Le pareti del mio soggiorno raccontano molto di me: paesaggi di montagna, le mie scalate in solitudine o con gli amici più fidati, quella volta del ponte tibetano più alto che avessi mai attraversato, in cui cercavo di nascondere il mio terrore dietro ad una tranquillità magnifica, perfetta. Peccato che io soffra di vertigini. Ed era proprio quello che mi aveva convinta a farlo, sento sempre che nulla e nessuno possa fermarmi, né dirmi cosa devo fare. E la foto in cui, alla fine del percorso, molti hanno l'espressione provata mentre io sfoggio il mio sorriso più aperto, beh, la dice lunga sul mio carattere.
Poi ci sono le foto del rafting, quelle al mare davanti a vedute mozzafiato, ma anche quelle della piccola chiocciola che ho trovato una sera arrampicata allo stelo della pianta all'ingresso di casa, o del granchio aggrappato allo scoglio accanto a me che si gode gli schizzi delle onde.
E ancora, quelle della serata al karaoke, quando mi hanno trascinata sul palco a cantare davanti a tutti, o quelle a casa di Max ed Emily in cui si finisce davanti al camino ad intonare canzoni accompagnati dalla sua chitarra e poi a parlare fino alla mattina.
Sì, in effetti sembra il ritratto di una persona che fa troppe cose; mi viene in mente una frase proprio di Max, me la disse quando andammo in un locale di latino americano e gli animatori della serata ci tirarono in pista a casaccio: "com'è possibile che ti riesca bene tutto?".
Non è vero, non mi riesce bene tutto, affatto.
So fare molte cose?
Sì.
Ho sempre avuto fame di imparare e conoscere più cose possibili, già da bambina. Ma non sono mai stata la prima della classe.
E' così anche ora, so fare molte cose, discretamente, ma non sono la prima in nulla.
E' come se sentissi di dover sapere fare tutto, conoscere tutto, in fretta, perché le cose da imparare sono così tante che non c'è tempo da perdere.
E no, se ve lo state chiedendo, su quel muro non ci sono foto di una dolce metà.
O almeno non ci sono più.
Ma ogni relazione, di qualunque cosa si tratti, lascia un qualcosa al suo passaggio, ti forma, ti tempra oppure semplicemente ti insegna a curare al meglio le prossime ferite.
Ma non ci si può fermare, non c'è tempo. Mai. Quello passato è tutto tempo perso.
Lavoro in una casa editrice locale, ci lavoriamo in circa venti persone e sono fortunata perché non è nemmeno lontana da casa, spesso ci vado in bicicletta.
Il tempo di parcheggiare e all'ingresso mi aspetta Tommy con il suo "Ehi, bella Diana!",ci si scambia uno shaka brah e via verso il mio ufficio.
Un bravo ragazzo, stagista lì da qualche tempo e mi faceva davvero ridere, aveva questo modo di fare molto sereno, nulla lo smuoveva o lo scompensava: è qualcosa che gli invidiavo molto.
Io mi occupo della produzione e sono la "fantasista" del team, come amava chiamarmi il capo: ho proposto ed organizzato gite per le scuole, piccoli concorsi letterari, attività con le librerie locali ed ho portato il mondo dei social in azienda. Avevamo bisogno di entrare nell'era "due punto zero" anche noi. Ed è stato piuttosto apprezzato, tant'è che ho guadagnato un ufficio nell'edificio principale.
Sono molto fiera di quello che ho ottenuto, considerando che sono partita dal gestire uno dei macchinari per la stampa delle copertine dei volumi; ci ho messo qualche anno, ma nessuno mi ha mai regalato nulla.
La prima parte della mia mattinata è sempre divisa in lettura email, controllo della produzione prevista per la giornata, accordi per le spedizioni: insomma, un sacco di lavoro al pc! Solo dopo pranzo posso scendere e darmi al lavoro manuale, che resta quello che preferisco.

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Duskwood - Hannah is gone
FanfictionHannah è scomparsa. Già, ma chi è Hannah? All'improvviso sei stata catapultata in qualcosa che non ti appartiene, nelle vite di sconosciuti. Sei davvero la chiave per risolvere l'enigma? Sei disposta a metterti in gioco? Di chi ti puoi fidare verame...