capitolo 21

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(punto di vista di Aaron)
In qualunque posto io mi trovi, c'è un freddo tremendo.
Dan non smette di guardarsi attorno, sta cercando un modo per uscire da qui ma invano: siamo al buio e si vede poco e niente, le sbarre sembrano ben salde, e non c'è neanche una finestra.
Jane mi ha lasciato solo con i miei pensieri.
Non riesco a smetter di pensare a questa situazione orribile.
Pensavo di essermi liberato di Jane una volta per tutte anzi, a dire il vero, pensavo fosse morta.
Sapevo fosse sparita e si erano perse le sue tracce, non avrei mai pensato di ritrovarla qui, nel regno del buio, a governarlo, insieme al suo inquietante fratello.
L'essermi ritrovato ora, qui, rinchiuso a causa sua mi sta facendo venire tanta rabbia, mi vengono in mente solo brutti ricordi con quella donna, lei è la causa di tante sofferenze mie, e di Deanna.
Ha ucciso mia, nostra, figlia Chárlotte... ma come ha potuto far del male alla sua stessa bambina?
E non soddisfatta, anche Edith, la figlia di Deanna, era così piccola e indifesa. cazzo.
Jane è una donna pericolosa, sono spaventato da ciò che potrebbe fare, non si ferma davanti a niente, non ha pietà, pudore.
I miei pensieri vengono interrotti proprio dal suo arrivo, la guardo con disgusto; perché è questo che mi provoca, disgusto, e rabbia, tanta rabbia.
<<alzati Aaron>> dice Einar <<veloce>>
Mi alzo dal pavimento e mi avvicino alle sbarre,
<<apri>> ordina Jane allo scagnozzo dietro di loro; quest'ultimo apre la cella e mi mette delle manette, dopodiché mi spinge fuori dalla cella quasi di peso.
Mi portano ai piani superiori, proprio nel macabro castello, nella sala principale: una sala enorme, con un imponente trono di pietra in fondo.
È notte fonda, e l'unica cosa che illumina questa grande sala è la luce della luna che trapassa i vetri distrutti delle finestre.
Einar e lo scagnozzo mi strattonano fino al centro della sala a qualche metro dal trono, Jane si siede sul trono e mi guarda con aria di superiorità.
<<inchinati>> dice seria
<<cosa?>> dico con tono sarcastico, e faccio una piccola risata
<<inchinati Aaron>> il suo tono è deciso e serio
<<mai>> dico
<<non te lo ripeterò Aaron, fai quel che ti dico>>
<<preferisco morire che inchinarmi a te, assassina>>
Jane mi fulmina con lo sguardo, so bene cosa sta per accadere.
I suoi occhi color ghiaccio si arrossano in pochi secondi, di un rosso fuoco, e Jane mi sorride, un sorriso malefico, che improvvisamente mi era in fiamme. Vi è un incendio in ogni vena del mio corpo, il bruciore mi arriva fino al midollo di ogni osso. Mi sento come sepolto nel bel mezzo di un falò, con le fiamme da ogni parte. Non c'è una sola cellula del mio corpo sfolgorata dal peggior dolore immaginabile. Riesco a malapena a sentirmi urlare per il dolore nelle mie stesse orecchie.
Il potere di Jane è un dono orribile, creare l'illusione di un dolore che brucia: ingannare la mente del povero prescelto a credere che il proprio corpo sia in fiamme.
Dura pochi secondi ma bastarono per farmi accasciare a terra dal dolore.
<< e quindi è così che sei riuscita a conquistarti quel trono? spaventando e torturando tutti?>> dico ancora dolorante e con tono di sfida;
<<non trovi sia curioso?>> <<Chárlotte non aveva alcun potere, eppure io ho questo grande dono>> <<come mai Naomi ha questi poteri così grandiosi se Deanna è una mezzosangue>>
<<non nominarle mai più Jane>> dico con il dolore ormai tramutato in collera
<<dai Aaron non prendertela per così poco>> <<te la ricordi ancora Chárlotte vero? si?>>
<<io non l'ho mai dimenticata, ma non potrei dire lo stesso di te>> a queste parole mi lancia un'altra occhiata, non forte come la precedente, meno dolorosa ma altrettanto potente.
<<la nostra bambina è sempre nei miei pensieri>>
<<ti ricordi anche di come l'hai uccisa? tua figlia, Jane, hai ucciso il sangue del tuo sangue>> la guardo con immenso disprezzo;
<<portatelo in cella>> dice infine, turbata dalle mie provocazioni o forse soddisfatta di avermi torturato un po'.

Naomi Evans - la profezia del sacrifico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora