Capitolo 42 - Pay the Price

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La luce del frigorifero illuminò metà della cucina, mentre quella dei lampadari invece restava spenta, a farmi godere delle prime ombre di quell'alba grigia che avrebbe accennato un giorno piovoso e scuro.

Non ero riuscita a dormire, restavo immotivata seduta sulla sedia al tavolo, con una brocca di caffè ancora bello caldo appoggiataci sopra.

Me ne ero riempita, ma i miei pensieri non potevano farne a meno, anche se potevo essere letteralmente la sola nel gruppo ad interessarmene sul serio, come se non appartenessimo a dei giri criminali. A dei vicoli paralleli ma lontani anni luce da qualsiasi altro universo.

Mi comportavo più come se fosse questione di due comitive diverse, comitive normali che avrebbero passato le giornate a fare picnic sotto un sole vivace e potente.

Nascondevo la verità, e nemmeno me ne accorgevo, come se rendessi il trascorrere di tutto una delle cose più semplici mai viste, di routine, realmente. E mentre l'amarezza del caffè scendeva giù per la mia gola lanciai un'occhiata a Jessica, che era scesa due volte dal piano di sopra solo per chiedere nuove notizie e dirmi di andare a riposare, senza raggiungere particolari risultati, o almeno, le risposte che si aspettava di sentire e che io avrei voluto darle.

Perciò si era fermata al piano di sotto in mia compagnia, addormentandosi sul divano in pelle e rigirandosi di continuo.
Il pacchetto di Lukystrike rosse mi stava invitando, lì, accanto al posacenere, ad aprirlo e sfogarmi buttando fuori tutti i miei pensieri sotto forma di fumo. E così feci, senza badare ai miei gesti, proprio perché girovagavo nei miei stessi pensieri come fossi un'altra persona, che aveva l'unico scopo di leggermi meglio e capirmi più di quanto ci riuscissi io.

Leandro era contrario ai reclutamenti, mi aveva chiarito che non c'era posto per nuovi membri, era troppo presto, ed eravamo ancora immerse nell'esperienza. Ma io formulavo sempre pareri e versioni diversi, come creare delle strade, ulteriori opzioni di fuga, modi per manifestare la mia volontà nell'espanderci a più zone, perché eravamo in sei, e quel numero non era sufficiente.

Il fumo mi pizzicò in gola e mi resi conto di aver tirato troppo a lungo, ma non tossii. Lo buttai semplicemente fuori, continuando a percorrere i gradini della piramide delle esigenze formulata nella mia testa, e che ancora avrei dovuto stabilizzare.

Spalancai la finestra che dava sul balcone, godendomi i lampioni accesi per le strade davanti a quella, che punteggiavano il limite del cielo, come un orizzonte. Una voce risuonata dal nulla mi fece voltare indietro di colpo, e la sigaretta per poco non mi cadde dalle dita.

Jessica mi guardava dal divano nel salotto, ancora sdraiata, ma con la testa leggermente sollevata.
<<Sai per caso che ore sono?>> mi chiese, con voce assonnata, mentre dei brividi mi solleticavano le spalle. Posai la sigaretta sul posacenere e presi la mia giacca di pelle che fino a quel momento era rimasta appollaiata sulla sedia.

<<Sono quasi le sei>> il fumo mi uscì dalle narici, infilai le braccia nelle maniche della giacca e la indossai, perché era la prima cosa lì in mezzo che avrebbe potuto riscaldarmi le spalle.
<<Perché?>>
<<Vado a correre. Prendo un po' d'aria.>>
<<Okay, ma tieni in considerazione che fuori è freddo, non è ancora spuntato il sole>> le dissi, con gli occhi che per il fumo cominciavano a lacrimare.

Entrambe udimmo dei passi scendere le scale, Jessica iniziò ad infilarsi le scarpe con disinteresse mentre io invece guardai nella direzione in questione.

<<Quindi stanotte chi ha dormito, in poche parole?>>
<<Io>> una testa corvina spuntò dalle scale, Megan si fermò in mezzo al corridoio e guardò sia me che l'altra ragazza <<mi sono appena svegliata...non ci sono stati proprio dei sogni d'oro>> fece, e infine mi raggiunse in cucina, iniziando ad aprire lo sportello delle tazze e quello della colazione mettendosi in punta di piedi.

Wildcard - Rule The Night (Fase 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora