<<Porca miseria, detesto quella...quel...quell'oca, ecco.>> si lamentó Jessica con me accarezzandosi le nocche, mentre ci dirigevamo in infermeria, così da farle curare il labbro spaccato. Era una dannata scuola di matti, se ogni giorno non accadeva qualcosa di insolito o inerente alle risse, non era realmente la nostra scuola.
<<Scusa se mi metto in mezzo, ma chi ha cominciato?>> le chiesi, e lei guardó in basso, cercando in qualche modo di trovare una risposta, di formularla, per meglio dire. <<Che tu abbia fatto qualcosa per causare la rissa non lo escludo, stanne certa>> <<Oh, riguardo a questo non devi preoccupartene>> mi guardò con un sorrisetto <<non lo esclude nessuno>>.
Tese un braccio davanti a me come a fermare i miei passi, ed io stetti alla sua azione, incuriosita da ciò che secondo me stava pensando.
Quando mi accorsi che non aveva intenzione di proferire altro, mossi qualche rapido passo avanti e la afferrai dal polso con forza, costringendola a guardarmi negli occhi.
Inclinai il capo incitandola a parlare. Non ero mai riuscita ad apprezzare le conversazioni stroncate a metà. <<Proprio sul più bello?>><<Ascolta, Milene si altera troppo facilmente, io l'ho soltanto guardata->>. Ci bloccammo davanti alla porta dell'infermeria, tutto perché la fulminai istantaneamente con i miei occhi.
Lei alzò un sopracciglio, e piegò leggermente le labbra come a domandarmi cosa diamine stessi facendo, probabilmente, con uno sguardo così torvo, a stringerle ancora il braccio.<<Com'è che dopo tutti gli schiaffi che hai preso dal secondo anno fino ad ora, dici sempre la stessa cosa?>> <<Perché è così... >> fece spallucce.
L'infermiera ci chiamó e ci fece segno che sarebbe andata a prendere tutto l'occorrente che ci sarebbe servito. I corridoi si stavano già svuotando, tutti quanti stavano già rientrando nelle classi per proseguire le ultime lezioni come se non fosse accaduto nulla. Come succedeva sempre, quando due gruppi completamente uguali si abituavano ad azzuffarsi fra loro.
Ogni volta l'andazzo era questo, e ci avevamo tutti fatto l'abitudine.A tratti mi tornava in mente la ragazza con i capelli color rosso sangue, e lo stesso ricordo, le stesse immagini, si accendevano davanti ai miei occhi disconnettendomi dalla realtà che stavo vivendo. Come la fiamma di un fiammifero.
Come il lampeggiare di un'allarme rosso, come il suono di una sirena dritta nelle mie orecchie, passando da un enorme megafono.Erano passati quasi quattro anni e mezzo, e pensandoci, ancora non credevo al cento per cento che potesse realmente trattarsi di lei, sarebbe dovuta essere fin troppo diversa. Completamente. Talmente irriconoscibile che, sicuramente, mi stavo sbagliando di grosso anche solo ad ipotizzare una cosa simile.
<<Ci sei, Asia? Credo che tra poco arrivi l'infermiera>> mi disse Jessica, fredda e neutra, sedendosi su una poltroncina.
<<Perché cavolo la stufa è qui? Sto morendo di caldo>> si sfiló la felpa restando con una canottiera beige aderente, i brividi che avrebbero potuto provocarle la pelle d'oca, invece, arrivarono su di me. Si allungò verso la stufa, ma prima che staccasse la spina mi affrettai ad allungare una mano. <<E se l'infermiera avesse freddo... e le servisse accesa? Che ne dici?>> le dissi, sorbendomi la sua occhiata, lenta e tranquilla, ma limpida come le acque più trasparenti che ci fossero al mondo.<<Se mi fosse importato... dici che avrei provato a spegnerla?>> <<Hai le spalle così dritte e larghe che potresti farmi da mensola>> dissi improvvisamente, e subito dopo scoppiai a ridere appoggiandomi con la spalla allo stipite della porta. Scelsi di dare l'impressione di non aver minimamente dato ascolto alla sua lamentela, ma in fin dei conti, guardarla con gli occhi socchiusi dalle risate era anche meglio.
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Wildcard - Rule The Night (Fase 1)
Gizem / GerilimAsia realizza di essere sempre stata sola. Persa nell'ingenuità, abituata alla vita nel quartiere più tranquillo di tutta Cleveland. Abbandonata negli abissi di un circolo vizioso grande quanto il mondo. Poker, accordi, superbia, sangue ed ingann...