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La voce nella mia testa mi rimproverò per essermi inclusa nella frase definendo la barca come anche nostra. Le diedi ragione, non dovevo avere niente a che fare con gente come loro. Per un Protagonista è pericoloso scendere allo stesso livello di altre categorie. Facendo così rischia di dimenticare che è lui quello a cui i mostri ambiscono.

Appena mi udirono avvicinare i due uomini si girarono verso di me. Uno dei due mise la mano nella tasca del completo bianco, probabilmente teneva lì la pistola.
«Cerchi qualcosa, ragazzina? Chi sei?», chiese l'altro sporgendosi dal ponte della nave.

«Una di qui. Piuttosto, chi siete voi?», domandai modificando il mio solito modo di parlare per apparire molto più sicura di quanto in realtà non fossi.
«Non sono affari tuoi.», ripose bruscamente il primo.

«Che ci fate qui? Siete venuti a pescare o avete sbagliato strada per una festa?», insistetti.
«Cosa vuoi? Cerchi problemi?!», disse lui irritato, facendo per estrarre l'arma.
«Domandavo solo.», mi scusai, alzando le mani in avanti.

Quello che mi aveva appena minacciato era un grosso omone pelato dalla pelle color castagna e gli occhiali da sole neri. L'altro invece era basso, magro e con una carnagione lievemente giallognola. Aveva corti capelli neri e come l'altro indossava gli occhiali da sole, ma li tolse e li appese al colletto una volta che la conversazione iniziò. Teneva inoltre una grossa farfalla bianca posata sul dito di una mano.

«Tu invece, cosa ci fai in giro a quest'ora?», mi interrogò sospettoso l'uomo con gli occhiali.
«Una passeggiata.», risposi mettendomi le mani in tasca.

«A quest'ora?», si ostinò a chiedere.
«Sì, perché che ore sono?», dissi sperando non fosse troppo presto.

«Le cinque.», rispose l'altro dopo aver sollevato la manica del completo, controllando l'orologio da polso.
Facendo così però spaventò la farfalla che andò quindi a posarsi sulla sua testa.

«Non avevo molto sonno.», mentii, nonostante non avessi chiuso occhio per tutta la notte e sentissi le palpebre farsi particolarmente pesanti.
«Allora va a camminare da un'altra parte, qui tra poco ci sarà una sparatoria.», continuò l'uomo con l'orologio.

«Non ero stata avvisata di ciò.», esclamai con voce carica di finta sorpresa. «Chi si spara oggi?»
«Te lo ripeto», disse l'altro uomo. «Non sono affari tuoi.»

«Se riguardano la città dove abito allora, sì, lo sono.», decretai con una convinzione tale da farmi credere di avere residenza proprio in quel luogo.
Lui mi guardò scocciato e si voltò verso il mare dandomi le spalle.

«Niente di che, ragazzina.», sussurrò l'altro cercando di non farsi sentire dal suo compagno. «Sarà solo un massacro a senso unico con tre inutili persone. Non durerà neanche cinque minuti.»
«Perché li volete uccidere?», domandai cercando di nascondere il tremolio delle mani stringendole a pugno nella tasca. «Hanno fatto qualcosa di sbagliato?»

«Non lo so, ci hanno solo ordinato di ucciderli.», rivelò il signore.
«Chi ve l'ha ordinato?», indagai.
«Parla ancora e ti taglio la lingua!», sbraitò l'uomo con gli occhiali da sole mettendo l'altro a tacere.

«La barca è vostra?», insistetti ignorando la minaccia di cui non era chiaro chi fosse il destinatario.
Dopo un attimo di esitazione l'uomo con la farfalla mi rispose scuotendo la testa e costringendo quindi l'insetto a spostarsi sul suo braccio.

«L'avete rubata?!», esclamai fingendomi sorpresa.
Il signore sbatté più volte le palpebre sorpreso, non aspettandosi una domanda del genere. Poi, esitando nuovamente, scosse la testa inclinandola contemporaneamente di lato e gesticolando come a dire che non era andata proprio così.

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