La divisa che l'uomo indossava parlava chiaro, era sicuramente l'autista del pulmino di quell'ospedale. D'altro canto non bisogna mai dare nulla per scontato al giorno d'oggi, tutti hanno la possibilità di rubare un abito e un mezzo di trasporto. Non dava però l'impressione di essere un ladro o un mostro, sembrava solo un uomo molto scocciato dal dover compiere il proprio lavoro. Con una mano si stava arricciando i baffi neri all'insù, nell'attesa che io recepissi il messaggio e decidessi di andarmene.«Mi dica almeno dove posso comprare il biglietto.», lo pregai.
«No.», disse lui fermamente.
«Perché no?», chiesi seccata.
«Perché non lo so.»«Come fa a non saperlo?», domandai confusa.
«Beh, nessuno me ne ha mai fatto vedere uno, né tanto meno mi ha detto dove acquistarlo.»«Quindi non è obbligatorio il biglietto?» avanzai.
«No, il biglietto serve! Senza il biglietto non si sale.», rispose lui interdetto.Ci pensai su, la voce all'interno della mia testa mi suggerì come agire e dissi: «Allora anche lei non può salire visto che non ha il biglietto.»
Lo sguardo dell'uomo vacillò per qualche attimo, lasciando intravedere il seme del dubbio. «No, per me è diverso», spiegò. «Io devo guidare, non ho bisogno del biglietto.»
«Ne è sicuro?», domandai io con finta innocenza.
«Sì», rispose deciso. Poi, riflettendo e socchiudendo malignamente gli occhi, gli venne un'idea che sarebbe andata a suo favore.«Forse non hai tutti i torti. In questo caso non posso stare qui sopra un minuto di più.», detto questo scese dal pulmino. Estrasse un giornale dalle pagine ingiallite e si accomodò sulla panchina rotta dove fino a poco prima mi ero ritrovata a sedere anch'io.
Rimasi imbambolata per un istante, avevo appena perso l'autista dell'unico mezzo a disposizione. Io non sapevo di certo guidare e non avevo nemmeno l'età giusta per farlo. Dovevo risolvere la situazione alla svelta, prima che Federica si sentisse troppo male anche solo per respirare.
Mi voltai verso di lui, da lì potevo leggere il suo giornale e potei constatare che fosse parecchio vecchio. Probabilmente non usciva dal suo autobus da un bel po' di tempo e non sapeva cosa stava accadendo fuori nel mondo.
«Signor autista...», iniziai, ma venni interrotta da lui.
«Vermiglio», pronunciò indicando la targhetta arrugginita sul suo vestito. «Ernesto Vermiglio.»«Signor Vermiglio...», riformulai.
«Sì?»
«Lei non ha mai visto dei biglietti, giusto?», domandai con una punta di curiosità.«Sì, perché?», chiese lui.
«Si dà il caso che io abbia appena trovato tre biglietti. Se vuole gliene posso dare uno, così ci può accompagnare da un dottore che possa aiutare la mia amica.»Accettò più dubbioso che infastidito e io gli porsi tre foglie che avevo precedentemente raccolto lì da terra. Lui le afferrò con la mano guantata e risalì sul pulmino. Tirò fuori da un cassettino una vecchia e arrugginita pinzatrice e fece un buco su tutte le foglie, per poi restituirmene due.
Lo vidi fugare ancora nel porta oggetti per estrarne una corda. La lanciò a me dicendo: «Lega il carrello dietro.»
«Non sarebbe più semplice se lei mi aiutasse a trasportare su la mia amica?», notai.
«Sì, ma non sarebbe divertente. Sbrigati a legarlo, altrimenti parto da solo.», concluse sedendosi davanti al volante.Legai in fretta il carrello, facendo attenzione ad annodare bene la corda e pregando che il pulmino non andasse troppo veloce. Salii e mi sedetti davanti, vicino al finestrino.
La strada fu breve e per tutto il tragitto il pulmino non fece altro che perdere pezzi e sobbalzare a ogni curva.
Cercai di capire a che categoria appartenesse l'autista e giunsi alla conclusione che si trattava di uno "Sfruttatore".
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Voglio vivere
HorrorEster è una ragazza che cerca di sopravvivere in un mondo popolato da mostri. Le persone di questa realtà nascono divise in categorie, che non sono altro che stereotipi di personaggi in un horror. Per quanto tutto questo possa sembrare orribile non...