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Mi ero da poco accorta di non sapere quasi nulla sui coccodrilli, come avevo già detto ero troppo spaventata da loro per poterli studiare approfonditamente.
Le uniche cose che sapevo su di loro erano che sono rettili, possono stare sia dentro che fuori dall'acqua, hanno tanti denti appuntiti, fingono di muoversi lentamente ma in realtà sono velocissimi, non piangono mai veramente e sono carnivori.
La cosa che però mi premeva di più sapere, oltre a che verso facessero, era quanto in alto possono arrivare.

Nel preciso momento in cui il coccodrillo si mise a correre ad alta velocità balzai sul tavolo al mio fianco. Il rettile arrivò troppo rapidamente vicino a me e io sentii il cuore andarmi in gola. Di colpo andai nel panico. Il coccodrillo stava cercando di tirarsi su per salire sulla tavolata.

Mi spostai verso il centro del tavolo per evitare le fauci del rettile che si richiudevano nel punto in cui mi trovavo poco prima. Il feroce animale mi diede un'ultima occhiata con quei suoi freddi occhi sporgenti prima di ritirarsi e scivolare sotto al tavolo.

Il coccodrillo era lungo almeno due metri, quindi niente di ché per un'animale della sua specie che può anche raggiungere i sette metri, ma a me sembrò comunque troppo. Adesso che lo guardavo bene, in realtà, più che un coccodrillo pareva essere un alligatore, ma dato che non sono un'esperta in questo campo decisi di continuare a chiamarlo coccodrillo.

Vidi sparire sotto al tavolo la sua lunga e verdognola coda squamosa, notando in questo modo come questi animali l'avessero stranamente appiattita in verticale.
Non osai sporgermi dal legno per paura che potesse saltarmi addosso e trascinarmi giù stringendomi tra i suoi denti affilati. Non mi serviva un professore per capire che non era raccomandabile avvicinarsi alla bocca di un coccodrillo, con il suo morso estremamente potente avrebbe potuto ridurmi a brandelli.

Sentii degli strani versi provenire da sotto il tavolo, assomigliavano in modo inquietante a dei sibili. La mole del coccodrillo si spostava e le sue robuste zampe palmate si muovevano sul pavimento producendo un fastidioso rumore di piccoli artigli che picchiettavano al suolo.

Afferrai qualcosa per difendermi, ma nel farlo feci rotolare a terra della frutta rendendo così l'animale più nervoso. Senza che avessi il tempo di rendermene conto lui fece un balzo e si sporse sul tavolo. Mi ritrovai la sua testa triangolare più vicino di quanto avessi mai voluto fosse.

Gli tirai sul muso il grande piatto dorato che avevo raccolto, facendolo così barcollare di nuovo a terra.
Notai come il suo ventre fosse di un colore più chiaro rispetto al dorso squamato. Questo non era certo il momento giusto per osservare quell'essere, ma non si può mai sapere quando queste informazioni possono tornare utili.
Il coccodrillo sembrò ruggire e si nascose nuovamente sotto al tavolo.

Mi venne allora in mente un'idea molto, ma molto stupida, che già prima di compiere mi pentivo di stare per mettere in atto.
Dato che l'animale sapeva dove mi trovavo avrei dovuto cambiare subito nascondiglio. Vidi una grossa statua a pochi passi dalla fine della lunga tavolata. Era una scultura in marmo bianco che raffigurava un uomo e quelli che probabilmente erano i suoi due figli che venivano morsi da due grossi serpenti.

Le figure umane rappresentate erano nude, spogliate della tunica che giaceva sul piedistallo della statua. I serpenti erano aggrovigliati attorno agli uomini e li stringevano in una crudele morsa. Sui volti erano incise le espressioni di puro sconforto, rassegnazione, incapacità di agire e di correre in aiuto degli altri perché troppo concentrati a lottare per la propria vita.

Vedendo quella grossa rappresentazione artistica mi passò per la mente che magari potesse reggermi se solo avessi provato a salirci sopra. Avevo una forte necessità di raggiungere il punto più alto che riuscissi trovare, non volevo ritrovarmi il coccodrillo addosso.

Lentamente presi a spostarmi verso la statua che si trovava esattamente dall'altro lato del tavolo. Facendo piccoli passi per non schiacciare la frutta o farla cadere mi avvicinai all'estremità opposta. Il tavolo di legno scricchiolava leggermente quando mi muovevo e fui più volte costretta a fermarmi per prendere un profondo respiro silenzioso.

In mano stringevo ancora il piatto che avevo raccolto e me lo tenevo vicino al petto, pronto a colpire qualsivoglia cosa fosse uscita improvvisamente da sotto il tavolo.
I rari sibili diventavano sempre più minacciosi, l'animale era irritato dal fatto che io non fossi ancora finita tra le sue fauci. Sapevo che non sarebbe rimasto fermo ancora per molto. Vidi la sua coda agitarsi convulsamente sotto al tavolo e capii che mi stava seguendo.
Questo non andava affatto bene, se mi seguiva allora niente sarebbe cambiato.

Arrivai quasi fino al bordo del tavolo prima di fermarmi. Il coccodrillo uscì un po' dalla sua postazione ed entrò nel mio campo visivo. Sembrava parecchio arrabbiato. Non che la sua espressione lasciasse trapelare nulla: le narici sull'estremità della mascella si dilatavano normalmente in un tranquillo respiro e gli occhi erano sempre gli stessi gialli di prima; era solo una mia sciocca impressione.

Fece schioccare la lingua aprendo e chiudendo la bocca con fare minaccioso. Gli puntai contro il piatto, sempre rimanendo a distanza di sicurezza e glielo scagliai sul muso. Lui balzò all'indietro evitandolo e dopo avermi rifilato un'occhiataccia e una specie di ruggito tornò a nascondersi sotto al tavolo.

Lentamente mi chinai e afferrai un frutto dalla cesta lì vicino, era una banana troppo matura per essere mangiata. La sollevai in alto e poi la scagliai molto lontano. Il rettile scattò subito a prenderla con una pazza corsa. La coda si agitava rapidamente dietro al suo busto squamoso e la mascella si apriva come per carpire qualcosa di invisibile.

Se questo coccodrillo e l'atleta più veloce al mondo avessero avuto modo di partecipare a una gara di corsa, il rettile avrebbe sicuramente mangiato l'atleta prima ancora che la sfida avesse avuto inizio.

In quell'attimo di distrazione dell'animale io balzai velocemente sulla statua. Non avevo però preso in considerazione le mie limitate doti atletiche e lo stretto vestito che indossavo, che non era affatto stato realizzato per acrobazie del genere. Presi la botta più forte che avessi mai provato nella mia intera vita.

Fortunatamente quando la mia faccia colpì il braccio della statua centrale non mi ruppi niente, sentii solo il mento pulsarmi dolorosamente ed ebbi l'impressione che avrebbe continuato a farmi male ancora per un paio d'ore.

Mi ero aggrappata malamente alla statua ed ero finita con un piede sulla testa della figura più piccola e l'altro sul bicipite dell'altro figlio. Le braccia le tenevo strette attorno agli arti e il busto della figura più grande e resistente.
Mi accorsi in quel momento dell'immensa cavolata che avevo appena fatto.

Per quanto, prima, il tavolo non fosse particolarmente resistente e alto, impediva al coccodrillo di raggiungermi. Su quella statua esposta, invece, non c'era niente che potesse intralciare il rettile dall'arrampicarsi o stendersi un po' per allungarmi un morso.
Ormai era troppo tardi per fare retromarcia. Il rettile era tornato quasi subito, parecchio infastidito dal mio scherzo e curioso di sapere che cosa stessi facendo.

Mi arrampicai in fretta sulla testa della statua, cercando un punto molto più alto dove stare al sicuro. Ancora troppo tardi mi accorsi che non c'erano posti protetti. Il coccodrillo cominciò ad appoggiarsi sul piedistallo di marmo bianco della statua, cercando di raggiungermi facendo scattare la sua pericolosa bocca nella mia direzione.

Mentre mi affannavo per rimanere in equilibrio sulle braccia della statua dal mio piede si sfilò un sandalo che subito cadde in balia delle voraci fauci del rettile. Immaginai la mia stessa carne venire fatta a pezzi e lacerata in quel modo dagli stessi temuti denti e muscoli che adesso facevano in briciole la scarpa.

Il coccodrillo si allungò sempre di più verso il mio vestito bianco, che adesso pendeva in modo inquietantemente pericoloso verso l'animale. Le grandi maniche dell'abito mi avevano già fatto scivolare un paio di volte sulla statua e temetti che ancora una volta mi potessero essere fatali.
Per fortuna, o per volere di qualche spirito misterioso, il coccodrillo fu richiamato proprio quando stava per addentarmi una gamba.

«Loricati!», lo chiamò una voce con fare autoritario.
Il rettile si fermò di scatto e girandosi corse incontro frettolosamente al suo padrone. Considerandomi ormai in salvo alzai lo sguardo su quella nuova figura, solo per vedere così realizzati i miei peggiori presentimenti.

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