Capitolo 3 - Allarme

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Play: Besomorph & Riell - Selfish

Ero nel cortile della scuola, sveglia da soltanto mezz'ora, con delle occhiaie violacee che non mi ero preoccupata di nascondere e la pelle di una mano arrossata per aver schiaffeggiato uno dei lupacchiotti rumorosi della notte prima, che aveva preso la buffa decisione di non lasciarmi la strada libera.
Erano le sette e mezza del mattino e ancora grazie al passaggio di mio nonno ero riuscita ad arrivare in tempo.

Come inizio di giornata non si prospettava un dieci e lode, peró avrei atteso l'esito del resto delle ore. Non tanto per volontà, ma perché come tutti ne ero costretta. Proseguii, a tratti inarcando goffamente la schiena, e stiracchiavo le mie braccia ancora fastidiosamente formicolanti.

La confusione restava sempre la stessa, tonalità diverse di suoni provenienti da ogni angolo o i rumori improvvisi degli sportelli delle auto che andavano a chiudersi, mossi da braccia che si muovevano ancora meccanicamente, le espressioni di chi stava attraversando quella strada con gli occhi in una linea retta, ancora dormienti nell'abitudine.

<<Senti, hai seriamente
rotto il cazzo!>>

mi girai subito verso la mia sinistra, e appoggiati agli stipiti della porta di un'aula vi erano tre ragazzi, tutti e tre vestiti quasi completamente di nero.

Uno tra di loro, con i capelli biondi e una appena visibile cicatrice rosea sotto un occhio spintonó un altro ragazzo moro e più basso di lui, che nel frattempo continuava a guardarlo negli occhi, impassibile.

Io, che arrivavo da dietro, rallentai incuriosita soprattutto quando mi resi conto che il biondo mi aveva lanciato un'occhiata fugace, accorgendosi del mio arrivo, e quindi rendendo il tutto più sospetto, curioso.

A fermare i miei passi, oltre che la curiosità, fu anche la forte e sconosciuta sensazione che mi picchiettò sulla spalla, ricordandomi che non li avevo mai visti prima di quel giorno, almeno così vicini all'ingresso.

<<Io? Amico, so come sei, cercati una vittima e non iniziare con me>> il moro parló.

Successivamente mi guardó negli occhi per un secondo, quasi facendola apparire come un'azione distratta, e si avvicinó ulteriormente al ragazzo biondo, prendendolo fiaccamente per il colletto.

Neanche il tempo che dicesse qualcosa, che il biondo staccó le mani del moro dalla propria maglietta, interrompendolo. <<Sì, niente mozziconi schiacciati in faccia, lo so->>, il moro lo spinse bruscamente contro un armadietto provocando la sua risata che decorasse il rumore, e subito dopo quel momento ripresi a camminare più velocemente per la mia strada, accelerando di poco i miei passi, facendo finta che niente di superficiale fosse appena accaduto.

<<Sei un coglione>> sentii pronunciare dalla voce del più basso, con tono freddo, mentre andavo avanti cercando di dedicare la mia attenzione altrove.

<<Ehi, farai tardi a matematica, amore!>> la terza voce dei tre ragazzi parló a tono alto, e per un paio di secondi mi si bloccó il cuore, il respiro si interruppe e per poco i miei passi rallentarono, pensando che si stessero riferendo a me, ma dovetti ricredermi quando dei passi rapidi erano quasi sul punto di raggiungermi.

Irregolari, piccoli, brevi, e ad un certo punto mi parve si stessero sincronizzando ai miei.


<<Chiudi un po' quel cesso>> il moro mi superó, camminando velocemente come un maggiordomo allarmato dal forno in fiamme, e in seguito entró senza neanche rallentare la velocità dei suoi passi nell'aula nella quale sarei dovuta andare anche io, ovviamente.

Poteva essere poco più alto di me, e dalle sue risposte, avevo avvertito la tonalità della sua voce spessa come il ghiaccio, fredda come i brividi che avevo sentito appena la sua figura per poco non mi aveva sfiorato la spalla, lasciandomi vicino leggero odore di muschio e dolce.

Wildcard - Rule The Night (Fase 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora