SAMUELE'S POVUna volta tornato alla villa, l'assenza di Francesca si percepisce già dal primo gradino dell'entrata. Ogni angolo, ogni stanza, persino la luce del mattino sembrano più spente. Scuoto la testa con rabbia, rifiutando di soffermarmi su quelle sensazioni. Non è di certo il momento per sentimentalismi inutili. Non che lo sia mai, il momento. Devo trovare Francesca.
Quando raggiungo il mio studio, Carlo Vinci è in piedi davanti alla scrivania, lo sguardo colpevole e terribilmente spaventato dalla mia presenza.
«Hai qualcosa per me?» gli domando, senza guardarlo. I miei occhi si fissano su una cartina del territorio, appesa alla parete, segnata con punti e tracciati che indicano i percorsi di ricerca.Carlo esita, cosa che non gli ho mai visto fare. Una frazione di secondo appena, ma abbastanza da farmi irrigidire. «Abbiamo ricevuto una segnalazione. Qualcuno ha visto una donna che corrisponde alla sua descrizione... vicino al porto vecchio.»
Il porto vecchio. Un covo noto per traffici di ogni genere, ma di solito fuori dalla mia giurisdizione. Se davvero Francesca si trova lì, significa che è nelle mani di gente che non fa domande e non lascia tracce. Il traffico di esseri umani è un business incredibilmente ben nascosto.
Mi volto verso Carlo, il mio sguardo tagliente come una lama. «Chi hai mandato?»
«Due squadre. Sono già sul posto. Ma...»
«Ma cosa?» sbotto, perdendo quel briciolo di pazienza che mi era rimasta.
Carlo si passa una mano sulla nuca. «Potrebbe essere una falsa pista. Il testimone non sembrava del tutto affidabile.»
Falsa pista o no, non posso rischiare. Ogni minuto che passa è un colpo alla mia sanità mentale. E se fosse davvero lì? Se fosse ferita, spaventata, in pericolo? La sola idea mi porta a stringere i pugni fino a sentire le unghie scavare nei palmi.
«Voglio aggiornamenti ogni cinque minuti.>> ordino mentre riprendo le chiavi della mia auto e mi avvio all'uscita.
«Signore, non dovrebbe... »
«Carlo, non ti ho chiesto un parere.»
La macchina mi aspetta fuori, dove l'ho lasciata appena dieci minuti fa. Salendo, il mio sguardo si posa sul giardino, sulla fontana centrale che brilla sotto il sole del mattino. Per un breve istante ci rivedo Francesca, in piedi di fianco a me nel suo enorme abito da sposa che sorride al fotografo intento a scattare. In lei regnavano mille emozioni diverse, bastava guardarla: era spaventata, arrabbiata e sfidante, ma bellissima nella sua testardaggine.
Respingo quell'immagine scuotendo la testa. Non è il momento di pensare a quanto sia bella o a quanto mi faccia perdere la testa con la sua ostinazione. Non è il momento di ammettere, nemmeno a me stesso, che la sua assenza è una ferita talmente profonda da non poter essere ignorata.
Una volta raggiunto il porto, vi trovo il caos. I miei uomini hanno setacciato ogni angolo senza risultati. Guardo quello che dovrebbe essere il nostro testimone chiave, un vecchio ubriacone con più birra che sangue nelle vene, ed inspiro bruscamente. «L'ho vista, ve lo giuro!» grida, con la voce impastata. «Una donna alta, capelli chiari... somigliava a quella che cercate.»
«Alta? Capelli chiari?» gli faccio eco con calma glaciale, ma dentro sono un vulcano pronto ad eruttare. Francesca è un metro e sessanta, se lo è, e in più ha capelli castani, piuttosto scuri. Questo idiota ha scambiato una sconosciuta per mia moglie.
Sento la rabbia ribollirmi nelle vene, le mani che mi tremano. Mi avvicino al vecchio e gli sussurro all'orecchio: «Se menti per conto di qualcuno, troverò il modo di fartelo rimpiangere.»
Lui risponde tremando e balbettando qualcosa di incomprensibile, ma da lui non c'è più nulla da ottenere.
<<Capo, una telecamera l'ha inquadrata al mercato giornaliero del quartiere spagnolo. È lei, ne siamo sicuri.>> Carlo si avvicina a me mostrandomi un video che ritrae Francesca con indosso un cappellino e una maglietta bianca, mentre passeggia tranquilla tra i banchi di un mercato qualsiasi. <<E perchè non sei già lì?>> domando. Non aspetto una risposta, salgo in macchina e parto verso i quartieri spagnoli.
Mi sento come se stessi cercando di afferrare il fumo con le mani.La realtà è chiara, anche se non volevo accettarla. È scappata e basta. Ma un'altra realtà mi invade la mente, prendendo il sopravvento. Lei è diventata il mio punto debole. Non posso permettermelo. Non devo permettermelo.
Ma la sensazione di dolore lancinante che provo al petto dice altro.
SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutt*!
Eccomi con un nuovissimo capitolo di questa storia che spero vi stia piacendo o, almeno, tenendo compagnia. Fatemi sapere che ne pensate VOTANDO e COMMENTANDO! Mi serve a raggiungere lettori nuovi e a ricordare ai vecchi che sono tornata, questa volta per concludere la storia.
Un bacio grande,
Feda <3
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What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia Romance
ChickLitFrancesca è la figlia primogenita del Capo dell'Outfit di Boston, Don Vito Genovese. Quando la sorella minore Valentina si sposa per affari, Francesca crede di avere la possibilità di innamorarsi per davvero. Gli uomini dell'Outfit non l'hanno mai g...