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Per quanto io possa provarci, pare che per questa notte di dormire non se ne parli: sapere della presenza di Samuele Caputo da qualche parte nella mia casa non mi lascia prendere sonno. Con il pensiero torno alla scena di Samuele e Clara, le mani di lui che la toccavano ovunque. Voglio sapere, devo sapere cosa si prova: c'è la possibilità che io non mi sposi mai, o che lo faccia tra diversi anni e con un vecchio decrepito prossimo alla tomba.
Inspirando bruscamente, prendo la mia vestaglia ed esco a grandi passi dalla mia stanza. Dove sono diretta non lo so nemmeno io. In realtà lo so, ma non capisco perchè: i miei piedi mi portano in giro per la casa alla ricerca della stanza degli ospiti che padre ha lasciato usare a Samuele. Quando vado a sbattere contro qualcuno per distrazione, trasalisco. <<Francesca, cosa ci fai in piedi? Sono le tre e mezza del mattino!>> mi rimprovera Valeria, la figlia della governante. Valeria lavora con noi da quando ha compiuto sedici anni, ma ho passato con lei diversi pomeriggi anche quando eravamo più piccine. Non avevo molti amici, non che ora li abbia, e lei era l'unica compagnia che potevo permettermi. Siamo molto legate, ma a mio padre non piace che io passi il mio tempo con lei; la ritiene inferiore. Per lei è normale girovagare per casa a quest'ora: Padre esige la presenza di pane fatto in casa ogni giorno, e Valeria è l'unica in grado di cucinarlo. <<Stavo... Sto cercando la camera del signor Caputo. Lui ha... ha perso uno dei suoi gemelli, e sembra essere di grande valore. Volevo lasciarglielo fuori dalla porta. Sai... Beh ecco, sai dirmi dove alloggia?>> le domando, ma lei non sembra bersela. <<Francesca...>> inizia con tono rimproverante, ma la mia espressione implorante la fa sciogliere almeno un pochino. <<Va bene. Dorme nella stanza che usa sempre tua zia Cosima, quando viene in visita. Però io non te l'ho detto. E, ti prego, non fare cose di cui potresti pentirti, un giorno.>> mi dice, prima di guardarsi intorno e allontanarsi. Pensa che stia andando da lui per donargli la mia verginità? Non potrei mai. Uno scandalo del genere non può cadere sul cognome Genovese. L'unica cosa che voglio fare è provare il piacere che ha provato quell'arpia di Clara questa sera, e a quanto ne so non è necessario perdere la verginità.
Rimango ferma in mezzo al corridoio, ancora molto indecisa sul da farsi. E se mi limitassi ad aprire la porta e osservarlo mentre dorme? Sarebbe troppo strano. Oh, mio Dio, sarebbe stranissimo. La mia curiosità, come quella di una bambina di otto anni, prende il sopravvento, e prima che possa accorgermene mi ritrovo davanti alla porta della sua stanza. Il rumore dell'acqua della doccia mi rassicura un po', e mi convince ad entrare. Spingo leggermente la porta e mi inoltro nella stanza buia: l'unica luce è quella che proviene dal bagno, la cui porta è praticamente spalancata. Deglutisco e mi avvicino.
Quando arrivo praticamente davanti al bagno e sbircio dentro, quello che vedo mi lascia senza parole. Samuele è nudo, in piedi nella doccia, e tiene tra le mani la sua erezione. Spalanco gli occhi cercando di non fare rumore nè di farmi notare mentre continuo a guardarlo. So bene che spiarlo in un momento così intimo è una cosa sbagliata. Non sono mai scesa così in basso in vita mia, ma non riesco a staccargli gli occhidi dosso. L'Inferno è un'accettabile prezzo da pagare per vedere tutto questo. Non ho mai guardato un uomo mentre si procura piacere da solo, e una sensazione strana mi avvolge. Percepisco perfettamente di essere bagnata come non lo sono mai stata, e me ne vergogno.
Potrebbe denunciarmi, se mi vedesse. E farebbe bene, questa cosa è totalmente, completamente, illegale.
Samuele appoggia la mano libera alla parete bagnata della doccia, come se avesse bisogno di un supporto. L'acqua gli scende lungo tutto il corpo, intorno alla sua erezione e all'altra mano, che continua a salire e scendere ritmicamente. In un momento di lucidità, sposto lo sguardo e osservo il suo corpo marmoreo: è bellissimo, sembra quasi finto. Ha diverse cicatrici sulla parte del torace che è rivolta verso di me, e non faccio a meno di chiedermi chi o cosa gliele ha procurate. Probabilmente un coltello, è l'arma più usata nella nostra società.
Mentre sono persa a osservare il resto di lui, Samuele comincia a velocizzare il ritmo della sua mano, che a poco a poco si perde. I suoi movimenti diventano sconnessi, e dalla sua bocca escono gemiti di piacere che mi fanno eccitare più di ogni altra cosa al mondo. Un ultimo movimento lo porta all'apice del piacere: geme con forza, stringendo la mano libera in un pugno e appoggiando la fronte alla parete. Lo osservo mentre cerca di regolarizzare il suo respiro, poi fa una cosa che mi coglie completamente alla sprovvista.
<<Ti è piaciuto lo spettacolo, signorina Genovese?>> mi chiede, guardandomi dritta negli occhi. Spalanco i miei dalla sorpresa, ma non posso andarmene.
Se lo facessi, potrebbe corrermi dietro e rischierei di svegliare mio padre, che mi conficcherebbe un proiettile dritto in testa seduta stante.
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What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia Romance
ChickLitFrancesca è la figlia primogenita del Capo dell'Outfit di Boston, Don Vito Genovese. Quando la sorella minore Valentina si sposa per affari, Francesca crede di avere la possibilità di innamorarsi per davvero. Gli uomini dell'Outfit non l'hanno mai g...