CAPITOLO 23

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SAMUELE

Dimitri Petrov: 36 anni, moglie e figlio a carico, nel Bratva da quindici anni. Esamino con attenzione i documenti che mi ha mandato Vincenzo via mail e non mi accorgo del leggero movimento davanti a me.
Alzo lo sguardo e per un millesimo di secondo smetto di respirare.

Cazzo.

Davanti a me, Francesca indossa il vestito che le ho comprato in quella boutique che mia madre adora, un abito che abbraccia perfettamente ogni curva del suo corpo formoso e che mi urla di strapparglielo di dosso. Quando i nostri sguardi si incontrano, lei raddrizza la schiena, per non farsi vedere intimidita dai miei occhi costantemente sul suo corpo.

<<Maritino. Ti piace la mia mise?>> si limita a dirmi, con tono sarcastico, mentre fa una lenta giravolta mostrandomi, volontariamente, la curva perfetta del suo culo. Mi ritrovo a dover serrare la mascella e a stringere la mano sul bancone per evitare di dare sfogo ai miei impulsi e rovinarle il trucco.

Sapevo che questa donna fosse bella. La prima volta che l'ho vista, in foto, ho subito pensato che fosse una delle donne più attraenti del Mob. Ma ora che è qui, davanti a me, e ho la consapevolezza che tra pochi giorni sarà mia per sempre, mi sembra la donna più bella del mondo. Mi sento un sedicenne sfigato alla sua prima cotta, e invece ho trent'anni e sono il Capo dell'intera criminalità organizzata di New York. <<Sei bellissima.>> le dico, chiaramente cogliendola di sorpresa con il mio tono serio che non lascia trasparire nemmeno una punta di sarcasmo.

La vedo inspirare e la sua espressione si fa seria. <<Ti ringrazio.>>

<<Andiamo?>> le domando, mettendomi la giacca del completo nero e offrendole la mia mano. Lei la prende riluttante ed io la guido fino all'auto. Qui, Carlo ci stava già aspettando. Appena ci vede, apre la porta dei sedili posteriori e allunga una mano per aiutare Francesca a salire. Lo fulmino con lo sguardo e lascio che sia la mia mano a guidarla nell'abitacolo, salendo io stesso dopo di lei.

Quando l'auto parte e lascia il parcheggio dell'edificio, con la coda dell'occhio noto la mia futura sposa che si tormenta le dita. All'anulare sinistro, il costosissimo anello scelto da sua zia Cosima. Non mi fa impazzire, e credo nemmeno Francesca. Forse avrei dovuto lasciare che fosse lei a sceglierlo: dopotutto, non è che la mia proposta sia stata una gran sorpresa. Sono affari. <<Sei nervosa?>> le domando, lo sguardo puntato davanti a me. <<Un po'. La settimana scorsa ero nella cameretta dove sono cresciuta e stavo suonando il pianoforte, oggi mi trovo sul retro di una Jaguar e sto andando a trovare mia suocera e tutta la famiglia del mio futuro marito. Non credi che saresti nervoso anche tu?>> mi domanda, con il suo solito tono saccente che mi fa venire voglia di tapparle la bocca. <<Niente mi rende nervoso.>> le rispondo, serio. Lei cambia espressione, ora sembra divertita da un'idea che ha appena avuto.

<<Ne sei sicuro?>> mi chiede, voltandosi verso di me con un sorrisetto. <<Certo. Cosa dovrebbe farmi innervosire? Sentiamo.>>

<<Io credo di poterti rendere nervoso. Potrei far cadere accidentalmente il mio bicchiere e piegarmi in avanti per raccoglierlo, mostrando a tutti il mio di dietro. Oppure potrei flirtare pesantemente con un cameriere, o meglio ancora, uno dei tuoi cugini.>> mi dice, con tono di sfida. <<I camerieri di casa Caputo sanno perfettamente che non devono nemmeno pensare di guardare il tuo di dietro, e i miei cugini non giocherebbero mai con ciò che è mio.>> noto il suo corpo sussultare mentre pronuncio le ultime parole. Non so ancora se l'idea di appartenermi la ecciti o la faccia incazzare. Magari entrambe le cose.

<<Staremo a vedere, caro.>>

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora