La paura del ragazzo era divenuta realtà, Vulcano si era trasformato in un mostro.
Vidi in quei suoi grandi occhi da predatore una superficie luccicante di tristezza. Stava cercando l'Esperto di mostri. L'ultima persona che sapeva avrebbe potuto aiutarlo, ma di lei non c'era alcuna traccia.«Artemide è là fuori.», gli risposi indicando la breccia nel muro.
Lui sembrò inizialmente non capire, probabilmente stava ancora subendo gli effetti della ferita alla testa.Poi, lentamente e ondeggiando, si diresse verso la porta sfondata. A tratti inciampava e altre volte ululava malamente alla Luna, forse in cerca di una risposta che non arrivava.
Il sangue che aveva sugli artigli pareva quasi nero visto sotto la luce del satellite.Mi aveva lasciato scappare, o più semplicemente si era dimenticato di me. Andai con le mani al cristallo, mia unica difesa in caso di un attacco. Era ancora al suo posto.
Mi alzai e guardandomi continuamente intorno attraversai lo spiazzo di terra con le tende distrutte che mi separava dalla porta di metallo. Quando la spinsi essa si aprì cigolando, rivelando il corridoio illuminato dalla luce scoppiettante di un pannello.
Richiusi dietro di me la porta e iniziai a camminare lentamente, trattenendo quasi il fiato per non essere sentita.
Dalla cucina provenivano sinistri rumori di mandibole e mascelle che schioccavano nella carne.Il bravo cane, Lucky, con gli occhi rossi e la bava colante, stava mangiando il suo padrone semisvenuto. Thor era sdraiato tra i rifiuti, quasi privo di coscienza. Tremava e faticava quasi a respirare da sotto il muso del suo poco fedele segugio. Il sangue appariva molto più viscoso di quanto avrebbe dovuto essere, ma forse era dovuto all'eccessiva salivazione del cane.
La bluastra gamba esposta del piccolo uomo portava sul polpaccio il tatuaggio di un cinghiale che qualcuno aveva più volte tentato di strappare via con un coltello, lasciando così delle bianche cicatrici. Thor cadde in una sorta di coma per mancanza di aria nei polmoni, ma il suo animale non si fermò.
Passai oltre a quella disgustosa scena, ma ancora non mi ero completamente ripresa che già ne trovai un'altra simile. Ebisu si trovava a pancia in giù in mezzo al corridoio e dava l'impressione di essere diventata un grande tubetto di dentifricio. Tutto ciò che doveva essere dentro era ormai fuori. Aveva vomitato e rigurgitato tutti i suoi organi, e il sangue era colato a fiotti sul pavimento.
Delle piccole farfalline verdi stavano posate su di lei, e parevano continuare a pungerla con il loro corpicino a forma di chiodo.
L'intero corridoio era una scia di sangue, sul quale camminai a grandi passi per produrre il meno possibile lo spiacevole suono dei miei stivali sui suoi rossicci organi tumefatti.Fui in fine costretta a passare sopra il suo corpo inquietantemente dimagrito, ma per mia fortuna le farfalle non decisero di attaccare anche me.
Il peggio arrivò quando il corridoio iniziò a diramarsi in altre uscite. Da una di esse proveniva lo strano rumore di ali che si agitavano velocemente nella mia direzione.Fu lì che capii perché le farfalline non mi avessero inseguito. La loro madre stava volando rapidamente verso di me. Era incredibilmente più grande delle sue figlie e, a differenza loro, lei aveva anche due grossi occhi gialli e un becco d'aquila.
Mi infilai in un altro corridoio e presi a correre per la mia vita, ma qualcosa fu molto più rapido. Venni afferrata e trascinata in uno sgabuzzino. La mia bocca fu con forza tappata da una mano che indossava un guanto di lattice.
La grossa falena dalle ali di foglie sbatté con forza contro la porta dello stanzino facendomi sobbalzare. Poi, come ripensandoci, se ne andò via agitando le sue ali per tutto il corridoio.
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Voglio vivere
HorrorEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...