Le vertigini e le nausee si erano attenuate ma non scomparse. Infatti era lì, chinata su quel piatto di ceramica a riversare tutto lo stomaco. Non capiva, non riusciva a capire il perché di quei continui malesseri improvvisi, di quel ribaltamento di stomaco costante e di vertigini spropositate. La verità e che Rhea stava nascondendo quei dolori per non preoccupare nessuno, la madre Cho, Seokjin e Namjoon. Non avrebbe creato ulteriori preoccupazioni, non voleva tornare ad essere un peso, un macigno per la sua famiglia. Era riuscita a nascondersi perfettamente per due settimane intere, continuando a prendere le pillole e rassicurando i cari che stesse bene, mentendo spudoratamente. Certo i medicinali aveva il suo effetto, ma la mattina appena sveglia e la sera prima di coricarsi, un dolore costante allo stomaco e alla testa le si presentava come un orologio svizzero. La porta del bagno fu aperta, un odore di lavanda e bucato le si palesò all'olfatto, facendola intrecciare lo stomaco e martellare il capo, portandola a rimette per la seconda volta quella mattina.
"Oddio Rhea!" urlò stupita la madre "Bambina mia" sussurrò accarezzandole i capelli raccolti in una coda disordinata.
"Mi-mi dispiace mamma" sussurrò roca per lo sforzo appena compiuto.
La verità le si palesò nella mente. Il dolore rappresenta il mezzo attraverso cui l'organismo ci segnala che c'è qualcosa che non va, che siamo di fronte ad un potenziale problema. Sebbene si tratti di un importante campanello d'allarme, quando tale esperienza si protrae nel tempo, mantenendosi continua ed intensa, la si da per scontata trascurandola eccessivamente. Esso non si limita ad essere una semplice sensazione, ma riguarda qualcosa di più che tocca pensieri ed emotività. Ti distrugge dentro e si rivela alle volte impossibile da sopportare. Rhea provava dolore. La testa scoppiava ed era come se ogni pochi secondi qualcuno la comprimesse cercando di schiacciarla, addirittura il dolore si propagava sulla mandibola e sui suoi occhi spenti.
"Che stai dicendo Rhea! Scusarti per cosa tesoro" disse preoccupata la madre.
"Io..." cercò di giustificarsi ma un altro conato le si presentò alle porte.
Dopo essersi tranquillizzata un po', la madre l'aiutò a mettersi in piedi accompagnandola a letto e sistemandola sotto le coperte calde rimboccandole strette strette, così non sarebbe scappata da nessuna parte. La madre si diresse in soggiorno per recuperare i medicinali e qualche panno umido per rinfrescarle il viso scosso ed accaldato. Il telefono le squillò, irritandole i timpani ed aumentando il fastidio che provava. Anche i più piccoli rumori le infastidivano l'udito, aumentando la compressione del cranio. Si allungò cercando l'aggeggio infernale per interrompere quel fastidioso rumore.
"Eccomi qui tesoro" si presentò Cho avvicinandosi.
"Ha squillato il cellulare puoi vedere chi è?" le chiese cortesemente lei.
"Namjoon tesoro e ha chiamato ben cinque volte" sorrise porgendole l'oggetto indietro.
Rhea sbuffò. Avrebbe davvero voluto rispondergli, ascoltarlo e sorridere mentre si scambiavano il buongiorno, ma quel mal di testa la stava uccidendo. Sentì un freddo contatto sulla fronte che portò un leggero sollievo, e poi un altro sulle gote rilasciando una sensazione di appagamento e serenità. Con premura la madre le porse la pillola ed un bicchiere d'acqua, facendole ingerire il tutto e lasciandola riposare.
"Chiamo il medico non puoi andare avanti così bimba" l'informò la madre dei suoi provvedimenti.
La rossa annuì solamente, voltandosi verso la finestra della camera, lasciando così la vista della sua schiena alla madre. Ecco che cominciavano i sensi di colpa, i castelli mentali e la chiusura di sé stessa al mondo intero. Non avrebbe disturbato nessuno con le sue inutili e bambinesche paranoie. Soffrire è umano, ammalarsi pure, ma quando si è completamente privi di autogestione, anche il minimo graffio diventa un problema vero e proprio. Ingestibile. Namjoon l'avrebbe sicuramente derisa, giudicandola una piagnucolona e un peso da portarsi dietro. Lei sarebbe stata un inutile macigno da spingere, un sassolino fastidioso sulla scarpa. Diavolo era cieca. Le nausee la coglievano alla sprovvista e avrebbe vomitarsi addosso in qualsiasi occasione, cadere a terra ed inciampare su sé stessa per le vertigini o addirittura restare giorni a letto solo per il dolore alla testa. Doveva chiamare aiuto per essere scortata al bagno, doveva chiamare qualcuno per un bicchiere d'acqua, doveva chiedere aiuto ogni qualvolta avesse bisogno anche solo di essere grattata alla schiena. Questo la distruggeva ogni minuto di più. La consapevolezza di dover essere scortata e creare disagio alla stessa persona le strinse il cuore, talmente forte da lacerarle la gola per l'urlo rilasciato.
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Teach Me ~ K.Namjoon
Fanfiction~Completa~ PRESENZA DI SMUT❤️🔞 ARGOMENTI SENSIBILI🚫 ANGUST. Non servono gli occhi per vedere, Non serve il naso per odorare, Non servono le orecchie per sentire, Non serve la bocca per gustare e Non servono le mani per toccare. L'amore non ha biso...