59. ALLA DONNA DELLA MIA VITA (parte 2)

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"E ti amo così!
Tra il fogliame la luna rischiarami, ti amo così! Smetto d'essere ciò che pensavo e ti amo così!
Che ne sarà del mare, tra i mille baci e bei momenti?
Un nuovo cerchio nel cuore
Forse ne morirò, non lo so..."

(Ti amo così)

°°°°°

(flashback)

Era una calda giornata d'agosto di 5 anni fa'. Correva l'anno 2012 e Alessandro, allora 22enne, era tornato da Milano per trascorrere qualche giorno in Salento, con suo padre e i suoi fratelli. Già da allora (e da qualche anno addietro), puntualmente, sceglieva di alloggiare nella villetta di Serrano, per non avere niente a che fare nella casa dove erano ritornati a vivere tutti insieme, dopo il ritorno di Elena e Valentina.
(Tutti riuniti tranne lui, naturalmente....)
Quelli erano gli anni in cui il nome di sua madre, Alessandro non voleva nemmeno più sentirlo pronunciare. Gli anni "tosti" in cui stare lontano da casa era assoluto beneficio e la decisione di andarsene a Milano sembrava essere la cosa più giusta che avesse mai potuto fare.
Quel giorno, Andrea aveva un servizio matrimoniale da gestire a Vieste e chiese ad Alessandro di aiutarlo in questo importante lavoro. Per il babbo, in realtà, era anche un po' un banale pretesto per trascorrere l'intera giornata da solo con suo figlio (visto che ormai si vedevano sempre meno).

«Ho ritrovato tua madre e tua sorella, ma ho perso te. Però, se hai deciso di puntare tutto sulla tua carriera, figlio mio, va benissimo così... anche se la tua mancanza la sento eccome!», diceva spesso Andrea.

Alessandro accettò subito pur di aiutarlo per questo evento, cosicché padre e figlio partirono in direzione Vieste. Una volta lì, si destreggiarono abilmente in chiesa per la realizzazione di foto e video. Sincronizzati in quella professione che tanto li accomunava, i due avevano raggiunto un affiatamento professionale non indifferente. Inoltre, Andrea si rendeva sempre più conto di quanto gli studi e i corsi al Nord Italia stessero giovando a suo figlio, più di quanto egli potesse immaginare.
«Questa macchina fotografica è la mia salvezza, papà! Questa passione che mi hai tramandato, è tutto per me. Se non ce l'avessi io, probabilmente mi sentirei perso!» ammise Alessandro più e più volte.
Durante tutta quella giornata, intanto, (soprattutto alla sala ricevimenti), Alessandro aveva notato una simpatica coppia di anziani coniugi: Santina e Rolando si chiamavano. Erano i nonni della sposa ed era bello vederli ballare in pista, godersi quell'evento insomma. Ma la cosa che aveva anche notato, era una realtà importantissima: Rolando e Santina erano assai uniti. Vivevano l'uno per l'altra.
50 anni di matrimonio, 3 figli e 10 nipoti. Il tutto, venne citato proprio in sala, come segno di grande ammirazione dinnanzi all'idea di un'unione che durava da ben mezzo secolo. Un'unione così importante e duratura può abbracciare davvero la realtà del "per sempre" e del "finché morte non ci separi" insomma!
Nel frattempo, arrivò sera, fine della festa. Alessandro ed Andrea stavano portando le loro attrezzature in macchina per andar via quando, improvvisamente, voci di anime impaurite catturarono la loro attenzione.
«Chiamate un'ambulanza, per favore!», urlava qualcuno.
Andrea ed Alessandro, preoccupatissimi abbandonarono gli attrezzi nel bel mezzo della sala e si precipitarono di corsa a vedere.
Rolando era riverso per terra. Uno svenimento improvviso dovuto ad un arresto cardiaco. Ci fu un trambusto generale. Santina, inoltre, piangeva, preoccupata da morire per suo marito. Presa dal panico, la povera donna non sapeva nemmeno cosa fare per poterlo aiutare.
In certi momenti, purtroppo, è facile farsi prendere dall'ansia.
L'ambulanza era stata contattata, ma richiedevano un primo soccorso, durante l'attesa. L'operatore spiegava, per via telefono, tutti i passaggi da eseguire, ma l'imbarazzo e la paura del momento non aiutavano nella prontezza dell'esecuzione.
Alessandro si intrufolò tra i familiari, chiedendo il permesso di poter dare loro una mano. Qualche mese prima, aveva partecipato, per caso, ad un corso di formazione di massaggio cardiaco di primo soccorso, convenzionato dall'Accademia fotografica che frequentava al Nord.
Nemmeno Andrea sapeva che Alessandro avesse aderito a questo corso. I parenti, intanto, lasciarono immediatamente spazio al giovane. Fiduciosi e speranzosi.
"Dio mio, salva quest'uomo! Fa' che queste mie mani possano aiutarlo, finché non arrivano i soccorsi! Fa' che arrivino presto! Salvalo, ti prego!", pensò Alessandro tra sé non poco preoccupato.
Anche lui era sinceramente agitato, ma non ci pensò due volte a buttarsi in aiuto di Rolando.
Il giovane iniziò subito a praticare le compressioni toraciche nel modo in cui gli avevano insegnato. Rolando era il primo soggetto al quale stava cercando davvero di dare qualche minuto di vita in più. E pregava Iddio affinché i soccorsi arrivassero in tempo per salvargli la vita.
Nel mentre, proprio l'ambulanza arrivò e, come prima cosa, attivarono il defibrillatore. Alessandro si allontanò immediatamente per lasciare spazio, sperando di esser stato almeno un po' d'aiuto a quella famiglia che, nel giro di pochi minuti, era passata dalla gioia indescrivibile alle lacrime.
Immediatamente, il povero Rolando venne portato in ospedale, mentre tutti i suoi familiari più stretti lo seguirono (compresa la povera Santina).
Alessandro ed Andrea tornarono a casa sconcertati per l'accaduto.
Giorni dopo, proprio Andrea contattò gli sposi e approfittò per chiedere notizie del signor Rolando.
Fortunatamente l'uomo era ormai fuori pericolo. La sera della tragedia lo portarono in ospedale giusto in tempo e, grazie ad un importante intervento chirurgico, ebbe salva la vita. Ma ad Andrea fu detto anche che il tempestivo intervento di Alessandro aveva donato a Rolando i minuti necessari all'arrivo dei soccorsi, seguito poi dal trasporto in ospedale. Fortunatamente, tutto era filato liscio.
Quando Alessandro apprese la notizia da suo padre, ne fu felice davvero. Le sue preghiere erano state ascoltate. Aveva concesso il suo aiuto a quell'uomo, con tutto il cuore, e aveva sperato tanto affinché si riprendesse al meglio. Soprattutto per la povera signora Santina. Il suo momento di paura fu terribile.
Proprio Santina, intanto, domandò ai suoi figli e nipoti se avessero potuto avere il modo di contattare "il giovane fotografo che c'era al matrimonio". "Il ragazzo che ha soccorso mio marito ". Se li ricordava bene lei il giovanotto e il suo babbo, i grandi artisti della fotografia che avevano gestito l'evento di famiglia.
Cosicché, proprio sua nipote, la sposa, contattò nuovamente Andrea e gli spiegò la richiesta di sua nonna: voleva rivedere assolutamente Alessandro, specificando che voleva vederlo proprio di persona!
Andrea riferì subito a suo figlio la richiesta della famiglia viestana.
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