capitolo 50

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(punto di vista di Naomi)
Non so davvero cosa mi sia preso.
Tutti attorno a me sono terribilmente preoccupati.
Mi sta accadendo qualcosa, e nessuno sa spiegarselo.
L'attimo prima di perdere i sensi ho cominciato a vedere tutto sfocato, poi il nero totale.
<<sto meglio, grazie>> dico;
Mia madre non mi ha lasciato la mano neanche un secondo; sta già passando un brutto periodo, non voglio essere un ulteriore preoccupazione.
<<ho solo bisogno di riposare>> aggiungo, visto che nessuno sembra credermi.
<<è meglio se ti prendi qualcosa>> dice mia madre <<vado a cercare Aaron>>.
Esce dalla stanza e rimaniamo io, Diego e Simon.
Questi ultimi cominciarono a parlare del più e del meno; Diego è sempre impegnato con affari del regno, da quando mio nonno ha cominciato a valutare l'idea di far essere lui, l'erede al trono; quindi è raro incontrarlo, anche io sto passando poco tempo con mio fratello.
Poco dopo mia madre torna insieme a mio padre, che mi dà in mano una compressa di biancospino <<ti aiuterà a riposare>> dice.
Scendo lentamente dal lettino e vado in camera mia, Simon mi accompagna. Era più silenzioso del solito.
<<come mai questo silenzio?>> chiedo
<<nulla sono solo un po' soprappensiero>>
arriviamo in camera mia: era un disastro, c'erano libri sparsi ovunque, il letto disfatto e vestiti a terra.
<<dicono che una stanza disordinata sia il riflesso di un disordine interiore>> dice Simon guardandosi attorno.
<<scusa, non ho avuto tempo per mettere tutto a posto>> mi scuso
<<tranquilla>> dice guardandosi attorno.
Mi siedo sul letto e guardo la compressa che mi ha dato mio padre, che è ancora lì nelle mie mani.
<<non la prendi?>> chiede Simon.
Se c'è una cosa di cui ho paura, è perdere il controllo del mio corpo. Ne sono terrorizzata.
<< si, ora la prendo >> prendo la bottiglia sul mio comodino e riempio un bicchiere di acqua.
Prendo la pillola e la ingoio senza pensarci troppo, se lo faccio finisce che cambio idea; dopotutto me l'ha data mio padre, che vuole il meglio per me.
<<mi sono spaventato quando ti ho vista a terra>>
<<mi dispiace avervi fatto preoccupare, è stato sicuramente a causa dello stress>> dico <<posso chiederti una cosa?>>
<<certo, dimmi>>
<<ti va di dormire qui stanotte?>> chiedo, ho paura di rimanere da sola.
Lui è stupito dalla mia richiesta, ma non ne sembra dispiaciuto.
<<va bene>> dice accennando ad un sorriso.
Il letto è ad una piazza e mezza ed abbastanza grande per tutti e due, ma per evitare fraintendimenti prendo la brandina che usava mia madre quando ero in coma.
<<dormo io nella brandina, con la gamba in quelle condizioni è meglio se stai più comodo possibile>> dico
<<tranquilla, ci ho già dormito lì sopra e non è per niente male>> risponde ridendo.
Gli preparo il letto con lenzuola e cuscino; accendo la luce del mio comodino, spengo quella della camera e ci mettiamo nei rispettivi letti.
La sola presenza di Simon mi fa sentire più al sicuro, so che se mi succede qualcosa c'è lui.
<<grazie>> dico prima di addormentarci.
<<figurati>>

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Sono circa le 3.45 del mattino, ancora fuori è buio pesto, e l'effetto di quella compressa dev'essere finito  perché mi sono svegliata senza riuscire più a riaddormentarmi.
Simon continua a rigirarsi nel lettino, e parla nel sonno, o meglio, sta come delirando.
<<basta>> <<no>> <<no>> continua a ripetere, sta avendo un incubo.
Decido di avvicinarmi, è tutto sudato e respira affannosamente; gli sposto il ciuffo biondo dal viso e lo accarezzo delicatamente.
<<ei ci sono io qui>> dico, mentre lui continua ad agitarsi. Si sveglia di botto.
<<tranquillo era solo un incubo>> sembra davvero scosso. Gli porgo un bicchiere d'acqua.
<<non volevo svegliarti mi dispiace>> dice
<<non è colpa tua>> <<posso chiederti cosa stavi sognando?>>
<<i miei genitori>> mi venne un senso di vuoto, lui non ha mai conosciuto i suoi genitori, è così ingiusto che li abbia persi tanto presto.
<<dovevano essere delle persone splendide>> <<tutti ne parlano sempre bene e con ricordi felici>>
<<già, vorrei poterlo dire anche io>> ha un tono molto triste <<ma che ore sono?>>
<<le 4 circa>>
<<cavolo è ancora prestissimo>>  <<perché non stavi dormendo?>>
<<sono un po' di giorni che non riesco a dormire>>
<<come mai?>>
<<non lo so, mi sento un po' strana>> confido
<<se vuoi parlarne io ci sono>>
<<tranquillo, grazie lo stesso>> <<vieni qui, vicino a me?>> chiedo, lui sorride e si sdraia accanto a me.

Naomi Evans - la profezia del sacrifico Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora