I successivi avvenimenti si svolsero in maniera totalmente imprevedibile, ma cercherò di spiegarvelo nel modo più chiaro possibile. Lisa si stava avvicinando pericolosamente a me con il suo muso di cane, gli zoccoli e un accendino in mano, e io stavo invano tentando una fuga.Successe tutto in un attimo. Lei si fermò come paralizzata, gli occhi le diventarono gialli e vuoti. Poi si affacciò dal terrazzo e si buttò giù. Mentre cadeva riuscì a dire delle parole che il vento portò flebili alle mie orecchie. «Non è giusto...»
La ragazza... anzi, il mostro, cadde di schiena, spiaccicandosi al suolo con un sonoro tonfo. La parte inferiore del cranio si era per metà ridotta in poltiglia sull'asfalto davanti all'edificio e lì ne sarebbe rimasta la macchia per qualche giorno. La colonna vertebrale era probabilmente rotta. Le gambe e le braccia erano in posizioni innaturali. L'aspetto animalesco era sparito completamente durante la caduta, svanendo in un turbinio di candide piume, tornando ad assumere i soliti lineamenti.
In sottofondo sentii un battito d'ali, ma quando mi girai quello che supposi fosse l'uccello bianco era già sparito.Stentavo a credere che quella che fino a pochi minuti prima consideravo la mia Amica di quarto grado era in verità un mostro sottocopertura. Sembrava impossibile che nessuno prima di questo momento se ne fosse mai accorto. Certo, alcuni degli studenti erano spariti nel corso degli anni, ma era normale, con tutti gli attacchi giornalieri. Nonostante questo avrei dovuto intuire prima la cosa: solo un mostro sorriderebbe così tanto a scuola.
E pensare che l'unica ragione che l'abbia spinta a far saltare la sua copertura è stato il suo ego. L'invidia è un terribile malanno.
Spesso ci capita di vedere qualcuno e di pensare "vorrei essere come lui", ma questo sappiamo benissimo che è impossibile. Ognuno è ciò che è sempre stato, ed è bene che così rimanga. Se dovesse cambiare, allora non sarebbe più sé stesso, ma una sbiadita imitazione dell'altro.Questa società però non è d'accordo, e non fa altro che produrre copie su copie delle stesse persone. Proprio come un bambino che per la prima volta impara a disegnare un cuore e riuscendoci decide che continuerà a inciderlo in tutti i fogli. Perché, se è andato bene per il primo disegno, allora andrà perfettamente anche per gli altri.
In sintesi, tutte le persone su questo pianeta sono schemi di disegni più volte ripetuti, che non si stancheranno mai di fare gli stessi errori. Tutti tranne me ovviamente, sono un Protagonista.
Io sono il disegno al centro del foglio, quello più speciale e diverso. Quello dove tu, spettatore, fai cadere lo sguardo.
Lisa voleva essere me, probabilmente lo volevano anche molti altri, ma se nuovi disegni venissero aggiunti al centro del quadro nessuno presterebbe la dovuta attenzione a quello grazie al quale l'opera è unica al mondo.Presi a scendere velocemente le scale, dovevo avvisare tutti del pericolo.
Solo una volta scesa mi accorsi che avevano già evacuato l'edificio; anche se a terra c'era qualche cadavere di chi aveva per sbaglio bevuto la benzina nel punch, o qualsiasi altra sostanza velenosa e intossicante al suo interno.
All'inizio pensai che le urla di Lisa avessero raggiunto anche loro, ma una volta sulle scale mi resi conto che l'edificio andava già a fuoco.
Le fiamme stavano salendo rapidamente dal basso e bruciavano tutto sul loro cammino.Corsi nuovamente sul terrazzo, chiusi la porta alle mie spalle e andai guardare giù. Come sospettavo il fuoco proveniva dal corpo ormai in fiamme della ragazza. Probabilmente aveva stretto l'accendino fino alla fine e un attimo prima di morire aveva acceso la scia di benzina colata vicino al suo corpo. L'altra supposizione più razionale era che la ragazza avesse un complice nel suo piano. Possibilmente colui che aveva da poco fatto ereggere grandi striscioni sui palazzi di fronte con la scritta "BUONA MORTE", o almeno lo stesso che stava dando il via allo spettacolo di fuochi d'artificio.
Se mi fossi buttata giù probabilmente sarei morta per il fuoco e la gravità. Tornare al piano di sotto era impossibile, ormai le fiamme mi avrebbero raggiunto in pochi minuti. L'unica scelta che avevo era quella di raggiungere il tetto dell'edificio più vicino che si trovava a tre metri da me.
Mi posizionai dall'altro lato del terrazzo per prendere la rincorsa. Dovevo fare in fretta o il fuoco mi avrebbe bruciata viva.Inspirai ed espirai per calmarmi, poi iniziai a correre. L'ultimo piede che staccai fu il destro, così la spinta non fu forte quanto mi sarei aspettata. Inoltre non sono mai stata brava a comprendere le distanze, quelli che percepivo come tre metri dovevano essere in realtà molti di più.
Per un istante mi sentii leggera, poi la gravità ebbe la meglio e precipitai.Vidi già al suolo il mio corpo privo di vita e immaginai il dolore che avrei provato quando sarebbe successo. Fui però afferrata da qualcosa in volo, sentii gli artigli che mi stringevano i polsi e mi fermavano la caduta. Subito pensai a un intervento dell'uccello bianco, ma quando alzai gli occhi mi ritrovai a guardare ben altro. Si trattava di uno Pterodattilo con i rasta, forse in cerca di vendetta per la morte del suo compagno Tirannosauro.
Agitai le braccia, ma il mostro sembrava non reagire al mio insistente tentativo di liberarmi dalla sua solida presa. Era indubbiamente infastidito dalla presenza dei fuochi d'artificio colorati che esplodevano rumorosamente sopra di noi. Decise quindi di allontanarsi per cercare un luogo più tranquillo dove poter concentrarsi sul suo pasto.
Mi ritrovai a volare sopra i palazzi, abbandonando il caldo delle fiamme della casa di Lisa e le sirene del camion dei pompieri che riecheggiavano nella notte.
Non feci molta resistenza, avevo il terrore che il mostro potesse farmi cadere. Pensai invece a un modo per convincerlo a risparmiarmi. Forse il dirgli che ero il tipo di persona che sapeva che gli pterosauri non sono dinosauri sarebbe stato d'aiuto.Una volta raggiunto il mare, però, lo Pterodattilo ebbe la geniale idea di buttarsi in acqua. Cercai di rimanere a galla mentre l'animale mi lasciava debolmente andare. Uscii in superficie per riprendere aria e annaspai in cerca di un appiglio che non trovai, così tornai con la testa giù.
Lì sotto era scuro e non riuscivo a vedere niente, mi spaventava.
Tornai su e presi di nuovo a respirare.
Vidi lo Pterodattilo cercare di levarsi in volo, ma fu afferrato da una mano e trascinato in acqua. Pezzi delle sue ali risalirono in superficie poco dopo, sporcando l'area circostante di un liquido caldo, che per via della poca luce presente appariva di colore simile al nero e si confondeva con l'acqua scura.Il silenzio fu rotto da una voce vicina a me che cantava.
«Cielo azzurro e cielo nero,
cielo bianco e arcobaleno.
Mare fermo, oh, mare calmo,
a questo mare non c'è scampo.
Tu ormai sei un manichino
quindi zitta e fai un inchino.
Chiudi gli occhi e ascolta qua,
quale sia la verità.
Già da tempo la domanda non ha avuto la risposta.
Fin da ieri l'ho aspettata,
ma non l'hanno ancora trovata.
Adesso tu stai per morire,
ma molto ancora devi scoprire.
La risposta alla domanda
che ormai è solo una condanna.»A un tratto apparve un volto a meno di un metro da me. Era una ragazza dai capelli simili ad alghe verdi che le arrivavano fino alle branchie. Gli occhi rossi spiccavano in modo inquietante sul viso. Le orecchie erano lunghe e a punta, i suoi denti, tra i quali si vedevano ancora i brandelli dello pterosauro, erano aguzzi. Alzò come un braccio per salutarmi, e mi raggelai nel vedere una murena viva attaccata ad esso con un delle cuciture chiare.
Udendo la melodia cominciai a sentirmi molto stanca, e iniziai a vedere sfocato.
Lei mi afferrò per la mano, io mi lasciai trasportare dolcemente nell'acqua verso il freddo fondale marino.
Avevo faticato così tanto, ed ero così stanca. Ormai nulla aveva più un senso, questa vita sarebbe presto giunta al termine e quindi che ragione avevo di combattere. Sarebbe cambiato forse qualcosa se mi fossi dimenata? Non lo saprò mai perché quel giorno non feci nulla.Mi venne in mente quella volta che andai con la mia famiglia all'acquario di Clawsland e mi persi davanti alla vasca degli squali. In quel momento mi ero sentita molto sola e temevo di essere stata abbandonata lì. Avevo sentito un profondo senso di vuoto ed ero poi andata nel panico. Ero persino arrivata a chiedere a un signore se avesse visto i miei genitori, ma lui aveva scosso la testa infastidito.
Alla fine li avevo trovati poco distante che ridevano guardando dei pesci gialli che nuotavano vicino al vetro, forse anche solo per un istante erano riusciti a dimenticarsi della mia esistenza ed erano stati felici.
Sentii di non aver più aria nei polmoni, l'avevo esaurita tutta.
Ero vuota.
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Voglio vivere
HorrorEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...