Capitolo 14 - Pioggia di vetro

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La pioggia sembrava stesse prendendo a pugni il suolo e i soffitti delle abitazioni. Mi godevo la vista buia del centro della città a casa dei miei nonni, che erano da poco partiti anticipatamente in vacanza. Avrebbero trascorso fuori tutte le feste del periodo, perciò ne avevo approfittato per portare alcuna della mia roba a casa loro e passarci le giornate in solitudine.

L'alcol non mi andava a genio, il suo gusto forte, il bruciore che sembrava disintegrasse la gola in pochi secondi. Senza berlo ne annusavo il profumo il quale volteggiava adesso nella mia camera da letto, proveniente dalla bottiglia aperta di vodka alla menta posta sul pizzo del comodino. L'avevo cominciata appena fresca dal frigo solo curiosa di sapere che gusto avesse, poiché la menta mi piaceva, e per quel poco che avevo assaggiato sentivo già il dolore alle tempie.
In pieno ottobre le finestre erano spalancate e il clima frequentemente piovigginoso non mi stava facendo altro che piacere, appoggiata al cuscino con gli occhi fissi verso la vista dell'esterno, senza pensare a nulla in particolare.

Non lo sapevo neanche io a cosa stessi pensando, o se lo stessi realmente facendo, e più mi sforzavo ad identificare le mie preoccupazioni e più quelle svanivano nel dimenticatoio. Fosse sempre così facile con qualsiasi cosa, pensai continuamente, con le braccia e le gambe rilassate, lontane fra loro, mentre mi assaporavo l'intero spazio del mio letto. Nessuna stanza aveva la luce accesa, poteva sembrare ci fosse un blackout, ma semplicemente mi piaceva restarmene in quel modo.

Con gli occhi lacrimanti, lucidi più della mia mente, presi il tappo cilindrico e poco fondo della bottiglia per versarci all'interno appena un sorso del contenuto. Volevo farlo per colmare la noia di non avere i soliti drink, sciocchezze infine, ma forse avrei imparato a fare qualcosa di nuovo. Forse avrei cominciato a gradirlo.

Da alcuni giorni al solito marciapiede di fronte alla casa non vedevo più quel piccolo gruppetto raccolto per buffoneria, o almeno così era probabile. Gli Split, quei piccoli lupacchiotti dalle medie al secondo superiore non erano più a disposizione per frantumare bottiglie contro le ringhiere, tirare pietre sulle finestre, sventolare pacchetti di sigarette e cartine vuote come se fossero tesori. Si erano rifugiati infreddoliti dentro alle mura delle loro accoglienti e calorose case, insieme alle famiglie che forse li avevano pregati fino al fatidico momento di inserire quei passatempi nella lista delle abitudini da abolire, per metterci cose più produttive in mezzo, si sperava.

La suoneria improvvisa del mio cellulare, che avevo scordato di impostare al silenzioso, rimbombó nella mia testa per poi cessare dopo a malapena cinque secondi, appena le mie dita lo afferrarono. Victoria Garcia segnava lo schermo del dispositivo, una chiamata persa, e la pioggia proseguiva a martoriare il tetto.

Qualcuno suonó al campanello del cancelletto esterno ed io mi alzai traballante, come un ponte sul punto di crollare giù, e raggiunsi la porta. <<Tori?>> Victoria era oltre il cancello con sulla testa soltanto un berretto, grazie ai lampioni dietro di lei scorgevo le gocce d'acqua cristalline che rimbalzavano sulla visiera. Corsi a farla entrare e in seguito la portai dentro casa. Indossava un giubbotto adesso inzuppato, come le punte dei suoi capelli chiari. Lo sfilò appena chiusi la porta dietro alle nostre spalle e allontanò il collo alto del suo maglione dalla bocca. <<Speravo di aver azzeccato l'indirizzo>> disse, completamente calma, mentre il cercavo di riacquistare fiato solo dopo essere uscita per venti secondi fuori dalla porta.

Aveva addosso un leggero profumo da uomo del quale mi accorsi subito, a pochi centimetri da lei, e abbassò la testa a guardarmi dal momento che era poco più alta di me. <<A quanto pare è quello giusto. Che ci facevi in giro con questo tempo?>> le chiesi. I suoi occhi chiari sapevano dello stesso freddo che c'era fuori e il profumo di pioggia, secondo me, apparteneva a lei. <<Sono uscita con Megan, oggi pomeriggio. Invece di andarmene a casa volevo restare ancora in giro... ma mezz'ora fa ha iniziato a piovere>> spiegò, indicando i vestiti fradici, e mi accorsi della sua pelle arrossata per la temperatura. <<Era già pieno di nuvoloni che annunciavano un maltempo del genere... perché hai scelto di restare a zonzo? Hai avuto qualcosa da fare?>> le domandai come se fossimo nel pieno di un intervista. Per quel poco che avevo scoperto dei suoi modi di fare capii che con quelle domande, probabilmente, le stavo portando del fastidio.

Era enigmatica, ancora davanti avevo un mare di cose da capire. Era una via di mezzo fra la voglia di estraniarsi di Chloe e l'estroversione di Halsey. Poteva darsi che avesse anche qualche punto in comune con me. A differenza delle altre ragazze non faceva mai troppe domande, proprio perciò era stata l'ultima a presentarsi, quasi su richiesta, il giorno in cui ci eravamo viste per la prima volta. Non si impicciava, dava la chiara impressione di essere disinteressata a tutto, e in minima parte speravo fosse il contrario. Era passato appena poco più di un mese dalla prima volta, e da lì iniziai a voler sapere passo per passo che tipo di persona fosse. Megan era il mistero in persona, allo stesso tempo trasparente, mentre Tori era una fissa incognita dallo sguardo inespressivo.

Lo stesso sguardo con il quale mi stava guardando in quel momento.

<<Perché vuoi i particolari?>> chiese con fermezza, seguendomi in direzione della cucina. Le versai dell'acqua a temperatura ambiente in un bicchiere e glie lo porsi, sentivo dalle sue parole che aveva la bocca asciutta. <<Non te l'ho chiesto per chissà cosa. Ero curiosa e basta.>> feci spallucce.

Lei portò una mano nella tasca della felpa nera che indossava e sfilò un pacchetto interamente bianco senza traccia di particolari scritte, era soltanto sporco di terra e per giunta mezzo aperto data la chiusura un po' strappata. <<Volevo andarle a prendere e perciò mi sono trattenuta.>>.
Non sentivo alcun odore, ma non avevo mai visto un pacchetto di sigarette del genere, così spoglio e trattato male. <<Canne? Hai un fornitore personale?>> la guardai mentre finiva di bere e un piccolo sorrisetto furbo sbocciò sul suo viso. I suoi occhi sorridevano più della bocca stessa. <<Ti sembra la faccia di chi è appena fumata dell'erba?>> aprì il pacchetto con un indice e lo avvicinò alla mia faccia. <<Sigarette, e comunque sono più per l'alcol>> affermò.

Mi feci seguire nuovamente da lei conducendola in camera mia, dove la bottiglia di vodka era ancora aperta sul mobile. La prese in mano e si sedette sul letto leggendone il retro, e annusandola un paio di volte. <<Se ne vuoi bevi, Tori, basta che non esageri>> le dissi, e lei scoppiò a ridere portandosi i capelli umidi dietro alle spalle. <<È tuo, non te lo finisco mica!>> <<Non è quello il punto... non guido, e non posso portarti a casa, dopo. Capito?>> le risposi, guardando il suo sorrisetto spegnersi leggermente.

Guardai il vento portare il freddo, impetuoso più di prima all'interno della mia stanza, e mi accorsi a chiudere le finestre per mantenerci almeno un minimo al caldo. Aumentai di poco la temperatura limite dei riscaldamenti e saltai sul posto quando sentii un botto provenire da fuori, vicino se non poco all'esterno di casa mia. Sferragliante, come ruggine che precipitava, qualcosa di metallico che si schiantava. <<Hai sentito?>> mi chiese Tori dalla stanza, ed io per poco non tornai indietro solo per risponderle. Era ovvio che lo avessi sentito, non era stato un rumorino da nulla o un oggetto caduto per gli spifferi d'aria. <<Potevi scegliere una domanda migliore... comunque aspetta lì, vado a vedere cosa può essere stato! >> alzai il tono di voce per farmi sentire da lei, che avevo intravisto sdraiata sul letto con la bottiglia dell'alcol attaccata alle sue labbra, e alzata leggermente per berne il sorso.

<<Asiaaa! La tua cassetta della posta ha qualcosa che non va!>> aprii la porta d'entrata, incuriosita, nonostante avessi riconosciuto la voce dalla prima nota del tono. Due teste incappucciate con due corposi giubbotti, un'altra con i capelli più fradici di quelli di Victoria, e un'ultima poco più in basso delle altre, coperta da un semplice cappuccio grigio e felpato.

Wildcard - Rule The Night (Fase 1) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora