Il viaggio da Boston a New York dovrebbe durare almeno quattro ore e mezza, ed io non ho idea di come le impegnerò.
Dopo circa mezz'ora che siamo in auto, con sottofondo "Heartless" di Kanye West, la mia mente viaggia in mille direzioni diverse: e se pretendesse di fare sesso prima del matrimonio? E se mi avesse presa per uccidermi e farla pagare a mio padre? O peggio, se avesse preso me per poi far esplodere la mia casa con mio padre e tutti quanti al suo interno?
<<A cosa stai pensando?>> la voce imponente di Samuele, che guida di fianco a me, mi risveglia dai miei pensieri. Mi schiarisco la voce per prendermi qualche secondo di tempo. <<Posso essere sincera?>>
<<A me dovrai sempre dire la verità, principessa.>> mi dice, spostando lo sguardo dalla strada al mio viso, ora leggermente imbarazzato. Non so perchè quella dannata parola mi faccia questo effetto. Non avevo notato prima d'ora quanto fossero perfette le sue ciglia, e quanto fosse taurino il suo collo. Mi vedo costretta a stringere le cosce insieme per scacciare via la sensazione che si è creata nel mio punto più sensibile. <<Perché hai deciso di sposarmi?>> gli chiedo, quasi in un sussurro. Lui aggrotta la fronte, la sua attenzione di nuovo sulla strada. <<Perché era il modo più semplice di evitare una guerra.>>
<<Si, questo lo so. Ma perché io? So per certo che mio padre ti ha offerto entrambe le mie super sexy cugine e anche qualche altra ragazza dell'Outfit. Probabilmente anche tutte insieme.>> forse ho oltrepassato il limite facendogli questa domanda, la mia curiosità mi ucciderà un giorno. Osservo le sua mani stringere sicure il volante, quando noto un piccolo tatuaggio sulla pelle del suo indice. E' una scritta, ma non riesco a leggerla.
<<Va bene. Ho scelto te perché sei la cosa più preziosa che è rimasta a tuo padre, dopo che Valentina si è sposata. Volevo portargli via l'unica cosa a cui non avrebbe mai voluto rinunciare.>>
E' sincero, lo percepisco dal modo in cui scandisce le parole e osserva la strada. Per qualche strana ragione, mi ritrovo a rilassare le spalle, come se quello che mi ha appena detto non fosse quello che volevo sentirmi dire. Lui torna a studiare la mia espressione, alzando un sopracciglio. <<Sei delusa?>>
<<Certo che no.>> ribatto.
<<Sei delusa.>>
<<Ho detto di no. Era ovvio che si trattasse di una questione di vendetta e non...>> inizio a parlare, ma poi chiudo la bocca. Sposto lo sguardo verso il finestrino per non far vedere la mia espressione palesemente imbarazzata. <<E non... che cosa? Vuoi sapere se ti desidero? Cazzo, Francesca, certo che ti desidero. Non sarei entrato nella tua stanza, quella mattina, se non avessi desiderato vedere le mie dita scomparire dentro di te.>>
Non mi guarda, e aggiungerei grazie a Dio non lo fa: spalanco gli occhi dallo stupore, un calore famigliare che si disperde tra il mio viso in fiamme e il mio basso ventre.
Samuele Caputo mi desidera.
<<Tu mi desideri?>> mi chiede dopo qualche minuto passato in silenzio. Vedo la sua stretta sul volante farsi più rigida in attesa della mia risposta. <<No.>> mento palesemente.
<<No?>> mi fa eco lui, divertito. Non credo sia abituato a sentire questa parola.
<<Esatto.>>
<<Stai mentendo.>> mi accusa, la bocca piegata in un leggero, irritante, ghigno. <<Non sto mentendo.>> ribatto, cercando di guardare ovunque ma non le sue possenti braccia o le sue gambe incorniciate perfettamente da quei dannati pantaloni grigi.
<<Invece si. E sai perché lo so? Lo capisco dal modo in cui stringi con forza le cosce ogni volta che abbasso la mano verso lo schermo. Arrossisci ogni dannata volta che ti guardo, e stai respirando in modo irregolare dal momento in cui sei salita in auto.>> mi sta letteralmente accusando, il tono basso e velenosamente sicuro, ed io non lo sopporto. <<Sei così narcisista da pensare che ogni mio movimento involontario sia dovuto alla tua vicinanza? Vai da un terapeuta.>>
Stavolta ho esagerato. Se l'avessi detto a mio padre a quest'ora avrei l'impronta di cinque dita, con tanto di anelli, che mi attraversa tutta la guancia destra. <<Sei fortunata che non sei ancora mia moglie, altrimenti avrei già trovato un modo per chiuderti quella dannata, insopportabile, perfettamente carnosa boccaccia.>> lo dice con un tono talmente calmo e glaciale che l'aria all'interno dell'abitacolo si fa più fredda all'istante. Quasi credo di essermelo immaginato.
Rimaniamo in silenzio per almeno un'ora, quando lui decide di fermarsi a una stazione di servizio per bere un caffè. Dietro di noi, le altre due auto nere si fermano, imitandoci.
Il resto del viaggio lo passo a far finta di dormire per evitare un'altra conversazione imbarazzante con il mio promesso sposo.
Sento costantemente i suoi occhi addosso, e vorrei urlargli che la strada è davanti, che non vorrei morire proprio prima di diventare la Signora Caputo.
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What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia Romance
Genç Kız EdebiyatıFrancesca è la figlia primogenita del Capo dell'Outfit di Boston, Don Vito Genovese. Quando la sorella minore Valentina si sposa per affari, Francesca crede di avere la possibilità di innamorarsi per davvero. Gli uomini dell'Outfit non l'hanno mai g...