Non sapevo cosa dire in quel momento. Non sono mai stata brava in queste cose: consolare le persone, fargli capire che finalmente sono al sicuro e che non gli succederà più niente di male. Non so mai che parole devo usare per fargli capire qualcosa che io non ho mai provato davvero.Rimanere in silenzio non era un'opzione, non avrei sopportato questa imbarazzante situazione ancora per molto. Dovevo parlare, ma l'unica cosa che mi veniva da dire era irrispettosa e priva di senso.
Da quello che avevo imparato in televisione, quando una persona subisce esperienze traumatiche, o è costretta a riviverle, può aiutare avvolgerla in una coperta e offrirgli qualcosa da bere. Al momento non avevo coperte a disposizione, se non il mantello che già indossava il ragazzo, inoltre non pensavo che offrirgli un bicchiere d'acqua avrebbe molto aiutato la sua sanità mentale. Avrei dovuto cambiare argomento, ma come potevo farlo?
«È morta?», domandai.
Subito capii che sarebbe stato meglio rimanere in silenzio piuttosto che fargli una domanda così priva di tatto.«Sì», rispose con voce flebile quanto la luce della mia torcia.
«Menomale», commentai, per poi correggermi subito dicendo. «Cioè, intendo, almeno non ce la ritroveremo davanti da un momento all'altro.»Una leggera risatina falsa uscì dalle carnose labbra di Vulcano. Lo stesso tipo di risata che ti esce dalla bocca quando il professore della materia in cui hai il debito fa una battuta.
«In realtà», disse facendosi subito più scuro in volto. «se questa casa è tornata temo che lo abbia fatto anche lei.»
Come per salvarmi da questa scomoda situazione arrivarono correndo Artemide e Marte. Ci superarono con velocità e la ragazza ci urlò dietro qualcosa del tipo: «Correte!», o forse era più un: «È in rete!», ma data la situazione pensai potesse intendere solo la prima.
Non feci in tempo a dire niente perché la nostra attenzione fu catturata da un oggetto che velocemente rimbalzava verso di noi. Si fermò solo quando fu a pochi centimetri dal posto dove si era seduto Vulcano. L'oggetto si rivelò essere una pallina gialla delle dimensioni di una noce di cocco.
Era uscita dall'oscurità del corridoio da cui eravamo venuti e rimbalzando sul pavimento era entrata nella visuale delle nostre torce.«Corri!», urlò Vulcano saltando in piedi rapidamente e mettendosi in fuga verso la direzione opposta a quella da cui era arrivata la palla.
Lo raggiunsi con un balzo non appena ebbi visto la cosa che ci stava inseguendo. Era una bambina che stava saltellando felicemente verso di noi con un vestito nero stile gothic lolita. Anche lei aveva le maniche del vestito troppo lunghe, ma, a differenza di me, lei non aveva una testa.
Le torce che tenevamo strette in mano si muovevano a caso sulle pareti e illuminavano malamente la strada davanti a noi.«COS'È QUELLA COSA?», domandai sconvolta.
«Credo sia mia sorella!», rispose Vulcano con un'aria molto spaventata. «Era morta anche lei.»
«Ma che bella famiglia che hai Boy scout!», esclamò sarcastico Marte, mentre si affrettava a correre.«Perché non le spari?», chiesi con già il fiatone.
«Cosa credi che abbia fatto fino ad ora?!», ribatté lui. «I colpi non funzionano.»La mostruosa cosa lì dietro non si faceva più sentire, ma noi non ci fermammo per controllare se fosse sparita. Probabilmente era ancora là che aspettava solo il momento giusto per attaccarci.
Finalmente il corridoio finì e ci ritrovammo in una stanza più ampia.
Dalla poca luce che filtrava attraverso le tegole del soffitto vidi, in piedi in mezzo alla stanza una figura femminile dalle sembianze umanoidi.Era girata di spalle. Il suo corpo si estendeva dietro di lei con un innaturale coda da scorpione e da esso spuntavano tre scure zampe pelose che sorreggevano la sua mole. La parte del bacino era formata da squame scure che le avvolgevano tutto il busto in una morsa.
A prima vista la parte superiore del suo corpo pareva quasi normale, ma appena si girò capii quale fosse il problema. Aveva una grande e profonda ferita che le sprofondava nel petto, lasciando in bella vista l'interno del corpo. Le sue labbra tinte di nero si piegarono all'insù in un orrido e inquietante sorriso. Aveva dei lunghi capelli all'apparenza neri, ma forse era solo dovuto alla mancanza del colore in quel luogo.
«Leon», chiamò la donna.
«Mamma», rispose Vulcano arretrando di pochi passi. «Tu, come puoi essere ancora viva?»«Non capisco, caro, cosa intendi?», domandò lei confusa.
«L-la tua ferita», insistette lui.«Oh, tesoro, non ti devi più preoccupare per questo. Va tutto bene», lo rassicurò lei, accennando appena con lo sguardo al buco che aveva nel petto. «Staremo insieme per sempre.»
«NO!», gridò Vulcano arretrando. «IO NON VOGLIO VIVERE CON TE!»«Ma, figlio mio...», tentò di dire la donna mostruosa.
«Tu non sei più mia madre!», la interruppe lui urlando. «Tu sei un mostro. Vuoi solo uccidermi!»Per un attimo vidi sul viso del mostro un'espressione ferita, poi si fece improvvisamente più seria e tetra. I suoi grandi occhi scuri si strinsero e lo stesso fecero le nere pupille.
«Questo non dovevi dirlo.», disse a denti stretti e lasciando una pausa dopo ogni parola pronunciata. «Pensavo che almeno tu avresti capito, che non mi avresti costretta a farti diventare come tua sorella.»Sulle sue guance di un pallido innaturale si aprirono un altro paio di occhi e dalla sua bocca crebbero quattro strane zanne. Le due superiori si ripiegavano all'insù in maniera innaturale fino a toccarle il naso e all'opposto quelle inferiori le arrivavano fino al mento. Di sicuro non avremmo dovuto preoccuparci molto per un suo morso, ma più per la sua lunga coda velenosa che agitava con forza da tutte le parti.
Marte le sparò senza esitare, e mi sorpresi nuovamente del fatto che non avesse già agito prima. La madre del ragazzo si accasciò a terra in preda alle convulsioni dopo appena un colpo di pistola.
Vulcano stesso si era come paralizzato dalla paura e adesso tremava in piedi nell'angolo della stanza in cui era andato a nascondersi.«P-perch-è?», domandò sua madre mentre iniziava a sciogliersi sul pavimento. «L-leon, a-iut-tam-i.»
La donna-mostro allungò per un'ultima volta il braccio verso suo figlio e poi si sciolse completamente. Il suo sguardo triste fu l'ultima cosa a sparire, poi diventò solo una sostanza liquida sul freddo pavimento.Vulcano era scivolato a terra, la testa bassa e gli occhi pieni di lacrime.
Io uscii dall'ombra dove mi ero tenuta nascosta ad osservare tutta la scena.
Fui contenta di non essere ancora morta, e anche del fatto che la situazione si fosse risolta piuttosto in fretta. Quello che rimaneva ora da fare era cercare una via di fuga da quella dimensione.L'Esperto d'armi si era avvicinato a ciò che rimaneva del mostro, piegandosi come per toccarlo. La sua mano sprofondò in quella sostanza all'apparenza trasparente.
Artemide nel mentre aveva raggiunto il Survivalista e inginocchiata verso di lui stava cercando di aiutarlo.Mi allontanai da quella coppietta, avvicinandomi all'uomo e osservando ciò che stava facendo. Il liquido del mostro era diventato più duro e adesso aveva formato una strana lastra di vetro che mostrava i nostri riflessi.
«È una porta», mormorò Marte estraendo dalla sostanza la mano robotica che aveva precedentemente tentato di toccare lo specchio invano.
Dopo qualche attimo passato a riprendersi dallo shock si avvicinarono anche gli altri a noi, e come me osservarono lo specchio.
«Cosa c'è dall'altra parte?», domandò l'Esperto di mostri.
«C'è solo un modo per scoprirlo.», rispose l'uomo.Improvvisamente qualcuno appoggiò la mano sulla mia schiena, dandomi una forte spinta verso il basso. Caddi all'interno dello specchio, ma non prima di sentire la risata compiaciuta di Marte.
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Voglio vivere
HorrorEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...