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Fui posizionata vicino ad Agni in fondo al gruppetto. Artemide affiancava Vulcano, e Ishtar era appiccicata a Marte davanti a tutti.
Ero molto tesa, non volevo rimanere sola con il Fedele dopo il discorso che aveva fatto l'ultima volta che ci eravamo parlati. Lui sembrava però non averlo ancora notato e continuava tranquillamente a camminare usando il bastone. Io gli stavo a fianco seguendo con gli occhi ogni sua mossa. Era lento, perciò anch'io rallentai per rimanergli vicino, non volevo che si perdesse.

La città era grande e soleggiata. I balconi e le finestre delle vecchie case erano pieni di fiori colorati e profumati. Voltando la testa da una parte all'altra mi ritrovai a guardare vicoli stretti nei quali ci si può aspettare di vedere un gatto pigramente addormentato all'ombra.

Le persone che incontravo mi sorridevano felici e ogni tanto mi facevano il segno della stella, che consisteva nell'unire tutte le dita della mano e il palmo a eccezione fatta per le due dita medie lasciate piegate una contro l'altra. Quest'ultima mi è sempre sembrata una posizione di yoga per le dita.

Ogni volta che mi facevano quello strano segno ero costretta a ricambiare e ciò mi faceva sentire molto a disagio.
Era come se stessi prendendo in giro tutti, e in effetti era ciò che stavo facendo. Fingevo di essere un Fedele, nonostante io alla religione non credessi nemmeno un po'. Nella mia idea, come quella di quasi tutti lì, c'era l'esistenza di una sorta di divinità superiore. Io però avevo deciso di non crederle in modo religioso ma solo nel concetto di forma e presenza.
Perciò ogni volta che ricambiavo quel gesto religioso mi scusavo con quella divinità per averla illusa che potessi crederle veramente.

La Chiesa è una grande comunità formata da persone di culti diversi che hanno deciso di unirsi sotto lo stesso simbolo. Ognuno professa ancora il proprio credo religioso, ma porta comunque rispetto per quello degli altri, o almeno era questa l'idea. A livello pratico non ha mai funzionato questo piano.

Certo, tutti portano come simbolo religioso la stella a otto punte, che non essendo parte di nessuna vera e propria religione può essere utilizzata da tutte. I problemi risiedono nelle lotte tra fazioni all'interno della Chiesa.
Non essendomi mai interessata veramente alla religione, come pure a molte altre cose come la politica, le mie conoscenze in questo campo sono limitate. Da quel poco che ricordo le fazioni più forti all'interno della Chiesa sono quella del Protagonista e quella dei Nemo.

I primi venerano un dio a mio parere ingiusto verso il mondo da lui creato. Il loro dio ci ha premiati regalandoci una sofferenza eterna che serve a espiare le colpe commesse nella vita precedente. Un percorso di unico dolore per raggiungere la pace eterna con lui nell'aldilà. Lo scopo di vita degli adepti è quello di patire sofferenze pari a quelle di un Protagonista e potersi così garantire così un posto d'onore una volta morti.

La seconda fazione è invece dedita al rifiuto delle categorie che ci hanno assegnato alla nascita. Loro negano il fatto di essere stati brutalmente classificati come futuri cadaveri o vittime. Dimenticando le loro precedenti identità si fanno semplicemente chiamare Nemo. A mio parere è solo un altro modo per classificarsi in qualcosa, nonostante per loro sia vista come una via di fuga da questo mondo.

I Nemo sono tutti quelli che sfuggono dalle loro identità. Sarebbe una cosa intelligente se non fosse che nonostante questo conservino ancora le proprie originali caratteristiche. Il nome Nemo diventa quindi solo una semplice facciata che nasconde la loro categoria. Muoiono come ciò che sono, il nome con il quale si fanno chiamare non cambia la loro sorte.

Il motivo del perché questi pensatori si trovano all'interno dei confini della Chiesa è che hanno un vero e proprio credo religioso. Quasi tutti i Nemo credono in due divinità, una maschile e una femminile. Il maschio è una bestia fuori controllo che crea il caos e la passione che anima gli uomini. La femmina è la voce della saggezza che guida gli esseri umani verso l'accecante verità, attraverso una strada di calma e tranquillità. La conseguenza dell'apprendere tutta questa conoscenza è la pazzia.

La maggior parte dei credenti fa parte di una di queste due religioni. Quindi, il mondo è pieno di finti Protagonisti e Nemo.

Mi domandai a che fazione facesse parte Agni. Scartai con sicurezza l'opzione Nemo, dato che si definiva un Fedele. Dava l'impressione di essere il tipo a cui non dispiace auto-infliggersi dolore. Qualunque fosse la malattia che gli aveva preso gli occhi e la pelle non sembrava aver nessuna intenzione di curarla. Allo stesso tempo però non vedevo altre cicatrici o segni di un vero e proprio autolesionismo. Probabilmente faceva parte di un culto meno conosciuto, pensai.

Ora che ero rimasta da sola con i miei pensieri stavano però tornando a galla alcune mie preoccupazioni. Per esempio avrei dovuto inventare a che fazione fingere di far parte. In molti c'era la pratica del silenzio come via di espiazione o per raggiungere la saggezza. Ricordai poi stupidamente che non potendo parlare non avrebbe avuto senso pensarci.

Un'altra delle mie ansie riguardava il fatto che io non fossi ancora riuscita a darmi alla fuga. Quest'ultima era la cosa che più mi premeva di risolvere, ma ancora una volta mi vedevo costretta a rimandarla in vista di una miglior situazione.

Ci fermammo davanti alla cattedrale della città che avevo intuito fosse Amor.
«Bene», enfatizzò Marte togliendosi dalle labbra la sigaretta e allungando il braccio verso il vuoto, come aspettandosi di vedere qualcuno allungargli un posacenere. Quando si rese conto che nessuno si sarebbe mosso la buttò semplicemente terra.
«Qui ci dividiamo.», continuò schiacciandola. «I due Fedeli entrano lì, gli altri con me.»

Guardai Artemide che mi lanciò un'occhiata di avvertimento, a quanto pareva non si fidava a lasciarmi sola con qualcuno che non fosse lei o Ishtar.
«Voi dove andate?», domandai preoccupata più per me che per loro.
«Passiamo dal retro.», rispose Vulcano.

Mi ritrovai così a camminare sui bianchi gradini di marmo della cattedrale con Agni al seguito. Stranamente era meno impacciato di quello che mi sarei aspettata da un cieco che sale un'enorme gradinata con un bastone. Inizialmente pensai che riuscisse a vedere nonostante tutta quella luce, ma dovetti ricredermi quando arrivato in cima inciampò in un secchiello pieno d'acqua.

L'inserviente andò subito a porgere le sue più risentite scuse all'uomo per aver lasciato in giro il secchio. Il Fedele invece si scusò per aver fatto cadere l'acqua sul pavimento dell'ingresso che il signore aveva appena pulito. Probabilmente, pensai, Agni faceva parte di un credo religioso dedito al perdono del prossimo e al colpevolizzare sé stessi anche senza un apparente motivo. Stavo quindi riconsiderando l'opzione del finto Protagonista.

Sul portone d'ingresso stava una grande donnona dal viso roseo e paffutello. Era vestita proprio come i due uomini che avevano mandato a ucciderci, il che non lasciava molto posto ad altre supposizioni. Quando ci avvicinammo si tirò leggermente giù i suoi occhiali da sole neri e ci squadrò.

«Qui possono entrare solo i Fedeli e gli adepti alla Chiesa.», disse con voce cavernosa. «Voi cosa siete?»

Avevo completamente dimenticato che il principale requisito per essere un credente è avere almeno un Fedele in famiglia. Da esso proveniva la tendenza alla religione di una persona.
Mi segnai mentalmente di picchiare Marte. Se nel suo intero esercito di gente pazza c'era almeno un soggetto con un parente Fedele, quello era un candidato migliore di me. Per quanto ne sapevo l'unico Fedele entrato a far parte della mia famiglia era stato l'ex marito di una mia bisnonna. Era durato tanto a lungo da passare i suoi geni alla progenie, ma non abbastanza da indottrinarli con il suo credo.

«Due Fedeli.», rispose Agni con la sua voce cristallina.
La donna si avvicinò con la testa a lui e, oltre ogni mia previsione, lo annusò. Non mi parve un comportamento molto normale, ma chi ero io per giudicare le strane tendenze di una guardia della Chiesa.

«Tu sai di Fedele», disse scostandosi dall'uomo e avvicinandosi a me. «ma tu...»
Le sue narici si dilatavano mentre annusava l'aria vicina alla mia figura.
Non mi ero mai avvicinata molto ad una guardia, ma ritenni quel gesto decisamente poco umano.

«Hai un odore strano, non puzzi come un Fedele.», commentò avvicinandosi sempre di più. «Puzzi più di loro.»

Mi morsi la lingua per evitare di rispondergli in alcun modo. Non era colpa mia se non facevo la doccia da giorni. Mi resi conto di non sapere neanche quanti giorni erano passati da quando ero uscita di casa per andare a scuola, ma non era quello il momento adatto per chiedermelo.
La guardia si allontanò di poco e sotto il nostro sguardo prese un ricevitore, pronta a chiamare qualcuno che ci scortasse fuori.

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