CAPITOLO 26

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Il viaggio di ritorno sembra durare ore: restiamo entrambi in silenzio, io che guardo fuori dal finestrino e Samuele chino sul suo smartphone. Le sensazioni che mi ha portato quel bacio sono ancora in circolo in tutto il mio corpo, e cerco di nasconderlo meglio che posso. La vicinanza di quest'uomo credo sarà sempre un problema per me; è così irritante, ma mi ritrovo sempre a volerlo più vicino, come una falena attratta dalla luce di un lampione. 

Una volta arrivati al parcheggio sotterraneo di casa, saliamo in ascensore ancora in un completo silenzio. Samuele mi sembra piuttosto irritato: ha i pugni chiusi e le nocche di un colore talmente chiaro che si avvicina quasi al bianco. Mentre saliamo lentamente ogni piano, non riesco a non pensare a ciò che è successo prima. <<Non avrei dovuto flirtare con Vincenzo. Hai tutto il diritto di non volermi guardare in faccia.>> mi limito a dire, forse lasciando che parli l'alcool ancora in circolo. Samuele prende un respiro profondo e si volta verso di me, gli occhi verdi puntati dritti nei miei. <<Non ti guardo in faccia perchè sto combattendo l'impulso di sbatterti contro questo dannato ascensore e prendermi ciò che è mio, una volta per tutte.>> 

Pronuncia queste parole nel momento esatto in cui le porte dell'ascensore si aprono con un bip, e davanti a noi si apre la penthouse, illuminata solo dalla luna fuori dalle enormi finestre a parete. Samuele si dirige a grandi passi verso la sua stanza, chiudendosi la porta alle spalle e senza proferire parola. Io rimango qualche secondo all'interno dell'ascensore, stupefatta e senza fiato. <<Prendermi ciò che è mio, una volta per tutte.>>  La sua voce riecheggia nelle mie orecchie facendomi venire la pelle d'oca, e una sensazione famigliare si fa strada nel mio intimo. Istintivamente, mi porto una mano in fronte e mi avvio verso la mia stanza, chiudendo la porta a chiave dietro di me. 

Quest'uomo è un grande mal di testa che cammina, non c'è dubbio. 

Appoggiata alla porta, osservo quella che sarà la mia camera da letto almeno per i prossimo giorni e non riesco a non chiedermi se dormiremo separati anche dopo il matrimonio. Il letto a baldacchino in stile barocco è posizionato perfettamente al centro della parete alla mia destra; ai suoi lati, gli eleganti comodini riprendono le decorazioni della struttura. Un bellissimo tappeto persiano indubbiamente molto costoso ricopre gran parte del pavimento, lasciando però qualche metro di legno scuro scoperto. Nell'angolo a sinistra un piccolo piedistallo con uno specchio a figura intera e una finestra che dà sulla città sembra poter essere un mini angolo personale. Alla mia sinistra, la porta del bagno privato segue lo stile delle pareti per metà in legno; poco distante vi è la porta della cabina armadio, ancora quasi vuota. Non mi sono portata molti abiti dietro, forse con la speranza illusoria che si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto. 

Quando, dopo essermi preparata per la notte, mi metto sotto le coperte dorate, facendomi strada tra le centinaia di cuscini, la mia mente non ne vuole sapere di spegnersi. Continuo a ripensare a quel bacio, così spontaneo agli occhi degli altri, ma così artificioso ai miei. Le sensazioni che ho provato, tuttavia, mio malgrado, erano reali. 

E se mi stessi innamorando di colui che presto diventerà mio marito? Se mi stessi innamorando di un uomo orribile, capace di uccidere, torturare e truffare gente innocente? 

Sono in un bel guaio. 

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora