Ventidue

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Diana in un primo momento non riuscì a comprendere appieno il senso della frase, ma percepì lo stesso il timore accrescerle dentro

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Diana in un primo momento non riuscì a comprendere appieno il senso della frase, ma percepì lo stesso il timore accrescerle dentro. Una brutta sensazione si annidò nelle sue braccia. La pressione le fece esplodere ogni muscolo. Costrinse il suo corpo a non barcollare anche se in quel momento avrebbe voluto solo rannicchiarsi sul pavimento e sparire.

Con un ulteriore accenno del capo insistente da parte del ragazzo, lei si decise ad afferrare il cheeseburger tra le mani. L'odore invitante scalò le sue narici, lasciandole comunque l'amaro in bocca. Sembrò essere passata un'eternità da quando aveva sentito l'ultima volta odore di carne cotta. Ed era così strano voler mangiare un animale con il quale poteva intraprendere una conversazione. Contro ogni suo impulso, represse i brontolii alla pancia, rivolgendo il suo totale interesse a quello che le stava per rivelare.

Il ragazzo recuperò una sedia, Diana si accorse che anch'essa avesse una fabbricazione fai da te, con assi di legno piatte sovrapposte. «Ancora non lo sai, ma io ti ho salvato da quelle persone.» Mormorò, posizionandosi con le gambe divaricate contro lo schienale. I gomiti appoggiati su di esso gli diedero la giusta stabilità per gustarsi il panino.

Indossava una maglia bianca a maniche lunghe, il pantalone scendeva largo sulle scarpe, con le suola leggermente rialzate. Era curato e immacolato nei minimi dettagli, perfino il fascio di trecce nei capelli erano perfettamente composte.

«Non puoi essere un salvatore e un assassino, le due cose si escludono a vicenda.»

«Ma non dimenticarti che in questo caso sei tu l'assassina.» Le rispose prontamente il ragazzo.

Diana si irritò di ogni suo respiro,ogni sua parola. Desiderò avere un pugnale tra le mani, in modo da portare via la vita da quel corpo.

«Mangia o niente spiegazioni.» Continuò lui.

Diana sbuffò, scartando il suo panino. Con le dita fece scivolare, senza farsi accorgere, il pezzo di carne cotta tra la carta e diede un morso. Il pane soffice, l'insalata croccante e il formaggio fuso furono abbastanza per darle vitalità. Ma si contenne nel desiderio di inghiottirlo in un sol boccone.

Il primo assaggio fu abbastanza da convincerlo, così lei si fermò ad ascoltare, facendo valere l'orgoglio sulla sua fame.

«Una cosa che imparerai è che io amo i film.» Iniziò a dire, scrutandola appena. «A te piacciono?»

«No.» Rispose fredda Diana. «Ma cosa c'entra questo con quello che hai fatto?»

Gli occhi del ragazzo rotearono verso il cielo. «Per me due cose contano a questo mondo: le palle e la mia parola, e le ho sempre onorate tutte e due.» Finì la frase con teatralità, lasciando interdetta Diana.

«Era Scarface...» Disse seccato che non avesse colto l'ovvio riferimento. «Era per farti capire che se non mangi, divagherò il più possibile.»

Diana fu piena di rabbia, diede un altro morso al panino, masticando lentamente sotto lo sguardo fiero del ragazzo.

«Bene.» Sorrise lui. «Allora, dicevo, dalla mia passione per i film polizieschi ho appreso molte cose interessanti... come quella di saper depistare le prove.»

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