Prologo

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Linda Hogan disse che c'è un modo in cui la natura parla, in cui la terra parla.

Il più delle volte non siamo abbastanza pazienti, abbastanza tranquilli per prestare attenzione alle sue storie.

Ma vi svelo un segreto.

La natura non parla solo di pace o di armonia. Ma di sangue. Di artigli. E di silenzi che divorano le voci innocenti.  Tutto ciò che è fragile e umano, prima o poi scomparirà.

  Tutto ciò che è fragile e umano, prima o poi scomparirà

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È questa la morte?

Diana giaceva sull'asfalto, con il sapore freddo e tagliente del vetro in bocca. L'impatto era stato così veloce che ricordava appena il suono del suo corpo scaraventato contro il parabrezza. Ogni muscolo urlava dal dolore, come se le ossa cercassero di strappare via la pelle.

Tentò di aprire gli occhi ma il mondo le rispose in modo sfocato. Usò le ultime forze per tentare di muoversi ma nulla rispose alle sue volontà.

Si sentì abbandonata.

Un dolore sordo le pulsava nel petto, non solo per l'impatto. Era la rabbia di chi capisce troppo tardi di aver vissuto in attesa di qualcosa che non arriverà mai. Aveva appena compiuto diciotto anni e non aveva nulla da lasciare, se non un'ombra di sé stessa.

Un suono lontano, quasi distorto, la riportò bruscamente alla realtà. Il latrato si propagò nell'aria, sempre più vicino e per un attimo a Diana le mancò il respiro.

Qualcosa la stava osservando.

Un'ombra prese a muoversi verso di lei come uno strano serpente. Forse era stata quella cosa a farle perdere il controllo della macchina ma il dolore non le permise di pensare.

Quando i contorni si fecero netti, capì che non poteva essere reale: la pelle sembrava terra crepata, tra le fessure scivolava una sostanza densa come il magma. E lo era, perché il calore le arrivò fin dentro le ossa.

Che aspetti ad uccidermi? Provò a tramutare i suoi pensieri in parole ma non ci riuscì. La creatura continuò a fissarla, immobile come una statua, e ogni secondo sembrava dilatarsi. In quegli occhi senza pupilla Diana ci vide un volto dai tratti confusi, come se stesse guardando attraverso un manto d'acqua torbido.

Forse quella cosa stava cercando proprio lei.

Ma nel momento in cui Diana se lo chiese, la figura si contorse. Non fu un movimento lento ma uno spasmo violento. Il corpo deforme prese a frammentarsi, crepitando come terra secca, fino a diventare un cumulo di terriccio che volò via.

E allora lo vide. Una sagoma solida. Una persona in carne ed ossa.

Il cuore le balzò in gola e ogni fibra del suo corpo gridò confusione e paura.

«Chi... chi sei?» La voce le uscí spezzata, tremante.

Lo sconosciuto avanzò senza dire una parola, rinfoderando un pugnale lucente. Quando si piegò sulle ginocchia, Diana scorse dei tatuaggi sul braccio sinistro ma non riuscì a guardarlo in faccia.

Era esausta.

Il resto del mondo sembrò dissolversi in quel momento.

Il tocco caldo delle dita dello sconosciuto accompagnò i suoi occhi chiudersi: «Ci rivedremo presto.»

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