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L'impertinente donnona premette il bottone nero del suo ricevitore.
«Ci sono problemi all'ingresso.», comunicò a quella che probabilmente doveva essere un'altra guardia.

Una voce maschile parlò attraverso l'oggetto. «Cosa c'è adesso? Altri mostri sperduti?», chiese ridacchiando l'uomo dall'altro capo del ricevitore.
«Ci sono delle persone sospette.», rispose l'altra impassibile.

«Quante?», sentii domandare.
«Due.», riferì la donna.
«Cosa sono?», insistette lui.
«Un Fedele cieco e una ragazza con un odore strano.», fece rapporto.
«Odore strano?», pronunciò confuso e stanco l'uomo. «Hai provato a chiederle che cos'è?»
«L'altro dice che lei è un Fedele.», spiegò.

«Perché non te lo fai dire da lei cos'è?», domandò scocciata la voce al ricevitore.
«Non può parlare, sembra aver fatto voto di silenzio.», si giustificò lei.
«Allora è un Fedele.», giudicò l'altro.
«No. Ti dico che ha un altro odore.», insistette.

«Descrivimela», ordinò scocciata l'altra guardia.
«Alta, di pelle chiara, capelli neri lunghi, cerchietto e tunica, occhi azzurri e naso all'insù.», osservò la donna squadrandomi da capo a piedi.

«Ce l'ha il seno?», mi parve di sentire chiedere. Come se quella fosse una domanda di vitale importanza nell'identificazione.
«È piatta come una tavola da surf.», commentò lei.
«Allora è un Fedele, non c'è dubbio.», sentenziò la voce. «Lasciali pure passare.»

Non sapevo se sentirmi sollevata dal fatto che non mi avessero scoperta o offesa dalle loro impertinenti affermazioni riguardo alla correlazione tra il credo religioso e le mie limitate forme.

«Ma non ha l'odore!», si lamentò la donna paffuta tenendo la faccia appiccicata all'oggetto elettronico.
«Tu falli passare comunque! Vuoi creare altri problemi?!», sbraitò l'altro arrabbiato.

La guardia spense in fretta il ricevitore. Innervosita ci squadrò sospettosa per l'ultima volta prima di girarsi e spalancare il portone d'ingresso della cattedrale.
Prima di entrare mi voltai a guardare l'intera città di Amor sotto di me. I cancelli dorati che avevamo superato per poter accedere a quell'edificio bianco latte sembravano più lontani e splendenti di luce solare di quanto non apparissero da vicino.

Poco prima, mentre salivo i gradini della scalinata, avevo notato che sulla cima della costruzione c'era una grande cupola dalla quale proveniva una risplendente luce bianca. Se in quel posto c'era davvero il cristallo che cercava Marte allora avrebbe dovuto trovarsi di sicuro lì.

Superai il portone e misi piede sul tappeto rosso che attraversava la navata centrale della chiesa. Agni entrò dopo di me e sobbalzò quando il portone si richiuse dietro di lui con un tonfo che rimbalzò su tutte le pareti.
Fece il segno della stella e io lo imitai in fretta per non destare sospetti ai pochi Fedeli che erano lì presenti a pregare.

La chiesa dall'interno era un grande spazio occupato da colonne di marmo ai lati che sorreggevano l'intera struttura. In mezzo passava l'enorme tappeto che divideva le lunghe file di panche di legno di ciliegio. Delle candele consumate erano appese ai candelabri alle pareti e situate di fronte alle statue. Queste raffiguravano divinità di diverse religioni, così da permettere a sempre più adepti di poter venire a pregare in quel luogo.

Le vetrate erano colorate e fatte con fondi di bottiglie di vetro contenenti leggere spirali circolari, proprio come una versione più piccola dei dischi in vinile che mio nonno collezionava. Le immagini rappresentavano anch'esse varie iconografie e miti di molte religioni. Al centro, sul fondo della sala, c'erano altri scalini bianchi che portavano a un altare nero di pietra levigata. Dietro a esso, rappresentata sulla finestra più grande della stanza, c'era una lucente stella a otto punte dorata.

Mi voltai per vedere cosa stesse facendo Agni. Volevo dirgli di cominciare a cercare qualcosa, ma lui era già sparito. Ero riuscita a perdere di vista un cieco in una grande e spaziosa chiesa praticamente vuota. Con questo avevo appena ufficialmente vinto una medaglia per la peggiore compagna di avventure che il Fedele avesse mai avuto.

Vidi che a terra erano rimaste delle impronte bagnate, probabilmente lasciate da lui dopo che era inciampato fuori nel secchio dell'acqua. Sapevo che di impronte non avrebbe potuto lasciarne tante e mi affrettai quindi a seguirle per raggiungerlo.

Non capivo dove fosse andato a finire. Le macchie portavano fino a un confessionale vuoto e poi sparivano. Pensai a un passaggio segreto, che doveva poter essere abbastanza raggiungibile anche per Agni.
Mi guardai intorno. Avrei potuto rimanere lì in quella splendente chiesa ancora un po' e poi andarmene via fingendo che non fosse successo niente.

Feci qualche passo per distanziarmi dal confessionale. Sarei potuta anche scappare, allontanarmi da quel luogo come se nulla fosse.
Mossi un altro passo su quel bianco pavimento per spostarmi il più lontano possibile. Se gli altri mi avessero trovata avrei detto che Agni se n'era andato via e che io, stanca di cercare, avevo rinunciato all'impresa.

Nel mio immaginario questo sarebbe stato molto meno rischioso di quanto avrebbe comportato il cercare quell'uomo.
Feci ancora qualche passo in avanti, ma dopo poco mi fermai con la gamba sospesa in aria e il piede che quasi toccava il suolo.

Mi illusi sperando che forse Agni aveva solo provato ad avventurarsi per il luogo da solo, perdendosi in un passaggio segreto. O magari era stato rapito da qualcuno e adesso stava venendo trascinato via in qualche angusta cella. Data la sua disabilità era da considerarsi una preda più vulnerabile, ma sapevo che era tutto solo una scusa per giustificare ciò che avevo appena ipotizzato nella mia folle mente.

Feci qualche passo in dietro, rimanendo però sempre girata, fino a ché non mi scontrai contro alla fredda parete vicino al confessionale. Avrei tanto voluto entrarci e confessare tutte le colpe del mio spirito codardo e dedito alla mia sola sopravvivenza, ma non avrei mai potuto farlo. Chi avrebbe potuto ascoltare i miei pensieri? D'altronde non potevo parlare per non venire scoperta.

Artemide si aspettava che io facessi qualcosa, se lo aspettavano tutti da me.
Persino Agni, che se era ancora in vita mi stava aspettando in un'altra stanza, si immaginava che io in quel momento facessi qualcosa. Qualcosa che di solito fa un Protagonista. Qualcosa di stupido, molto stupido.

In quanto essere umano è nella mia sciocca natura commettere azioni folli e impensabili. Azioni molto spesso definite stupide o volgari, volte però a raggiungere uno scopo ben preciso. Questo scopo è la conoscenza, la ricerca della verità, la sapienza.

Come esempio posso porre alla vostra attenzione alcune mie sciocche azioni da poco compiute. Al primo posto abbiamo sicuramente l'aver accettato una caramella da un dottore non molto affidabile. In verità l'avevo fatto per non provocare in lui nessuna reazione violenta, anticipata dal suo linguaggio del corpo. Avevo quindi deciso di dargli retta dato che l'uomo per natura ha sviluppato un senso alla sottomissione come tecnica di sopravvivenza.

Un altro esempio del mio lato poco intelligente è il non aver usufruito delle scorte di cibo nel mio bunker e aver preferito correre il rischio di uscire di casa per fare la spesa. Questo era uno di quegli errori che in questi giorni rimpiangevo di più di aver commesso.
Di altri episodi ce ne sono tanti, ma al momento la mia voglia di ricordarli è pari alla capacità che aveva Lisa di ascoltare.

Una voce tuonò nella mia stretta testa. Questa volta più forte di quanto non si fosse mai sentita prima. Mi disse di andare, di agire in fretta perché il mio destino era già scritto e qualsiasi cosa avessi fatto mi avrebbe comunque portato alla fine della storia.

Già, la fine, o meglio la morte, mia cara amica di sangue. Con lei ho stretto un patto, una promessa tra noi, e so che prima o poi ci incontreremo. Non so dove e non so quando, ma spero tanto che sarà un giorno di pioggia. Trovo più divertente svolgere un funerale in un giorno uggioso piuttosto che in uno troppo soleggiato.

Nel mentre la voce improvvisa mi aveva fatto spaventare ed ero andata completamente a sbattere contro alla parete. Essa, girandosi al contrario, mi aveva fatto cadere sul pavimento di un passaggio segreto. Dall'altra parte potevo vedere una scalinata di marmo molto più stretta delle precedenti e a chiocciola.

Sospettavo che mi avrebbe portato alla cupola in cima alla cattedrale e ad Agni. Cominciai quindi a percorrerla con il cuore in subbuglio e la mente presa da pensieri per voi ancora ineffabili.

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