Il movimento cittadino del trentuno di ottobre era tra le cose, se non quella principale, che ravvivava la città durante quel giorno. In vista di feste serali che sarebbero andate a durare tutta la notte le strade si coloravano di lanterne, mostri sia veri che finti e bambini travestiti con colori sgargianti mentre tutto quanto rimbombava di musica ad alto volume, udita persino fino alle periferie.
Schivavo già alcune ragnatele finte poste in cima alle ringhiere dei cancelli e mi avvicinavo all'interno della scuola.
Il freddo sembrava oltrepassare i miei vestiti per raggiungermi ovunque e i capelli svolazzavano come se a coprirmi la testa non avessi un beanie bianco come le nuvole candide ed enormi che nascondevano il cielo. Infilai le mani fredde dentro le larghe maniche del mio maglione e mi avvicinai alla figura snella e alta di Fred, appoggiata come sempre appena dopo l'ingresso, al muro, pronto ad andarsene quando le lezioni sarebbero iniziate.
Mi rivolse i due cerchi scuri sotto ai suoi occhi e sorrise, in un modo che non sembrava nemmeno fosse esistito fino ad allora, come se nel mondo non ci fossero i minimi problemi.
<<Fred, buongiorno... tutto bene?>> dissi sforzando il sorriso più calmo che potesse riuscirmi, ancora ammaliata e addolcita dal suo. Guardò verso il pavimento, sul punto di darmi una risposta ritardataria, ma si soffermò a osservare il corridoio che si allungava davanti a noi.
Fece schioccare la lingua sul palato per un paio di volte e scosse lentamente il capo, con lo stesso atteggiamento di un vecchio ricco fino alle orecchie che si era appena scolato due calici di tequila.<<Non mi piace...non mi piace. Di solito sono io che faccio questa domanda alle persone.>>
<<Be'? Adesso te la sto facendo io, che succede?>> domandai, e lui assunse la sua buffa aria di sempre.
<<Succede che...shhh non succede niente, stai zitta>> mosse velocemente le mani davanti a sè come a voler scacciare qualcosa di invisibile, ed io sorrisi.Più avrei tentato di conoscerli, e più mi avrebbero confusa.
Entrambi guardammo una figura slanciata che si era appena fermata di fianco a due giocatori della squadra di basket. Nick tirò uno schiaffo dietro alla nuca di uno di loro per poi sorbirsi l'insulto di rimando, che accolse con una tranquilla alzata di dito medio.
Ammisi silenziosamente che, immaginare lui con la tuta a sghignazzare con una palla da basket in mano, visto nell'intero contesto, era spaventoso.
La chioma castana ondeggiava come quella di un vero playboy, il ciuffo per poco non copriva metà del viso di Nick mentre le labbra carnose come cuscinetti restavano disinvolte e piatte.
Con una camminata gloriosa, in aggiunta alle mani in tasca e decorata da occhiate tattiche in direzione di alcune ragazze, arrivò verso di noi.
Raggiunse Fred e si diedero il classico saluto del pugno, solo che dopo il castano glie ne diede uno alla spalla scuotendolo dalla sua quasi-dormiveglia.
In seguito scoppiò a ridere, e mi diede il buongiorno con genuinità.
<<Ti vedo di buon umore, capretta.>> disse Nick, senza togliere lo sguardo dal più alto, che aveva lo sconforto dipinto ad un'estrema finzione dipinta in faccia.
<<Adesso che sei arrivato, credo che lo sarò di più>> rispose Fred, cercando di non sbattere la testa contro al muro nel momento in cui il castano gli cinse energicamente le spalle.
<<È... successo qualcosa di grave, ieri?>> domandai con le piccole tracce del mio sorriso ancora sulle labbra, mentre speravo internamente in una risposta positiva.
Ma questa, la positività, decise di stupirmi con la sua assenza, come un pugno di sorpresa dritto allo stomaco. I due mi guardarono, di risposta, in modi completamente diversi fra loro.
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Wildcard - Rule The Night (Fase 1)
Gizem / GerilimAsia realizza di essere sempre stata sola. Persa nell'ingenuità, abituata alla vita nel quartiere più tranquillo di tutta Cleveland. Abbandonata negli abissi di un circolo vizioso grande quanto il mondo. Poker, accordi, superbia, sangue ed ingann...