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Quando Diana si sedette al tavolo, continuò a studiare la scena con prudenza

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Quando Diana si sedette al tavolo, continuò a studiare la scena con prudenza.

Iside la salutò raggiante, come se quella giornata le stesse giovando. Poi studiò Gabriel febbricitante e lo invitò a rilassarsi al tavolino, accarezzandogli la guancia paffuta e ruvida dalla barba.

Ma Diana continuava a non capire perché le avessero consegnato il materiale per scrivere una lettera e non un telefono per fare una telefonata. Per diamine, perfino in prigione ne avevano diritto.

Gabriel, il giorno prima, le aveva detto che la prima cosa che avrebbe imparato sarebbe stata la cautela. Ma così era troppa. Era impossibile che la polizia potesse rintracciare una telefonata da una zona così isolata.

«Ciao Alfred.» Sbottò Gabriel con un sorriso spento, affiancando Iside al tavolo.

«Ciao Gabriel.» Rispose con nonchalance il piccione, seduto sul legno caldo.

Diana sussultò, doveva ancora abituarsi a certe cose. Quando riuscì a deglutire l'imbarazzo suscitato dalle risatine dei presenti, rivolse finalmente la sua totale attenzione al foglio bianco.

C'erano così tante cose che era obbligata ad omettere ma che, in qualche modo, voleva riuscire a spiegare.

Roteò qualche minuto la penna tra le dita guardando distrattamente i tre presenti di fronte a lei. Alfred li stava intrattenendo, già da qualche minuto, a parlare della sua settimana impegnativa. Esponeva la difficoltà del corteggiare le femmine in quel periodo.

Diana alzò gli occhi al cielo, pensò che perfino un piccione avesse una vita più sociale della sua ma distolse l'attenzione, concentrandosi a trovare le parole giuste.

Cari Mamma e Papà,
Sono io Diana. Sto bene.
E' complicato potervi spiegare dove mi trovo e con chi sono ma l'importante è che sappiate che sono al sicuro. Ho un destino importante da dover affrontare e mi trovo nel luogo giusto che mi saprà dare i mezzi per farlo.
Forse un giorno ci rincontreremo.
Vi voglio bene.
Diana.

Rilesse due volte quelle poche righe e, sotto loro richiesta, riportò il suo indirizzo sulla facciata anteriore della lettera. Successivamente piegò il foglio e lo porse ad Iside.

Quando lo ebbe tra le proprie mani, iniziò a leggerlo accompagnata dallo sguardo attento del marito. Diana rimase a bocca aperta. Sentì il suo piccolo attimo personale essere compromesso.

Ingoiò la rabbia, ricordandosi sempre di respirare.

«Non guardarci così, dobbiamo tutelare il nostro anonimato.» Mormorò Gabriel rivolgendole un occhiataccia contrariata.

Quando furono sicuri della giusta vaghezza della lettera, Iside l'avvicinò al becco di Alfred: «Consegnalo alla sua famiglia!»

Fino a quel momento, la mano della donna, accarezzava semplicemente le piume tendenti al grigio dell'animale ma quando disse quella frase, distese il suo palmo coprendo gran parte del dorso. Alfred volò via senza battere ciglio.
Diana si perse a guardarlo finché non sparì dalla sua visuale.

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