CAPITOLO 22

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FRANCESCA

Quando entro in camera mia dopo essermi asciugata i capelli e aver indossato una tuta e una maglietta, mi sento più sporca di prima. Cosa cazzo è appena successo?

Non riesco a credere a me stessa. Non riesco a credere alla reazione del mio stupido corpo a quell'uomo che dovrei decisamente disprezzare. Mi ha letteralmente comprata in cambio della "pace" come se fossi una cazzo di mucca nel Wyoming degli anni venti! Eppure eccomi qui, ancora dolorante dopo l'esperienza sessuale più spinta della mia vita. Non che ce ne siano molte altre, sia chiaro. Mio padre mi ha sempre detto che è meglio avere lussuria in un matrimonio, non amore. E credo che almeno quella, tra me e Samuele, ci sia. Ora sono certa del fatto che mi desideri come io desidero lui, ma potrà mai bastarmi solo questo? Prima o poi la passione se ne andrà, e cosa resterà? Stima? Lo disprezzo. Amore? Neanche per scherzo. Amicizia? Samuele Caputo non ha amici. 

Mentre cammino pensierosa per la stanza, sento bussare alla porta. <<È aperto.>> dico semplicemente, sperando per qualche motivo che si tratti del mio promesso sposo. Invece, Miriam appare sullo stipite con una grande scatola beige in mano. <<Il Signor Caputo mi ha chiesto di darle questo. C'è anche un biglietto...>> mi dice, porgendomi la scatola e rimanendo immobile, evidentemente in attesa che io la apra per poter vedere bene la mia reazione.

La appoggio sul letto e leggo prima il biglietto, scritto con una calligrafia perfetta.

"RIUNIONE DI FAMIGLIA ALLE 19. INDOSSA QUESTO.

S.C."

Sbuffo. Quando apro la scatola, vedo subito qualcosa di nero: tirandone fuori il contenuto, mi rendo conto che si tratta di un vestito. Un vestito molto costoso, a giudicare dall'aspetto. Ha una manica sola, lunga, e l'altro braccio è lasciato scoperto; uno spacco si apre sul lato sinistro, lasciando praticamente tutta la coscia in bella mostra. 

Sotto il tessuto, nella scatola, c'è un paio di tacchi a spillo neri che si abbinano al vibe dell'abito. <<Sono sicura che le starà benissimo, signorina Francesca.>> la voce di Miriam mi ricorda della sua presenza alle mie spalle. <<Solo Francesca, per favore. È davvero molto bello. È decisamente il mio stile, hai fatto un ottimo lavoro nello sceglierlo.>> le dico, porgendole un sorriso cortese. Il suo volto è confuso. <<Non ho scelto io questo vestito, Francesca. È stato il signor Caputo.>>

Le sue parole mi fanno rivoltare lo stomaco. Quest'uomo è davvero andato in una boutique a cercare un vestito per me? Non è possibile.

<<Grazie, Miriam. Puoi chiamare la mia... assistente, Valeria? Vive al piano di sotto.>> le domando con un sorriso educato, chiedendole implicitamente di andarsene. Lei mi fa un rapido cenno di saluto, poi esce dalla stanza, lasciandomi sola con il vestito che mi ha comprato il mio futuro marito.

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Un paio d'ore dopo, Valeria è nella mia stanza e sta finendo di sistemarmi i capelli: ha deciso che era meglio averli raccolti con questo tipo di vestito, quindi li ha acconciati in un semplice chignon basso e ha lasciato due ciocche mosse ad incorniciare il mio viso. Abbiamo mantenuto il make-up piuttosto semplice, con un sottile eyeliner nero e un rossetto nude. Dopotutto, devo incontrare mia suocera. Non voglio avere un aspetto da torta di compleanno.

Una volta scesa dalla sedia e indossati i tacchi a spillo e i gioielli, sono pronta. <<Stai da Dio, Frankie.>> Valeria mi guarda attraverso lo specchio vintage a figura intera posto nell'angolo della stanza. <<Grazie, Vale. Tra l'altro.. come è andata la giornata? Ti ho vista a malapena. Scusa se ti ho fatto comprare tutte quelle piante. Questa casa mi sembrava morta.>> le dico, prendendo la sua mano nella mia. <<La mia giornata è stata abbastanza piacevole, grazie. Non avrei avuto praticamente nulla da fare, se non mi avessi chiesto quelle piante, quindi ti ringrazio. Non sono abituata a non fare niente>> mi dice con una leggera alzata di spalle e un sorriso malinconico. 

Le sorrido, ripensando a tutte le ore di lavoro extra a cui mio padre l'ha sottoposta solo perché era in visita qualcuno di irrilevante, o perché non aveva nessun altro da esasperare. <<È ora di andare a conoscere i Caputo. Come ti senti?>> mi chiede, controllando il suo orologio nero. <<Leggermente nervosa. Ho sempre solo sentito parlare di questa famiglia. Non so cosa aspettarmi.>>

<<Sono certa che ti ameranno, è impossibile non farlo.>>

Eppure sono convinta che il mio futuro marito l'Amore non l'abbia mai conosciuto, nè intende conoscerlo.

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora