CAPITOLO 8

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Quando entro nella sala delle colazioni, l'unico presente è mio padre: è seduto a capotavola, il giornale locale, fresco di stampa, in mano. Indossa come sempre un completo elegante, che si differenzia da quelli che porta alle cerimonie solamente per il colore blu scuro e l'assenza di una cravatta.

<<Buongiorno.>> dico, timida. Non sono abituata a fare colazione con mio padre. O qualunque altro pasto, in realtà. Lui sposta gli occhi dall'articolo che sta leggendo per squadrarmi con espressione contrariata. <<Potevi indossare qualcosa di più elegante. Caputo penserà che sei una ragazzina medio borghese qualunque.>>

Non rispondo, mi limito a chiudere gli occhi per un secondo e a sedermi il più lontano possibile da mio padre. Pochi minuti dopo, Samuele e i suoi due uomini più fidati fanno il loro ingresso nella sala. Mio padre chiude il giornale e si alza a salutarli, stringendo la mano ad ognuno di loro. Io rimango seduta, ma mi prendo il tempo di osservarli: Samuele porta una polo beige sbottonata, e un paio di pantaloni neri a sigaretta. I suoi uomini, poco dietro di lui, indossano due completi neri semplici.

Quando gli occhi di Samuele incontrano i miei, una sensazione di calore mi raggiunge le guance, costringendomi ad abbassare lo sguardo sul mio piatto ancora vuoto. <<Prego, accomodatevi. Samuele, perchè non ti siedi di fianco a Francesca?>> lo incoraggia mio padre, facendomi imprecare sotto voce. <<Come, prego?>> mi chiede Samuele mentre sposta la sedia accanto alla mia e ci si posiziona. <<Oh, nulla.>>

<<GIOVANNA!>> la voce di mio padre mi fa sobbalzare leggermente. La donna sbuca subito da dietro l'ingresso, un sorriso cordiale dipinto in volto. Saluta gli ospiti e domanda loro quale sia la colazione che preferiscono. Chiedono tutti e tre la stessa cosa: uova strapazzate, toast e bacon. Mi ritrovo ad aggrottare la fronte. <<Signorina Genovese, non è d'accordo con la nostra scelta?>> mi domanda all'improvviso uno degli uomini di Samuele, seduto davanti a me. <<Oh, certo che no. Sono semplicemente più incline a mangiare qualcosa di dolce, la mattina, signor...?>> mi fingo interessata a sapere il suo nome, così padre non potrà lamentarsi del mio comportamento sgarbato. <<Diego Vinci.>> mi risponde con un sorrisetto in volto. Ricambio il sorriso e mi rivolgo all'altro giovane soldato, che scopro chiamarsi Carlo ed essere suo fratello.

Rimaniamo in silenzio finchè Giovanna e Valeria non arrivano con i piatti fumanti. Noto fin da subito, e con piacere, che la giovane domestica ha sicuramente attirato l'attenzione di entrambi i soldati. Quando sposta lo sguardo su di me, le faccio l'occhiolino, e lei trattiene una risata. Bevo un sorso di cappuccino e scuoto la testa.

<<Allora, signor Caputo. Ha passato una notte interessante?>> le parole di mio padre mi fanno quasi strozzare con il caffè. <<Tutto bene, signorina Genovese?>> mi chiede Samuele, visibilmente divertito. <<Si, scusatemi. Non è nulla.>> mento.

<<La prego, mi chiami Samuele. Ho passato una bellissima nottata. Ricca di sorprese.>> dice riferendosi chiaramente al nostro incontro. <<Sorprese? Che genere di sorprese?>> gli domanda mio padre, confuso. Io rimango perfettamente in silenzio, fingendomi interessata. <<Beh, per prima cosa le federe dei cuscini erano in seta pura, mai provate prima. Ah, e ho fatto la doccia più bella della mia vita.>> ammette, facendomi nuovamente arrossire. Non posso passare un altro minuto in sua presenza.

<<Padre. Ho lezione di pianoforte tra quindici minuti. Vorrei andare in camera a rinfrescarmi e poi esercitarmi prima che arrivi il signor DuBois. Posso?>> domando con la voce più dolce che sia capace di fare. Lui, combattuto, mi dà il suo permesso. Mi scuso con i presenti, cercando di non guardare mai Samuele negli occhi, e mi ritiro nelle mie stanze.

Una volta chiusa la porta alle mie spalle, mi ci accascio contro.

Quest'uomo finirà con l'uccidermi, ne sono certa.

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora