Passo il resto della serata con la mano di Samuele ben stretta sul mio fianco, mentre passiamo da un potente uomo d'affari all'altro ad ascoltare felicitazioni e congratulazioni per il nostro imminente matrimonio. Qualcuno chiede, con impertinenza, se la causa di questa unione così repentina sia un bambino in arrivo, ma Samuele tace tutti quanti dicendo che no, siamo semplicemente innamorati. Curioso, dato che non ci siamo più rivolti la parola nè tantomeno visti negli ultimi due mesi.
Deduco che nessuno, o perlomeno un gruppo molto ristretto, sappia della vera ragione dietro al nostro matrimonio: evitare una guerra. Non c'è amore, non c'è passione, non c'è interesse. Solamente business, e la necessità di mantenere una buona reputazione per entrambe le famiglie, insieme a un buon rapporto.
In particolare le donne, tra cui le mie impertinenti cugine Silvia e Sonia, sembrano essere curiose di ascoltare il racconto del nostro primo incontro, di come ci siamo innamorati, del perchè lui voglia sposare proprio me. Immagino che siano state informate da zia Cosima del reale motivo della nostra unione, e che stiano facendo tutte queste domande solo per mettermi in imbarazzo. <<Allora, non ci raccontate la vostra storia d'amore?>> ci incita Silvia, i lunghi capelli biondi tirati su in uno chignon stretto. Faccio per aprire bocca, ma Samuele mi precede, irritandomi. <<L'ho vista per la prima volta al matrimonio di vostra cugina Valentina. Abbiamo ballato ed io non sono più riuscito a togliermela dalla testa. Dovevo sposarla, era l'unica cosa di cui ero certo: non dovevo, non potevo lasciarmi scappare la donna più bella di tutto il Mob.>> scandisce perfettamente le ultime parole abbassando il suo sguardo su di me e stringendo la presa sul mio fianco. Sta ovviamente mentendo, ma non posso nascondere che sentirgli pronunciare quelle parole mi faccia un certo effetto. Cerco di combattere la mia espressione straniata con un sorriso soddisfatto, mentre fingo di stringermi nel suo abbraccio. Le espressioni di Silvia e Sonia sono confuse, a essere sincera quasi schifate, poi si scusano e ci lasciano soli in mezzo alla stanza.
<<Non ti credevo una così brava attrice.>> mi dice, così vicino al mio orecchio che posso sentire il suo respiro caldo sulla curva del collo. Mi volto e diminuisco ancora di più la distanza tra i nostri volti, mantenendo con espressione seria il contatto visivo. Non può continuare a pensare di farmi paura. <<Non ti credevo un così bravo manipolatore.>> gli rispondo. Lui sogghigna e si raddrizza, prima di allontanarsi da me e andare verso un gruppo di politici simpatizzanti del Mob.
Mentre scruto la stanza, una mano si appoggia sulla mia spalla con delicatezza. Mi volto: Valentina è in piedi davanti a me, insieme a suo marito. Indossa un bellissimo abito nero che le calza a pennello. <<Volevamo farti le nostre più sincere congratulazioni, Frankie.>> dice lei, il tono serio e diplomatico. Aggrotto la fronte confusa, mentre lei indica con la testa qualcosa alla sua sinistra: seguo la traiettoria del suo segnale e vedo Samuele intento ad osservarci. Capisco all'istante: non è realmente quello che vorrebbe dirmi, ma non può farlo nè davanti a nostro padre, anch'egli con gli occhi ovunque, nè davanti al mio promesso. Anthony mi rivolge un sorriso sincero. <<Di qualunque cosa tu abbia bisogno, se quell'uomo ti mette le mani addosso o se non ti tratta come meriti, non esitare a chiamare me o tua sorella. Verremo a prenderti.>> mi dice facendo del suo meglio per non tradirsi e lasciar leggere il labiale all'imponente uomo il cui sguardo sento bruciarmi sulla pelle. Annuisco sorridente. <<Grazie, ne saremo felici.>>
Non avrei mai pensato che Anthony potesse interessarsi della mia incolumità: l'ho sempre visto come un uomo come tanti altri, interessato solo alla bellezza esteriore in una donna e niente più.
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Mentre gli ultimi invitati ringraziano mio padre dell'invito e si congratulano con Samuele per aver deciso di sposarmi, io rimango seduta su uno degli enormi divani in pelle che circondano l'imponente camino.
<<Bene, pare che gli invitati se ne siano andati. Credo sia arrivato il momento per me di ritirarmi nelle mie stanze, avrete sicuramente bisogno di parlare e conoscervi meglio.>> annuncia mio padre, prima di avvicinarsi a me e darmi un bacio in fronte. Vorrei protestare, o correre verso la mia stanza e chiudermi la porta alle spalle, ma sono curiosa di sapere cos'abbia da dirmi il mio promesso. <<Buonanotte, signor Genovese.>>
Samuele è da qualche parte dietro di me, percepisco la sua presenza come fosse una tigre pronta a sbranarmi, ma non posso vederlo. Tengo lo sguardo fisso sul camino spento, la testa alta e la schiena dritta, sull'attenti. <<Credevo di aver capito che non avessi intenzione di sposarti, neanche fosse stata una questione di vita o di morte.>> mi ritrovo a dire, tutt'a un tratto coraggiosa e anche un po' acida. Lo sento espirare con forza. <<Credevo di aver capito che fossi una docile ragazza in età da matrimonio, non una bisbetica da domare.>> ribatte, prima di posizionarsi dietro di me, avvolgermi la gola con una mano e costringermi a tirare indietro la testa incontrando il suo sguardo. Il freddo dell'anello in argento che porta sul pollice contro il calore della mia gola mi fa sobbalzare. Odio ammetterlo, ma questo suo gesto risveglia una parte di me che avevo messo da parte dopo il nostro ultimo incontro. La sensazione di bagnato in mezzo alle mie gambe mi provoca un forte imbarazzo.
<<Non sono una bisbetica, e non mi domerai.>> ribatto. <<Devi imparare a portare rispetto, principessa. Sono pur sempre tuo marito.>> mi dice, infastidito, iniziando ad accarezzarmi il collo con il pollice. Il modo in cui mi chiama principessa mi fa infuriare. Gli afferro la mano e la sposto sul divano. <<Non siamo ancora sposati.>> gli dico, alzandomi in piedi. <<Se mi vuoi scusare, sono piuttosto stanca.>>
Faccio per avviarmi verso la porta ma la sua presa sul mio avambraccio mi blocca, costringendomi a voltarmi. Ora siamo faccia a faccia, o dovrei dire faccia a petto, a pochi, pochissimi centimetri di distanza. Prende il mio mento tra il pollice e l'indice e mi spinge a guardarlo negli occhi: ancora una volta, non sono in grado di decifrare la sua espressione. Non ci leggo nulla, se non rabbia e una punta di desiderio. Ma quello potrebbe essere un riflesso del mio.
<<Non puoi rivolgerti a me in questo modo. A meno che tu non voglia che renda la tua vita un inferno.>> mi dice, avvicinando pericolosamente le sue labbra alle mie. <<La mia vita è già un inferno.>> gli dico, allontanando con forza la sua mano dal mio viso e uscire infuriata dalla sala. Mentre attraverso il corridoio, sento la sua voce provenire da dietro di me.
<<Non hai ancora visto nulla, principessa.>>
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What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia Romance
ChickLitFrancesca è la figlia primogenita del Capo dell'Outfit di Boston, Don Vito Genovese. Quando la sorella minore Valentina si sposa per affari, Francesca crede di avere la possibilità di innamorarsi per davvero. Gli uomini dell'Outfit non l'hanno mai g...