Capitolo 21 - Avvertimenti

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Cameron, sei una specie di belva?

Non appena si accorse della mia improvvisa "fuga" per lui iniziò una corsa contro la velocità, impossibile, o almeno ero sempre stata convinta di ciò, per l'essere umano.
Mi stava alle calcagna, spariva e ricompariva, faceva due passi dei miei in uno solo con il triplo della velocità e l'impatto improvviso di tutto quanto iniziò ad inquietarmi mentre la corrente bruciava i miei occhi di lacrime salate. Cresceva un senso di angoscia, fretta, paura di ciò che non avrebbe dovuto spaventare. I suoi capelli biondi tirati indietro dalla velocità, il fatto che non spiccicasse una parola, il suo viso oramai offuscato come se i suoi tratti non fossero mai esistiti, mai stati ammirati nella realtà. Si era solo affrettato a corrermi dietro mentre il tunnel di alberi si oscurava, mi fece sempre più timore.

Il tetto di chiome nere lo nascose, divenne un'ombra, solo la sua pelle bianco pallido ogni quarto di secondo brillava sotto i minuscoli e fuggenti fasci di luce che filtravano, come a renderlo un vampiro. Di impulso allontanai dei ramoscelli verdi e spinosi dalla visuale colpendoli ripetutamente con la mazza, e continuai a correre temendo che le mie gambe si staccassero. Cameron continuò con il suo silenzio e la sua corsa sembrò non raggiungere il limite. Vidi la sua testa china in avanti che lo faceva sembrare un toro inferocito e le fessure degli occhi che mi bramavano come mezzelune, le stesse mezzelune ricurve in alto che un cacciatore concentrava nel mirino di un fucile verso la sua facile preda. L'oscurità cominciò ad alleviarsi e piombai con il manico dell'arma stretto nelle mani sfumando sotto la piena luce del sole.
Sembravano strade di montagna. Dietro un vecchio fascio di cemento si apriva un enorme spazio costituito da terra, sassolini, qualche poco occupato da pareti di primule e altri tipi di pianticelle fragili, alte e trascurate.

C'erano tantissime sagome umanoidi segnate da linee nere e punti rossi sulle posizioni vitali di un corpo umano. Quando arrestai i miei passi ad osservare il poligono mi accorsi con troppa esitazione che oltre l'erba alta all'orizzonte, il continuo del terreno pareva precipitare, sbriciolarsi, nascondersi. Cameron mi strappò la mazza dalle mani con poca delicatezza e mi accorsi soltanto in quell'attimo, con un salto, che mi avesse raggiunta. <<Ti devi solo permettere un'altra volta e il tuo cervello->> neanche un secondo di più. Un colpo assordante sfrecciò con un fischio di fianco al mio orecchio sinistro, spegnendo qualsiasi altro suono udissi con una striscia invisibile forte tanto da farmi credere che mi avesse diviso la faccia a metà. Spostai subito il biondo gettandomi addosso a lui per farlo arretrare, con i suoi lamenti e le urla come sottofondo mentre stringeva il mio polso conficcandoci le unghie, come una fitta morsa animale.

<<Porca puttana Asia, ti ho detto di venire a vedere il poligono e tu hai capito che ti volessi come bersaglio, a quanto pare!>>

Blackcherry spuntò da dietro una figura di cartone rossiccio e ci raggiunse correndo, con le ginocchia che si immergevano nell'erba alta e giallastra. <<Siete arrivati prima di quanto immaginavo>> <<Questa testa di cazzo si è messa a correre di punto in bianco.>> rispose acido Cameron all'amico. Entrambi mi squadrarono, anche se in modi nettamente differenti. Il corvino era silenzioso e incuriosito mentre il più alto sembrava intensamente irritato dalla mia presenza.
<<L'ho vista arrivare qui davanti con la tua mazza in mano, mi sembra>> fece Cherry con fare serio e composto, guardando soltanto verso l'amico, che lo superò entrando nella recinzione.

Ci incamminammo dietro di lui.

<<Intendo la mazza da baseball, Ace>> <<Ero comunque quattro metri dietro di lei, l'altra non vedo come avrebbe potuto prenderla in quella situazione.>> <<Se in caso non ve ne foste accorti, sono dietro di voi...>> commentai arrossendo per la vergogna, con una piccola sensazione si schifo e imbarazzo. Blackcherry sparì per un attimo dietro ai fili rigidi di erba color sole e si rialzò in piedi con qualcosa dal brillio argenteo in mano, una pistola, e posizionò il dito sul grilletto. <<Dimentica le tue indignazioni e sbrigati>> fece ad alta voce dandomi le spalle, quando poco dopo lo vidi poggiare una mano leggera su una ringhiera di ruggine. Arrivai dietro di lui che terminava di scendere i gradini metallici e lo imitai senza guardare dove mettevo i piedi, grazie alla distrazione. Guardavo la distesa un po più ristretta di quella di prima, era interamente un campo cementato, liscio e privo di buche, pieno zeppo di bersagli di ogni dimensione e tipo, con l'aggiunta di un capannino legnoso a lato di questo.

Wildcard - Rule The Night (Fase 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora