CAPITOLO 24

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FRANCESCA

Quando Carlo parcheggia davanti all'enorme villa dei Caputo, quasi mi viene un colpo: credo sia almeno cinque volte la casa in cui sono cresciuta a Boston. Casa Genovese era anche una delle più grandi della città, ma questa in confronto è una reggia.

Samuele scende per primo dall'auto e allunga la sua mano verso di me per aiutarmi a fare lo stesso. <<Pronta?>> mi chiede mentre mi porge il braccio per fare la nostra entrata trionfale davanti a tutta la sua famiglia. <<Sempre.>> gli rispondo, risoluta, tirando su la testa e raddrizzando la schiena. 

Quando varchiamo la soglia dell'enorme magione di lusso, davanti ai miei occhi si apre una delle entrate più belle e maestose che io abbia mai visto. La studio per qualche secondo, poi una lampadina mi si accende nella testa e mi volto verso Samuele. <<Se stai pensando agli scaloni della Reggia di Caserta, in Italia, è proprio ciò a cui si è ispirata mia madre per questa casa.>> risponde ai miei pensieri lasciandomi a bocca aperta. <<E' incredibile.>> 

Samuele mi conduce poi davanti a un'enorme porta in legno bianco arricchita di piccoli dettagli in oro. Quando uno degli uomini dei Caputo la apre, ecco che ci troviamo catapultati in mezzo all'intera famiglia felice. Ci saranno almeno cinquanta persone in questa stanza, e al nostro arrivo tutte quante smettono di parlare e si voltano verso di noi. 

Una donna sulla cinquantina, vestita di un bellissimo abito tra il grigio e il dorato, si avvicina a noi. <<Sei ancora più bella di come ti aveva descritto Samuele.>> mi dice, prima di stringermi in un caloroso abbraccio. Inspirando sento il suo profumo entrare dalle mie narici e arrivare fino alle ossa. Chanel N5, lo riconoscerei dappertutto: è lo stesso profumo che usò mia madre per anni. <<Francesca, ti presento mia madre, Sandra Caputo.>> dice il mio futuro marito, al mio fianco. <<E' un onore conoscerla, signora Caputo. La sua casa è splendida, e ho visto soltanto due stanze.>> le dico facendola sorridere a trentadue denti. <<Ti ringrazio, bellissima. Come ti trovi in quell'attico? Ho sempre desiderato che mio figlio comprasse una casa vera e propria, ma ha insistito per quell'appartamento...>> mi dice, come se stesse parlando di un monolocale in mezzo ad altri mille condomini. <<L'ho già fatto un po' mio, se così si può dire. Qualche pianta, qualche quadro...>> dico, guadagnandomi un'occhiataccia da Samuele. <<Bravissima, cara. Vorrei poter chiacchierare con te fino alla fine della serata, ma ci sono molte persone ansiose di conoscerti. Sarei felice di averti come ospite per un caffè, oppure di accompagnarti a comprare il tuo abito da sposa. Non ne hai uno, vero?>> mi domanda. <<No, signora. Mi farebbe piacere.>> ammetto. <<Allora dirò alla mia assistente di organizzare il tutto.>> dopo aver pronunciato queste parole con un sorriso, si avvicina a me come per abbracciarmi nuovamente, ma poi sposta la bocca a pochi centimetri dal mio orecchio. <<Stai in guardia, Francesca. Alcune di queste persone possono essere tutto il contrario di amabili, lo scoprirai. Fatti valere.>> mi dice stringendomi l'avambraccio con dolcezza. 

Dopo avermi detto queste cose e avermi lasciata interdetta, si scusa con noi e si avvia verso un gruppetto di signore tutte intorno alla stessa età

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Dopo avermi detto queste cose e avermi lasciata interdetta, si scusa con noi e si avvia verso un gruppetto di signore tutte intorno alla stessa età. 

Un gruppo di uomini alti e attraenti si avvicina a noi, e la mano di Samuele si piazza prontamente sul mio fianco, all'altezza del sedere. <<Antonio, Cosimo, Vincenzo. Vi presento la mia futura moglie, Francesca.>> annuncia Samuele una volta che gli uomini, che immagino essere i suoi cugini, arrivano davanti a noi. Uno a uno si presentano, scoccandomi baci bagnati sul dorso della mano. Io cerco di essere il più frivola possibile, per dare fastidio al mio promesso, di fianco a me. 

Nei minuti che seguono, ogni volta che uno di loro fa una battuta, anche poco simpatica, ridacchio come una vera oca. Colgo ogni occasione per appoggiare la mano sul braccio di Vincenzo, il cugino più vicino a me; per sbaglio faccio anche cadere la mia pochette, chinandomi in avanti per raccoglierla e mostrando all'intera sala la curva del mio culo. L'espressione di Samuele vale oro: è così irritato che potrebbe quasi uscirgli il fumo dal naso, e la sua presa sul mio sedere si fa sempre più stretta. 

Quando i tre uomini ci lasciano finalmente da soli, mi avvicino lentamente all'orecchio del mio futuro marito, sfiorandone la pelle con le labbra. <<E così non ti rendo nervoso?>> sussurro pianissimo. Lo sento inspirare bruscamente e lo osservo mentre si porta alla bocca il calice di vino che ci aveva portato un cameriere e lo beve tutto. Sogghigno alla sua reazione e faccio per dirgli qualcos'altro, quando vengo bloccata da due metri di gambe e una folta chioma bionda che si avvicinano a noi. 

<<Samuele Caputo, ma allora sei vivo.>> la donna davanti a me mi ignora completamente, pensando a dare due baci sulle guance a Samuele. Mi ritrovo a serrare la mascella. <<Lidia, è un piacere.>> la saluta lui, piuttosto freddo. <<Allora, come stai?>> le domanda lei, continuando imperterrita ad ignorare completamente la mia presenza. 

<<Piacere mio.>> mi lascio scappare, irritata. Lei si volta verso di me con tanto di alzata di sopracciglio. <<Oddio, che maleducata. Non ti avevo proprio notata. Io sono Lidia Romano, una... amica di Samuele.>> mi porge la sua mano, completamente morta e piena di anelli. Noto che non ha un anello di fidanzamento, nè una fede. <<Cose che capitano, non ti preoccupare. Io sono Francesca, la fidanzata di Samuele.>> le dico, ignorando la sua mano a mezz'aria nella quale conficcherei volentieri un coltello. <<Ho sempre pensato che non fossi tipo da matrimonio, Samu.>> lei torna a rivolgere tutte le sue attenzioni all'uomo di fianco a me. 

Samu, poi. Ma chi cazzo è questa?

<<Non lo ero, no. Non prima di conoscere Francesca.>> ribatte lui, guadagnandosi un mio sorrisetto entusiasta. <<Deve avere una... personalità adorabile.>> dice lei, mentre mi squadra dalla testa ai piedi. 

<<Ma baciami il culo.>> sussurro, rivolgendo il mio sguardo altrove. <<Come, scusa? Non ho sentito.>> mi incita lei, un sopracciglio alzato. <<Ah, niente. Pensieri. Se ora ci vuoi scusare, io e il mio futuro marito abbiamo molte persone con cui intrattenerci, questa sera. E' stato un piacere, Lucia.>> la liquido, tirando via con me anche il mio promesso, che non riesce a nascondere un sorrisetto beffardo. <<Lidia.>> sento la voce della giovane donna alle mie spalle, ma non mi volto. 

Una volta che ci siamo allontanati abbastanza, si avvicina al mio orecchio. 

<<Chi è nervoso, ora?>>

What God Has Joined - Ciò che Dio ha unito - Mafia RomanceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora