CAPITOLO 25

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Le due ore seguenti procedono tranquille, conosco ogni Caputo ancora in vita e ascolto storie su chi non c'è più. A quanto sento, pare che il padre di Samuele non fosse esattamente un grand'uomo: le uniche persone su cui non avrebbe mai alzato un dito erano sua moglie e suo figlio. Per il resto, ha ucciso e torturato più persone di quante ognuno degli invitati abbia intenzione di ammettere. Suo figlio sarà esattamente come lui? Mi ritrovo a pensare a quanta gente abbia già assassinato colui che presto chiamerò mio marito. 

<<Francesca, cara. Ho parlato con la mia assistente, che ne dici di vederci mercoledì e andare in un atelier? Troveremo l'abito perfetto.>> mi dice Sandra in un raro momento in cui siamo solamente io e lei. Samuele deve essere uscito con i suoi cugini, oppure è andato in bagno. Le sorrido. <<Ma certo, signora Caputo. Ne sarei felice.>> 

<<Chiamami Sandra, ti prego.>> ribatte prendendo la mia mano nella sua. Io annuisco con gentilezza. Ero convinta di arrivare qui e trovarmi l'ennesima madre strega, un po' tipo mia zia Cosima. Invece, Sandra sembra una persona squisita. 

A un certo punto, mi scuso e decido di andare alla toilette: non ho idea di dove sia, quindi girovago un po' per la casa aprendo un po' di porte. Quando arrivo davanti all'ennesima porta in legno bianco, questa volta socchiusa, sento delle voci provenire dall'interno: riconosco quella di Samuele, ma non riesco a decifrare cosa stia dicendo. Decido, mio malgrado, di avvicinarmi e sbirciare all'interno, e quello che vedo mi blocca il respiro a mezz'aria. 

Samuele è in piedi al centro della stanza; davanti a lui, Lidia ha le braccia conserte. La vedo avvicinarsi al mio promesso sposo e sussurrargli qualcosa all'orecchio, poi la sua mano si abbassa e accarezza i pantaloni di Samuele poco sotto la zip. Mi viene la nausea solo a guardare la scena, e mi allontano velocemente, tornando nel salone dove la festa sta continuando. 

Forse credere che mio marito mi sarebbe rimasto fedele pur non amandomi è stato stupido, ma due possono giocare allo stesso gioco. Se lui non ha intenzione di portarmi rispetto, non lo farò nemmeno io. Mi avvicino a grandi passi al primo cameriere che vedo con un vassoio carico di calici di vino e ne prendo due, buttandoli giù in pochi secondi. Quando, con la coda dell'occhio, noto Vincenzo Caputo, il cugino più grande di Samuele, avvicinarsi da solo al buffet, decido di cogliere l'occasione. <<Vincenzo! Come stai? Ti diverti?>> gli domando, alzando il mio tono di voce di qualche ottava. Lui mi squadra dalla testa ai piedi, interessato, poi mi sorride. <<Credo che il divertimento non esista, in questa casa. Ma ora che sei qui sto molto meglio, grazie.>> mi dice, portando una mano al mio fianco e muovendola leggermente su e giù, come per accarezzarmi. Devo ammettere che quel contatto non è per niente piacevole, anzi, mi da fastidio, ma nella mia mente torna l'immagine della mano di Lidia chiusa a coppa sui pantaloni di Samuele, e la cosa mi fa continuare. Per i quindici minuti successivi, rido rumorosamente a ogni battuta che fa l'uomo davanti a me, avvicinandomi sempre di più a lui. 

<<Sei così spiritoso!>> dico appoggiando la mano sul suo avambraccio, nel momento esatto in cui Samuele rientra nella sala e il suo sguardo incontra il mio. Lo vedo avvicinarsi a noi con un'espressione enigmatica. <<Vincenzo. Se ci vuoi scusare.>> dice poi al cugino, prima di afferrarmi un braccio e portarmi vicino al camino. Sento gli occhi di tutti puntati addosso, e alzo la testa incontrando gli occhi del mio promesso. <<Vuoi perfavore spiegarmi cosa cazzo ti è saltato in testa? Flirti con mio cugino davanti a tutta la mia famiglia, ora?>> me lo dice quasi in un sussurro, per non far sentire chi ci sta intorno. Lo guardo schifata. <<Io almeno lo faccio alla luce del sole. Non mi faccio strizzare le tette in una stanza appartata, maritino.>> gli dico con tutto l'odio e lo schifo che sto provando. Lui inarca un sopracciglio, e posso vedere dalla sua espressione che sta tornando con la memoria a pochi momenti fa, con Lidia. <<E' questo il problema? Non so cosa tu abbia visto, ma se fossi rimasta qualche secondo in più, mi avresti visto rifiutarla e uscire a fumare.>> 

Rimango un attimo interdetta, e non so bene cosa rispondere. Mi sta dicendo la verità? Non avrebbe motivo di mentirmi, non siamo nemmeno ancora sposati. 

<<Questo non cambia il fatto che ogni tua "amica", in questa sala, sia pronta a mancarmi di rispetto perchè sanno perfettamente che la nostra non è un'unione d'amore.>> gli dico, pentendomene. E' ovvio che la nostra non sia un'unione d'amore, è un matrimonio combinato, per quanto tentiamo di fare credere il contrario. 

Lo vedo inspirare bruscamente e portarsi una mano alla bocca per poi passare in rassegna l'intera sala, frustrato. Quando il suo sguardo torna su di me, mi sento piccola piccola. <<Vuoi che credano che siamo innamorati? Che non toccherei mai più nessuna donna che non sia tu? Bene. Facciamoglielo credere.>> 

E poi, in un lampo, le sue labbra sono sulle mie. Qualcuno dietro di me lascia andare un suono rotto mentre trattiene il fiato. Inizialmente rimango rigida, ma quando la bocca di Samuele inizia a muoversi e le sue mani arrivano al mio viso, mi sciolgo. Una sensazione completamente nuova mi colpisce alla bocca dello stomaco. Lascio che la sua lingua esplori la mia bocca davanti a tutti. Dio, davanti a sua madre. Sento il calore salire dal mio basso ventre e arrivare dritto alle mie guance, che prendono letteralmente fuoco. Le mie mani, da lungo i miei fianchi, si chiudono dietro al suo collo, e cerco di assaporare ogni secondo di questo bacio che sa di tabacco e whisky. 

<<Prendetevi una stanza, voi due!>> la voce di Antonio mi fa sussultare, e mi ritrovo a sorridere contro le labbra di Samuele. Quest'ultimo si stacca da me e, cogliendomi alla sprovvista, mi prende in braccio, stringendo fin troppo la presa sulle mie cosce. 

<<Gran bel consiglio, ma abbiamo una casa.>> dice alzando la voce mentre esce a grandi passi dalla stanza e si avvia, sempre tenendomi in braccio, verso l'automobile parcheggiata fuori. Arrivati davanti alla Jaguar, mi appoggia con delicatezza a terra. 

<<Ti è sembrato abbastanza convincente?>> mi chiede poi, rompendo la bolla che si era creata a seguito di quel bacio. 

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora