Quella scala era molto più lunga di quanto mi sarei potuta immaginare.
Le orme lasciate da Agni si erano ormai da tempo asciugate e stavo iniziando a perdere le speranze.
Mi sedetti su di un gradino per riposarmi. Avevo percorso gli altri abbastanza in fretta e adesso avevo il fiatone. Non sapevo perché corressi, in fondo io lì su non ci volevo andare.Alzai la testa per cercare di capire quanto mancasse alla fine e constatai che ero quasi arrivata. Abbassai lo sguardo sui gradini appena sotto di me. Non li stavo guardando veramente, stavo solo pensando fissando il vuoto.
Cosa avrei davvero potuto trovare lì sopra? Sarei riuscita a salvare Agni e insieme ce ne saremmo andati via, e se avessimo avuto fortuna avremmo anche potuto sottrarre l'arma a... Qualunque fosse il nome del capo della Chiesa già l'avevo scordato.Dalla finestrella, che con i vetri gialli illuminava il posto vicino a cui mi ero seduta, si avvicinarono due piccioni grigi. Alzai lo sguardo su di loro mentre mi rimettevo in piedi per proseguire la salita. I piccioni si stavano baciando, o meglio, i loro due becchi si toccavano ogni tanto, forse per rubarsi il cibo di bocca. Mi avvicinai alla finestra perché mi era venuto l'irrefrenabile impulso di farli volare via.
Una volta che però ebbi avvicinato la fronte alla lastra di vetro per guardare bene notai delle persone che si muovevano rapidamente a una ventina di metri sotto la cattedrale. Quelle figure potevano essere chiunque, ma non appena sentii gli spari e le urla delle guardie capii che si trattava di Marte e gli altri.
I piccioni volarono via da soli a causa del rumore che producevano le pistole dell'uomo.Dovevo affrettarmi a salire prima che arrivassero loro e rendessero la cosa ancora più complicata. Feci gli ultimi scalini con il cuore in gola. Davanti a me si parò un uomo che proteggeva un'altra porta più piccola di quella all'ingresso. La guardia era più giovane di quella vista in precedenza e sospettai fosse la stessa persona che prima aveva ordinato all'altra di farci entrare nella cattedrale.
Potei capire il perché del nervosismo manifestato dalla donna che stava all'ingresso, costretta a eseguire gli ordini di qualcuno molto più giovane di lei e dall'aria di uno a cui non è mai importato nulla del proprio lavoro.
«Dentro la stanno aspettando.», mi riferì non appena misi piede su quel piano.
Gli risposi annuendo, come se in cuor mio già fossi a conoscenza di quel fatto, e aspettai che l'uomo aprisse la porta per farmi passare. Prima di entrare mi ripromisi di non fare cose troppo stupide; come se potessi riuscirci davvero.Varcai la soglia ritrovandomi nella cupola che avevo visto da fuori. Si rivelò essere una grande serra piena di piante e fiori di ogni tipo. Su un lato della sala stava un lungo tavolo ricoperto da tanti tipi di frutti. Per tutta la stanza erano presenti bianche statue.
La cosa che spiccava subito all'occhio non era però il tavolo imbandito, ma la teca di vetro in mezzo alla sala. Era illuminata dalla luce del sole che entrava da un buco al centro del tetto della cupola. All'interno di quella teca c'era la collana che stavamo cercando.
Il cristallo trasparente era puntato verso l'alto, riflettendo un bagliore accecante.Sarebbe benissimo potuta essere una normale collana, o almeno, non era del tutto sicuro fosse quella che Marte cercava. Dalla mia enorme conoscenza di queste situazioni trassi però la conclusione che dovesse davvero trattarsi di quell'arma, altrimenti il nemico non l'avrebbe posizionata così bene in vista sapendo di avere visite.
La stanza era vuota, non una persona, e nell'aria c'era troppo silenzio. Qualcosa stava per accadere, lo potevo sentire.
Decisi che la cosa migliore sarebbe stata correre in fretta verso la collana e portarla via da quel posto prima che fosse troppo tardi. Sapevo però che non appena avessi fatto pochi passi verso il gioiello un mostro sarebbe comparso o una trappola sarebbe scattata, e io mi sarei trovata in qualche modo morta.Allungai dei passi esitanti verso l'arma che voleva Marte, ma poi cambiai idea e mi diressi verso il tavolo dove afferrai un'arancia. Presi il frutto arancione e lo spinsi facendolo rotolare sul pavimento verso la teca di vetro.
L'arancia arrivò sana e salva al piedistallo su cui era appoggiata la collana, ma una volta che lo toccò, arrestando così la propria corsa, dalla teca partì una potente scossa elettrica che incenerì il frutto. Osservai i pezzetti bruciacchiati dell'arancia sopravvissuti a quell'esperienza. Erano piccoli frammenti carbonizzati che ora giacevano sul pavimento.Evidentemente chi l'aveva progettato doveva aver pensato che questo non sarebbe bastato a fermare ogni tentativo di furto. Dalla parete lì vicino si aprì una finestrella dal quale sbucò un grosso coccodrillo. Rimasi completamente paralizzata sul posto.
La mole del grande rettile risultava immensa ai miei piccoli occhi spaventati. In realtà non era poi così grande dato che era riuscito a passare da una finestra di quelle limitate dimensioni, ma ciò non aiutava certo a diminuire la mia ansia.Mi accorsi con mio enorme terrore che il coccodrillo non era solo. Lì fuori potevo distinguere altre figure simili a quella che dormivano sul terrazzo della cattedrale. Mi concentrai su quella che avevo davanti, ma dopo poco distolsi lo sguardo. Come per l'acqua, i rettili mi terrorizzavano. Per me era quasi impossibile guardarli senza chiudere gli occhi o alzare le braccia per nasconderne la vista.
Quando andavo con i miei genitori allo Zoo era sempre un problema, per superare la gabbia dei coccodrilli bisognava attraversare un ponte sospeso sopra essa. Gli animali ci guardavano con occhi stanchi e annoiati, ma io sapevo che era una finta per farci abbassare la guardia. Sapevo che se anche solo qualcosa gli fosse stato buttato di sotto, loro, con uno scatto gli sarebbero piombati sopra e l'avrebbero ridotto a brandelli.
Attraversavo rapidamente quel luogo tenendo gli occhi ben chiusi, ma una volta arrivata alla fine mi toccava comunque aspettare i miei genitori parecchio lenti che si soffermavano in quel reparto più tempo del normale.
Chiunque avesse inventato quella gabbia doveva per forza essere stato un pazzo, oppure un sadico, che poi è quasi la stessa cosa.Il coccodrillo entrò lentamente nella grande sala. Il suo sguardo placido squadrò l'intera serra in cerca dell'elemento estraneo che aveva disturbato il suo tranquillo riposo. Mi maledii per essere entrata in quella stanza e per non essere stata fulminata dalla scarica elettrica che aveva colpito l'arancia. Quella sarebbe stata di sicuro una sorte migliore di quella che mi aspettava a momenti.
Provai a rimanere ferma sul posto e non muovermi. Forse l'animale non mi avrebbe visto e sarebbe tornato a dormire con gli altri, così avrei potuto avvicinarmi silenziosamente e chiudere la finestra.
Non avevo la minima idea di come funzionasse la vista dei coccodrilli, ero sempre stata troppo terrorizzata dalle loro immagini per poterne sapere di più al proposito.Mi pentii presto di quella decisione, perché avevo il presentimento che il coccodrillo mi avesse visto nel preciso istante in cui era entrato nella stanza e che adesso stesse facendo solo finta di cercarmi in giro, come per illudermi che potessi avere anche solo una possibilità di scappare via da lui.
Sembrò quasi sorridermi quando finalmente posò i suoi freddi occhi da predatore su di me. Il suo muso da rettile fece una smorfia all'insù che non mi piacque affatto, stava sicuramente pensando al modo migliore per mangiarmi.

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Voglio vivere
HororEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...