Sollevò l'oggetto davanti a sé e lo tenne con tutte e tre le mani libere. Adesso che la sua mente era più rilassata si accorse di una presenza che stava in piedi di fronte a lui. I suoi occhi erano peggiorati negli ultimi giorni, arrivando anche al punto di non vederci più.Riconobbe immediatamente il forte odore di fumo e il rumore dei vecchi stivali a contatto con il suolo. Alzò di più la testa e posizionò lo sguardo dove pensava ci fosse quello dell'altro uomo.
«Questa è la fine!», esclamò volgendo il pericoloso oggetto contro l'uomo dal braccio di metallo.
«Sì», affermò l'altro con fare malinconico. «Per noi lo è.»La spada lo attraversò da parte a parte passando per il cuore. Come per incanto lo specchio indistruttibile si riempì di crepe fino a ché non si creò al suo interno un varco verso la carne del possessore. Le sue fiamme si spensero con un soffio leggero, tornando così lunghi capelli di un bianco puro. Le braccia si lasciarono scivolare debolmente al suolo.
Nei suoi occhi si formarono perle d'acqua dagli splendidi riflessi che rimasero lì come incastrate nelle due cavità, sgranate per lo stupore e cariche di paura e comprensione. Si lasciò poi cadere delicatamente a terra vicino al suo specchio rotto e al cucchiaio d'argento che stringeva in mano. Il suo ultimo respiro raggiunse me, lo sguardo puntato nella mia direzione.
Immaginai come Marte dovesse sentirsi in quel momento, aveva appena ucciso un compagno. Durante il processo né Artemide né io avevamo osato proferire parola, ma quando anche l'Esperto d'armi si accasciò a terra la sentii urlare.
Mi trascinai verso i due corpi per capire meglio la situazione. Sul pavimento lasciai dietro di me una lunga scia di sangue. Marte era caduto in ginocchio, le braccia posate sulle cosce e i palmi delle mani verso l'alto.
La spada trasparente era davanti a lui, ancora conficcata nel corpo morto di Tiwaz.«Tutto bene?», domandai quando lo ebbi raggiunto.
«Ti sembra che vada tutto bene?», sbottò.Dalla sua mano destra partiva la stessa sostanza nera che in punto di morte aveva divorato la pelle di Hester. Si muoveva lentamente e cercava di espandersi su tutto il braccio.
«Cosa ti sta succedendo?!», esclamai non appena la vidi.
«Sto morendo.», rispose Marte.«Perché?!», chiesi stupidamente.
«Non ero la persona adatta a usare Xeròbio, non sono degno di impugnare quell'arma.», spiegò.«TU? Un Esperto d'armi che non può usare un'arma?», insistetti.
«Divertente, no?», pronunciò con un'amara risata. «Probabilmente bisogna essere un Protagonista per poterla usare.»La sostanza nera avanzava e lui fu costretto a piegarsi a terra.
«Non puoi andartene!», continuai ignorando la sua ultima osservazione. «Come faranno gli altri senza di te, li lascerai a morire?!»«Dovranno imparare a cavarsela da soli d'ora in poi. Nessuno al di fuori di me li potrà mai aiutare.», decretò.
«Tagliati via il braccio!», proposi in un impeto di follia.
«Non funzionerebbe, ormai è anche all'interno.», mormorò girandosi a pancia in su e alzandosi a fatica la maglietta.Sotto di essa, tra il fianco e l'ombelico, c'era il tatuaggio di un cavallo quasi del tutto coperto dalla nera sostanza. Marte si lasciò ricadere la testa sul pavimento e prese a guardare il soffitto bucato.
«Ci sono ancora così tante cose che non ho fatto, posti che non ho visto e armi che non ho mai impugnato. Avrei certo potuto fare di meglio con questa vita. Ma ti dirò una cosa...», raccontò estraendo una sigaretta dal suo pacchetto. «Io ho vissuto momenti per cui altri hanno dato la vita, e di questo ne sono più che felice.»

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Voglio vivere
HororEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...