sdraiarmi, e ridacchiò. Sentii con chiarezza alcuni passi iniziare a risuonare dal corridoio, e mi chiesi chi sarebbe potuta essere tra Halsey e Jessica, che erano le due con i passi più pesanti e rapidi, da come avevo imparato a riconoscere.
<<Hai...hai rotto le palle>> dissi, annaspando per il dolore, e lei mi guardò come se stesse provando il mio stesso dolore, <<il proiettile è ancora dentro, vero?>> <<Ti ricordi tutto, sorella? Ci hai salvato il culo, a me ed Hal, se non fosse stato per te ci avrebbero piantato una pallottola in fronte. Credimi.>> disse, annuendo, e avvicinandosi un po' di più verso la mia spalla ferita.

Notai solo in quel momento il cerotto bianco e macchiato da un cerchio di sangue assorbito esattamente sul punto dove ci sarebbe dovuto essere il proiettile.

Riappoggiai la testa sul cuscino, cercando di ignorare il dolore che si stava facendo sempre più intenso, e mi morsi le labbra. Che fosse stata ancora opera di Damon?
<<Mi ricordo tutto, credo. Chi...chi ci ha pensato a curarmi?>>
<<Oh>> Victoria sorrise, e appoggiò improvvisamente e giocosamente la testa sull'altro cuscino più piccolo, provocandomi un'altra piccola fitta di dolore per l'impatto, ma non la lasciai trasparire.
<<Jess ha chiamato il suo dottore privato, non è proprio specializzato in chirurgia, ma se la cava lo stesso.

E' stato lui a rimuovere quel coso appuntito dalla tua spalla>> <<Pensavo...che Damon avesse colpito ancora, con il suo pronto soccorso improvvisato>> dissi, cercando di non muovermi troppo sulle risate, e lei mi seguì. Dall'uscio della porta vidi spuntare Jessica, che si fermò e si voltò verso la nostra direzione come se non fosse mai entrata nella stanza mia e di Halsey, per tutti quei giorni fino all'attuale.

Wildcard - Rule The Night (Fase 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora