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Ancora sull'autobus, l'unica differenza stava nel verso col quale la strada veniva percorsa. Non ripresi ad ascoltare la musica, era meglio rimanere vigile per il momento. Le persone all'interno del mezzo sembravano osservare con la coda dell'occhio ogni mio più piccolo movimento. Sentivo il peso dei loro sguardi addosso, che mi impediva di rilassare i muscoli sul sedile.

Mi concentrai sul paesaggio esterno nella speranza di dimenticare la loro presenza. Il cielo stava tornando, come di suo solito, coperto da nuvole grigie. I neri uccelli che facevano il nido sotto i tetti delle case volavano bassi, annunciando che verso la sera sarebbe arrivata pioggia. Nonostante ciò, la temperatura esterna non sembrava accennare alcun cambiamento. Quest'anno i venti freddi dell'autunno sarebbero arrivati a dicembre.

Erano ancora le nove e mezza quando la Quarantaquattro si fermò di nuovo nei pressi della mia abitazione. Una piccola villetta di un colore chiaro come la mia stessa anima, che in questo caso vuole indicare una sfumatura tendente al nero carbone.

Frugai nello zaino in cerca delle chiavi del cancelletto e quando le trovai lo socchiusi giusto il tempo necessario per strisciare all'interno della mia proprietà. Attraversai il cortile saltellando per non cadere sulle mine anti-mostro nascoste sottoterra. Le avevo fatte installare già da qualche mese a causa dello sfortunato incontro che avevo avuto con il mio stalker. Egli si era limitato per molto tempo ad arrampicarsi di notte sull'albero nel giardino della mia vicina e osservarmi con un binocolo.

La polizia non aveva saputo fare nulla a riguardo, se non consigliarmi di comprare delle tende più scure e ignorarlo. Inizialmente avevo provato a lanciargli contro qualche oggetto, ma fui costretta a smettere quando arrivò una denuncia formale per aggressione. A causa di essa alcune persone nel mio quartiere fanno di tutto per non incrociarmi, e di questo ne sono più che felice.

Durante l'estate il caldo arrivava a livelli che andavano ben oltre i normali limiti di sopportazione e più volte mi ero divertita a usare un ventilatore davanti alla finestra chiusa, solo per fare invidia allo stalker. Lui, non apprezzando il mio umorismo, aveva risposto introducendosi in casa e nascondendo un walkie-talkie sotto al mio letto. Non riuscendo a capacitarmi del fatto che qualcuno potesse entrare e uscire a piacimento dalla mia proprietà avevo ricoperto il giardino di mine.
In questo modo parecchi dei miei problemi trovarono soluzione, anche se la coordinazione corporea non è il mio forte e una volta avevo anche rischiato di finire in ospedale.

Suonai il campanello e dalla porta mi rispose una voce meccanica: «Identificarsi, prego.»
Era Soes, il mio Sistema di sicurezza elettronico per la casa. L'avevo comprato con i punti accumulati dalla spesa delle mine, gli esplosivi e il set di coltelli da cucina.

«Sono io», risposi.
La porta si aprì facendomi così entrare nelle sicure mura della casa. Prima o poi avrei scoperto come Soes facesse a riconoscere sempre chi ci fosse dall'altro lato del campanello.

Mi barricai immediatamente nel bunker anti-mostro che si collegava con grandi tubi a tutte le stanze della casa.
Accesi il computer di quella stanza e controllai che niente di estraneo fosse entrato nell'abitazione. Dopo aver constatato di essere al sicuro mi lasciai ricadere sulla sedia girevole.

La giornata era iniziata da poco e già si presagiva che non avrebbe portato a niente di buono.
Tutti i Protagonisti almeno una volta durante la loro breve esistenza si sono visti costretti a imbarcarsi per un'avventura potenzialmente mortale.
Fino a ora ho cercato in ogni modo di evitare di dover compiere grandi azioni, ma con l'andamento che stavano prendendo le vicende in questo periodo sarebbe per me impossibile non ritrovarmi coinvolta in un combattimento con qualche potente mostro.

Sospirai, osservando il soffitto di metallo del bunker. Non c'era moltissimo lì sotto, se non alcune scorte di cibo, acqua, un materasso e il computer. Alle pareti erano appesi poster motivazionali di gattini che saltavano su frasi come: "Lavorare troppo fa male", "Bevi tanta acqua", "Ricordati di lavare i denti" o "Ti ordino di mangiare qualcosa subito!".

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