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La mattina successiva mi sveglio e dopo aver aspettato circa cinque minuti, mi alzo.

Mi faccio una doccia veloce e dopo essermi vestita nemmeno mi trucco. Non ne ho proprio voglia oggi.

Indosso gli stivaletti col tacchetto, prendo la bacchetta ed esco dalla mia stanza.

Una volta arrivata in Sala Comune attendo sia Mayra che Astoria per andare a fare colazione, così mi appoggio ad un divanetto.

Mi passano davanti vari studenti, finché non ne riconosco tre: Blaise, Pansy e Parcival.

Quando anche loro si accorgono di me si avvicinano. I primi due mi salutano cordialmente, il terzo, invece, non fiata, ma continua ad osservarmi con occhi pieni di tristezza e pentimento.

"Come vanno per ora le cose?", chiede la castana, "Va meglio. Ovviamente anche grazie alle persone che mi stanno vicino".
"Certo. Se ti va qualche volta possiamo uscire tutte insieme", propone, e infondo non è male come idea.
Vorrei riprendere il rapporto che avevo con Pansy, specialmente perché ci stiamo allontanando senza alcuna motivazione.

"Mi sembra un'ottima idea", sorride, "Che ne dici di domani? Così andiamo a comprare i vestiti per la festa di venerdì", "Oh, sì, certo. Allora ci vediamo alle 16:00 davanti i portoni", "Ci sto, ci vediamo allora".

Quando si allontanano tiro un sospiro e mi passo una mano tra i capelli. Sento un ticchettio avvicinarsi sempre più, e infatti infondo alle scale appaiono la Savant e la Greengrass.

"Buongiorno", saluto entrambe quando mi affiancano e ricambiano.

Ci avviamo verso la Sala Grande, dove, una volta seduta, cominciamo a mangiare. Racconto loro della chiacchierata con la Parkinson, e concordano gioiose con l'idea avuta dalla ragazza.

Passo l'intera giornata a prendere appunti e ad ascoltare le varie spiegazioni.
Quando giunge l'ultima ora di lezione, e faccio il mio ingresso in classe, noto con sorpresa che tutti i posti sono occupati.
Gli unici liberi sono accanto a Dolohov o ad un'alunna che non conosco.

Con tutta la calma del mondo mi sistemo col castano, che mi guarda stupito dal mio gesto.

È passato del tempo ormai, e sono stanca di questa situazione. Ho perso già i miei genitori, non posso fare altrettanto con la mia seconda famiglia.

Quindi, mettendo da parte l'orgoglio, cerco di intraprendere un discorso.

"Ehi, come va?", chiedo come se non fosse mai successo nulla.
Percival mi guarda stranito, e quando cerco di rivolgergli un sorriso, scoppia a ridere.

"Cos'ho fatto?", sbuffo. "Non sei mai stata brava in queste cose. E poi, quello dovrebbe essere un tuo sorriso? Con tutto il rispetto, ma sembri una bambina che ha appena saputo che deve andare dal dentista", ammette e non riesco a trattenermi.

"È vero, hai ragione. Ma non ce la faccio più a vivere così...Tu saresti disposto a ricominciare?", sgrana gli occhi, che improvvisamente si illuminano.
"Non mi stai prendendo in giro, vero?", "Assolutamente no, sono sincera", dico.

Invece di rispondermi non perde tempo ad abbracciarmi.
"Sì, aspettavo solo questo", lo stringo, "Anch'io Percy. Anch'io".

S k e a p   T i m e

Il resto della giornata passò piuttosto in fretta e, oltre a chiacchierare con Astoria e Mayra, sono riuscita a farlo anche con Percival.

Anche la mattinata successiva, ovvero quella di oggi, è stata piuttosto tranquilla. L'ora di pranzo, invece, la passo a prepararmi per l'uscita, nella mia stanza.

You complete me || Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora