capitolo 1

18 1 0
                                    

(punto di vista di Simon)
Sono qui come ogni giorno da 15 giorni.
Dormo poco e niente, sto sempre accanto a lei ma non si sveglia. Passo le ore ad accarezzarle il viso, a guardarla e a parlarle nella speranza di rivedere i suoi splendidi occhi azzurri.
Mi piace pensare stia dormendo, dormendo tranquilla, senza brutti pensieri.
Naomi non si meritava ciò che è successo, lei merita il meglio, meritava di festeggiare il suo compleanno tranquilla e spensierata come una qualunque quindicenne dovrebbe fare.
Ciò che è successo 15 giorni fa mi ha messo paura da morire, e mi tormenta il solo pensiero possa accadere qualcosa di brutto di nuovo. I ricordi di quella notte mi riecheggiano nella testa giorno e notte: il caos, le urla, il castello in fiamme, il sangue ovunque e il corpo esanime di Naomi.
Ho visto la scena dinanzi a me, Axel che scagliava forti incantesimi a Naomi, e lei che cercava di resistere e di schivare i colpi con tutta la forza che le era rimasta, infine la grandissima luce ,il colpo di grazia, che ha inondato il regno; e poi il suo corpo, a terra, con la fronte sanguinante, il respiro debole e gli occhi socchiusi. Aaron le urlava di svegliarsi, la scuoteva e la supplicava di resistere. Deanna era in un mare di lacrime, tremava e faticava a guardare. Percy, che era stato tutto il tempo a combattere, arriva di corsa e si ferma subito appena si rende conto, con le lacrime agli occhi cerca di avvicinarsi e aiutare. Il re, Brian, che assiste a tutto con grande rabbia e voglia di vendetta.
E poi c'ero io, completamente paralizzato, volevo piangere, prendere Naomi e urlarle di svegliarsi, ma non riuscivo a fare un passo, era come se qualcuno mi stesse torturando, mi faceva guardare senza poter reagire.
Le ore consecutive sono state forse le peggiori, Aaron aveva preso Naomi in braccio e l'aveva portata di corsa nell'unica parte di infermeria rimasta agibile, io e tutti gli altri eravamo fuori ad aspettare notizie. L'attesa è stata la parte peggiore forse, nessuno sapeva se Naomi sarebbe riuscita a sopravvivere.
Aaron e Caitlin, la dottoressa del castello, avevano passato le successive 5 ore in quella stanzetta per cercare di rianimare Naomi e assicurarsi di tenerla in vita. I due erano riusciti a farle mantenere stabili i valori ma lei non si svegliava, non rispondeva ad alcun stimolo. Da lì qualunque tipo di certezza, per me, era crollata. Le risposte al "come sta Naomi" erano sempre un "è stabile", nient'altro.
Naomi era in coma. Nessuno sapeva quando si sarebbe risvegliata, e soprattutto se lo avrebbe mai fatto.
Da quel giorno passo con lei il maggior tempo delle mie giornate, insieme a me anche Percy, e un po' tutti quanti.

Naomi Evans - la profezia del sacrifico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora