CAPITOLO 13

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Davanti a me si apre la nostra sala dei ricevimenti: in fondo alla stanza, un lungo tavolo straripa di bevande e cibi tipici italiani. Il vino e lo champagne non mancano mai: gli invitati hanno tutti un calice in mano mentre, a piccoli gruppi, conversano non notando ancora la mia presenza. Vedo Valeria e Giovanna muoversi lungo la sala con un vassoio pieno di calici pieni in mano, insieme ad altri uomini e donne dello staff. 

Analizzo l'intera sala alla ricerca del mio promesso sposo, e quando lo vedo, i suoi occhi sono già puntati su di me. Inspiro bruscamente e tiro su la testa, raddrizzando la mia postura. Tento di distrarmi guardandomi intorno alla ricerca di Valentina, mia sorella. La trovo insieme al marito che mi sta osservando, l'espressione tra il sollievo e la pietà. Faccio per avviarmi verso di lei, ma vengo fermata.

<<Gioia mia, eccoti finalmente.>> sento la voce di Padre mentre con la coda dell'occhio lo vedo avvicinarsi a me e scoccarmi un bacio in fronte. Prende con delicatezza la mia mano destra e la appoggia al suo avambraccio, prima di scortarmi verso il gruppo di uomini della famiglia Caputo. Samuele, vedendoci arrivare, si volta completamente verso di noi, ed io rimango senza fiato: indossa uno smoking total black, sia la camicia, che la cravatta, che la giacca sono di un nero corvino. Ai piedi ha un paio di scarpe eleganti di una qualche boutique newyorkese, fresche di lucidatura. Quando siamo abbastanza vicini, lo vedo prendersi il suo tempo per squadrarmi tutto il corpo, dalle scarpe al fiocco tra i miei capelli, e mi trovo costretta a deglutire dall'ansia.  <<Samuele, ti ricordi di mia figlia Francesca.>> mi presenta mio padre, provocandomi, in reazione, un suono tra il riso e un colpo di tosse. Certo che si ricorda di me, mi deve sposare. La sua espressione severa mi fa tornare seria, poi lascia il mio braccio e mi dà una leggera spinta verso l'uomo che presto chiamerò marito. 

Samuele fa un passo avanti, torreggiante sopra di me, mi cinge la vita con un braccio, e si abbassa per lasciarmi un bacio prima su una guancia, poi sull'altra, alla maniera italiana. Sono due baci delicati, quasi non mi ha toccata, ma la sua presa sulla mia schiena è forte, possessiva. Anche quando si stacca, la sua mano rimane lì, mentre lui si sposta al mio fianco. E' solo in questo momento che mi accorgo del silenzio tombale che è calato sulla sala: tutti ci stanno guardando, in attesa. Mia zia Cosima, insieme alle mie cugine, ha un'espressione indecifrabile: lei sembra incredula, loro anche, ma con un'aggiunta di invidia pura. Odio ammetterlo, ma vederle così mi fa sentire bene. 

Samuele lascia la presa sulla mia schiena e si mette una mano in tasca, tirando fuori una scatolina rossa con un piccolo bottoncino dorato. La ricosco subito: Cartier. Il respiro mi muore in gola mentre si volta verso di me e apre la scatolina, senza inginocchiarsi. <<Spero che tu mi voglia sposare, Francesca Genovese.>> sussurra prima di aprire la scatolina e rivelare un enorme diamante quadrato su un anello in platino puro. Ovviamente non si è preso la briga di informarsi su quale possa essere il mio stile in materia di gioielli. Lo guardo negli occhi e vorrei poter rifiutare, vorrei poter prendere quella scatolina e buttarla fuori dalla finestra, ma non posso. Nel suo sguardo non vedo alcun tipo di emozione o sentimento, solo durezza. Faccio del mio meglio per fingere un sorriso spontaneo, e mi limito ad annuire con vigore, come se questo fosse il sogno di tutta la mia vita. Anche lui mette in mostra il suo miglior sorriso mentre prende la mia mano e infila l'anello nel mio anulare sinistro.

L'intera sala scoppia in un applauso mentre ci voltiamo a lui alza la mia mano nella sua in un gesto trionfale, come se avessimo vinto qualcosa. <<BACIO! BACIO! BACIO!>> iniziano a cantare tutti quanti in coro. Inspiro bruscamente: non avevo pensato a questo dettaglio. Nessuno aveva chiesto a Valentina di baciare Anthony, durante la sua festa di fidanzamento: ero convinta fosse una specie di tabù, che si pensasse che il primo bacio fosse quello dato all'altare. Samuele si volta verso di me, mi osserva per qualche secondo e poi, con nonchalance, prende il mio mento tra il suo pollice e il suo indice, e mi scocca un bacio delicato sulle labbra. 

Mi ero dimenticata la sensazione delle sue labbra perfettamente morbide sulle mie? No. Sono comunque rimasta imbambolata come una ragazzina di quindici anni dopo il suo primo bacio? Certo

Gli invitati scoppiano nuovamente in un applauso, e il banchetto può finalmente cominciare. 

Ora le cose si fanno serie. 

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora