Troppo tardi mi accorsi dell'improvviso silenzio innaturale. Artemide era ancora ferma, paralizzata, ma adesso aveva lasciato la presa sulla mia mano. Con la coda dell'occhio vidi Vulcano che sbarrava lo sguardo cercando di comunicarmi qualcosa, e Marte che non faceva nulla per nascondere il suo ghigno.Sentii dietro di me una presenza e capii subito che si trattava della creatura. La voce nella mia testa sospirò, spiegando come ci trovassimo davanti al solito caso cliché del mostro che in realtà non se n'è mai andato davvero via dalla scena.
La creatura per un attimo scrocchiò la testa producendo quell'orribile suono di ossa rotte. Poi le sue braccia si piegarono verso di me e delle grandi mani nere dalle unghie appuntite e sporche mi afferrarono e trascinarono nell'oscurità.
Scoprii che era molto più veloce di quello che dava a vedere. Si era messo a correre nel vicolo con una strana andatura a papera, trasportandomi dietro con sé. Le sue lunghe e affusolate dita erano strette attorno alla mia vita. Ero riuscita a estrarre il coltello con l'unica mano libera rimasta, ma non potevo usarlo. Il mostro mi sollevava e faceva toccare terra di continuo in un moto ondoso. Le sue mani erano troppo vicine al mio stomaco e provare a colpirle a casaccio significava rischiare di ferire anche me stessa.
Artemide e gli altri ci correvano dietro, tenendosi a qualche metro di distanza. «Quello è un mostro pericoloso!», mi urlò la ragazza.
«Sì, questo l'avevo capito da sola.», le feci notare mentre il mostro si divertiva a sbatacchiarmi da ogni parte. «Voglio sapere come faccio a liberarmi!»«Colpiscilo con il coltello!», sbraitò Marte.
«Grazie tante, sei molto di aiuto.», dissi sarcastica.Con i denti tirai la lama del coltello fino a farlo aprire. Provai poi ad avvicinare lentamente il coltello alle dita del mostro prendendo bene la mira. La lama si piegò come burro quando colpì la disgustosa creatura, che a malapena ci fece caso.
«Non funziona, è troppo duro.», commentai.
«Devi colpirlo dove ha la pelle più chiara!», urlò l'Esperto di Mostri.
«Dirlo prima?!», esclamai furiosa.Mi girai, contorcendo il busto per capire dove la pelle nera delle mani del mostro spariva, ma mi accorsi di essere ancora troppo lontana da quel punto.
Sperai che Artemide avesse portato la lunga falce che aveva usato quella mattina con me, ma a meno che non la tenesse sotto al giubbotto, e non credo fosse possibile, l'aveva lasciata al campo. Marte non sembrava avere armi per tagliare e Vulcano non sembrava avere proprio armi.Nel mentre il mostro aveva raggiunto una piazza con un grande pozzo al centro e a momenti lo avrebbe disceso portandomi giù con lui.
La mostruosa creatura adesso mi teneva sospesa in aria sopra allo scuro e profondo buco. Mi domandai perché non mi avesse ancora mangiato, forse voleva solo tenermi come spuntino per dopo.Artemide si tolse il giubbotto rivelando un'arma. Non era una falce come mi sarebbe piaciuto vedere, ma un arco e una faretra piena di frecce.
Iniziò a colpire il collo e le braccia del mostro, facendogli tirare delle grida di dolore piuttosto acute che risuonarono all'interno di tutto il suo viscido corpo. Le frecce rimbalzavano sulla parte più scura della pelle, ma si conficcavano per bene nel resto.Marte sparava contro il corpo magro della creatura, che adesso aveva aperto la linea sulla pancia rivelando una grande bocca dai gialli denti storti e una lunga lingua imbevuta di saliva.
Io fui gettata a terra con forza, ma Vulcano con un salto mi prese al volo prima che potessi rompermi il collo contro il suolo. Mi posò poi a terra con una gentilezza di cui non pensavo potesse essere capace.«G-grazie», balbettai ancora scossa dall'accaduto.
«Cerca di stare più attenta la prossima volta e non agire finché non ti viene dato il via libera. Hai riportato fratture, distorsioni o un altro genere di ferite?», domandò da perfetto Survivalista.
«No, sto bene. Dovresti occuparti degli altri ora.»Mi voltai per assistere al resto del combattimento, ma ormai era giunto al termine. Il mostro urlò per l'ultima volta prima di lasciarsi cadere apparentemente senza vita sul muretto del pozzo.
«Ce l'abbiamo fatta!», esultò Artemide.
«Se non fosse stato per quella lì non ci saremmo mai trovati in una situazione del genere!», puntualizzò aspramente Marte, indicandomi.Mi sentii quasi in colpa, a causa mia avevamo perso tempo, ma d'altro canto io in quel luogo non volevo affatto trovarmi. Ero stata costretta da loro con la forza ad andare lì, e non dovevo affatto dispiacermi, ma anzi, dato che a causa loro la mia vita era stata messa in pericolo erano loro a doversi scusare con me.
Quello però non era certo il momento di essere puntigliosi, la voce nella mia testa mi ricordò che avevo ancora una faccenda da sbrigare.«È ancora vivo.», dissi indicando il mostro sdraiato sul pozzo.
«Non è vero, lo abbiamo appena ucciso.», negò subito Artemide, avvicinandosi al mostro e tirando un calcio al suo corpo color carta da zucchero. «Visto? È morto.»Il mostro si voltò di colpo, pronto a dare un morso alla gamba della ragazza e staccargliela. Per fortuna, Marte, con già la pistola in mano lo colpì dritto alla piccola testa. Il proiettile si conficcò tra le cavità vuote del mostro che cadde di nuovo a terra, questa volta morto.
Artemide fece un urletto per lo spavento e si coprì la bocca con le mani. Il sangue scuro del mostro le schizzò il giubbotto che teneva stretto in vita.«Tutto bene Arty?», domandò Vulcano avvicinandosi a lei per vedere se fosse ferita, ma per fortuna non aveva niente se non qualche trauma momentaneo.
«Come facevi a saperlo?», domandò Marte accendendosi una sigaretta.Ricordai la reazione che aveva avuto il dottor Anubi nel rivelargli l'esistenza della voce, e non volendo iniziare quel lungo discorso anche con l'Esperto d'armi mi limitai a scuotere la testa.
«Intuito, è una cosa da Protagonista. Una persona con un intelletto del tuo livello non riesce a capirlo?.», risposi guardandolo dritto negli occhi in segno di sfida.
«Ti ostini a mettere a dura prova le mie capacità di autocontrollo. Se continui in questo modo ti ritroverai una Molotov sul cuscino.», commentò mentre allontanava la sigaretta dalla bocca con la protesi in metallo.«Sarei molto più accondiscendente se finalmente potessi avere delle risposte.», lo informai, prendendo la parola. «Perché siamo venuti qui?»
«Abbiamo sentito delle voci su una città infestata da mostri e siamo venuti a controllare.», sospirò rassegnato.«COSA?», esclamai stupita. «Siamo qui solo per morire?!»
«Abbassa la voce! Vuoi farci uccidere?!», urlò l'uomo soffiandomi del fumo addosso. «Non siamo qui solo per questo, stiamo anche cercando una cosa.»«Cosa?», insistetti curiosa.
«Una cosa molto importante per me. È una collana...»«Wow», lo interruppi. «Un Esperto d'armi che non cerca un'arma. Sono davvero sorpresa». E per la prima volta in quel giorno ero davvero sorpresa per qualcosa.
«È un'arma!», mi informò lui.
«Mi pareva strano. E come sarebbe quest'arma, descrivila.», lo incalzai.«È una specie di collana con una grande pietra.», disse Marte scavando nella memoria in cerca dell'immagine.
«Grazie, così ci hai reso il lavoro molto più semplice.», commentai sarcastica.
«È quello che ricordo!», sbraitò lui con rabbia.«Dicci almeno di che colore è la pietra.», intervenne Vulcano, avvicinatosi da poco con Artemide.
«Bianca, mi pare.», continuò l'uomo pensieroso. «No, aspetta! Era trasparente come il vetro.»«Un'arma di vetro?», domandai diffidando della sua memoria. «Non può esistere qualcosa del genere!»
«No, non vetro, era cristallo.», proseguì lui.«È comunque impossibile da usare e da trovare.», feci notare.
«Dobbiamo almeno provarci.», sentenziò Artemide, determinata a trovare quell'arma.«Certo, averne la foto sarebbe meglio», borbottai. «Ci metteremmo sicuramente meno tempo a trovare quella che cerchi in mezzo a tante altri.»
«Una foto ce l'avrei ma...», mormorò Marte esitando.«Se ce l'hai allora faccela vedere.», lo incalzai.
«Sì, ma, io non posso farlo... non così...», biascicò.«Se non vuoi allora vuol dire che non è così importante come pensi sia.», dissi con una punta di cattiveria nella voce.
Così, nel freddo della sera, Marte estrasse un ciondolo che teneva legato al collo con una cordicina rossa. Il pendaglio dorato venne aperto dalle sue mani tremanti e mostrò una vecchia fotografia. Quella era la piccola foto di una famiglia. C'erano l'intrepida madre, il giovane figlio e il padre, Marte.
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Voglio vivere
HorrorEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...