CAPITOLO 40

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La luce del mattino filtra delicatamente attraverso le tende della stanza degli ospiti, riscaldandomi il viso. Apro gli occhi lentamente, ancora stanca e frustrata per la discussione della sera prima. Un misto di frustrazione e malinconia si fa strada nel mio petto mentre mi siedo sul letto e ripercorro ogni istante della serata appena trascorsa. Mentre mi guardo intorno il mio occhio cade sul comodino, dove un biglietto piegato è appoggiato ad un bicchiere d'acqua. Lo prendo, riconoscendo subito la calligrafia precisa di Samuele.
"Devo occuparmi di alcune questioni urgenti. Rimani qui, non torneremo alla penthouse, alcuni facchini stanno portano qui le tue cose, e il tuo dannato gatto."
Rimani a casa. Quelle parole mi irritano più di quanto dovrebbero. Sarà sempre così. Samuele decide, e io devo accettare. Irritata, prendo un cuscino e ci immergo il viso, cacciando un urlo, poi lancio il biglietto sul letto e mi alzo.
Dalla finestra della camera degli ospiti osservo i giardini perfettamente curati di casa Caputo: ci saranno almeno cinque giardinieri già immersi nella potatura delle siepi, che devono essere perfettamente simmetriche. Gli uomini della sicurezza camminano avanti e indietro, come sempre. È una prigione dorata, bella e lussuosa, ma pur sempre una prigione. La mia mente va subito a Sandra, mia suocera, e a come lei un ci abbia passato una vita, qui, senza mai alzare un dito o ribellarsi.
Scuoto la testa. Non posso continuare così. Non è la vita che voglio.
Osservo il solito andirivieni della sicurezza: uomini armati, occhi vigili. Come farei ad uscire senza attirare l'attenzione?
Afferro il telefono appoggiato al letto e faccio partire una chiamata. Valeria risponde subito: <<Frankie! Dio, stai bene?>> mi domanda. <<Sto bene, ma ho bisogno che mi raggiungi in una delle stanze per gli ospiti, quella nell'ala est.>> le dico, chiudendo poi subito la chiamata.
Mentre la aspetto, mi lavo e mi cambio in fretta, indossando jeans e una semplice maglietta bianca. Sulla testa, un vecchio cappellino vintage, i capelli legati in una coda alta. Evito di aggiungere qualsiasi cosa che possa attirare attenzione, come gioielli o borse firmate.
Poco dopo, Valeria entra nella mia stanza, lo sguardo confuso, ma pronto ad ascoltarmi. <<Devo uscire dalla villa senza che nessuno mi segua.>>
Lei mi guarda come se fossi una pazza. <<Ma è pericoloso! E poi, stamattina, Samuele ha dato ordini precisi...>>
<<Samuele non mi ha lasciato altra scelta, Vale. E poi tu non devi rispondere ai suoi ordini, ma ai miei. Che più che ordini sono richieste di aiuto.>>
La mia amica esita per un momento, poi annuisce risoluta. <<Cosa vuoi che faccia?>>
Inizio a spiegarle il mio piano: lei uscirà nel giardino fingendo di avermi vista scavalcare la siepe dell'ala est con in mano una valigia e una pistola. La sicurezza si precipiterà sicuramente da quella parte della proprietà, lasciando un vuoto temporaneo al cancello secondario, quello da cui entrano i giardinieri e da cui uscirò io rubando una delle auto dal garage. <<E se ti trovano? Ma dove andrai?>> mi domanda lei, chiaramente non convinta.
<<Se mi trovano almeno ci ho provato. In quanto a dove andare, non lo so. Voglio capire cosa c'entra Monzegli in questa storia, e dimostrare a quel cretino di mio marito che sono in grado di badare a me stessa E di aiutare nelle faccende del clan.>> le rispondo con sincerità. Valeria si limita ad annuire, poi esce dalla stanza e scende al piano terra mentre io raccolgo tutte le mie cose e vado dalla parte opposta, verso il garage. Quando esco dalla stanza, il cuore mi batte forte. Ogni passo sembra un azzardo, ma non mi fermo.
Sento la voce di Valeria provenire da fuori una delle grandi finestre del corridoio, per mia fortuna, vuoto. Mi avvicino e osservo la scena. <<La Signora Caputo! Si è lanciata oltre la siepe! Aiuto! Ha una pistola!>>
Tutti si muovono immediatamente, lasciando le loro postazioni e dirigendosi verso l'ala est. L'agitazione cresce, le comunicazioni via radio si moltiplicano. Qualcuno avrà già avvertito mio marito. È il caos perfetto.
Arrivo al garage senza incontrare nessuno: gli uomini della sicurezza sono distratti, e il personale della villa sembra essere altrove.
Un piccolo sorriso mi sfugge quando vedo, in un angolo, una vecchia utilitaria. È l'auto di uno dei giardinieri. Le chiavi sono appoggiate su un banco lì vicino. Perfetto.
Mi dispiace, Samuele, ma oggi decido io.
Salgo in auto e giro la chiave: il motore si accende con un borbottio sommesso. Quando varco il cancello della villa, sento un'ondata di sollievo. Finalmente libera.

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutt*!
Eccomi come promesso con alcuni nuovi capitoli di questa storia! Per continuare a scrivere, ho bisogno che chi ha amato questa storia fino ad ora cerchi d votare e commentare il più possibile, per farla arrivare a chi magari se l'è dimenticata o non l'ha mai letta! Per favore,  VOTATE E COMMENTATE! E, se ve la sentite, condividete!
Ci risentiamo presto con altri contenuti!
Un bacio,
Feda <3

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora