Otto

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Fu strattonata e trascinata a ritroso

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Fu strattonata e trascinata a ritroso. Di peso fu portata oltre le scale che aveva percorso.

Diana scalciò per cercare il terreno sotto ai suoi piedi, ma finì solo per agitare l'aria mentre la Necropoli si allontanava sempre di più. Dopo qualche metro, la presa si allentò senza preavviso, facendola ricadere a terra.

Diana inciampò, gattonando spaventata per un tratto, nel tentativo di allontanarsi. Quando si sentì a debita distanza, si girò per capire chi fosse.

«Cos'era quel sangue?» Bofonchiò a Marcel, riprendendo fiato.

«Tu perché non sei a dormire?» Contraccambiò lui, la voce si sforzò di essere disinvolta. Nascose le mani nelle tasche del pantalone, picchiettando un piede per terra.

«Non avevo sonno.»

«Beh, non puoi gironzolare per la Giungla.» La rimproverò. «Da sola.» Il suo volto scuro la fissava in modo accigliato.

Marcel la prese per un braccio, indirizzandola di nuovo verso la sua stanza. Ma la trascinò così veloce che le sue gambe non riuscirono a tenere il passo.

Diana si strattonò: «So camminare» Gli puntualizzò «Perché c'era tutto quel sangue?» Chiese con voce incredula. «Ne avete prelevato anche a me... Cosa fate qui realmente, eh?»

Diana cercò di controllarsi ma non capiva cosa stesse succedendo. Era spaventata sulle sue sorti.

Marcel sbuffò, arrestando il suo passo all'istante: «Wow, novellina...» Esclamò «Avanzi accuse quando di noi conosci solo i nomi.»

«Sono sicura di quello che ho visto.»

«Non ti facevo una tipa pretenziosa.»

Diana aprì la bocca per controbattere ma la richiuse. Rifletté sulle sue parole, aveva ragione. Ma lei davvero era sicura di ciò che aveva visto, così come era sicura che il sangue nelle provette, adocchiate in infermeria, fosse il suo.

A passi lenti iniziò a camminare, con Marcel al suo fianco a sorvegliare.
Aveva l'aria di essere autorevole ed emotivo nello stesso momento.

Le sue azioni erano decise, la curva della sua schiena diritta come un soldato ma il volto leggermente inclinato. I ricci ricadevano come salici piangenti, occultando le sue espressioni. Poteva udire solo il suo respiro, pesante ad ogni rintocco.

«E... per la cronaca» Disse d'un tratto «Abbiamo prelevato il tuo sangue per controllare che non fosse infetto. Sappiamo che hai incontrato un Oscuro, prima di finire in ospedale.»

Per quanto ovattò le parole, la frase ne uscì sussurrata. Le sembrò non spettasse a lui informarla su una questione del genere. Ma Diana non si sbalordì che sapessero dell'Oscuro. Immaginava che fosse stato proprio quell'episodio ad indirizzarli da lei.

Ma fu sbalordita che nessuno fosse a conoscenza del ragazzo misterioso, se non lei. Iniziò a pensare che forse era stato solo frutto della sua immaginazione. Ma la sua voce, la sua dannata voce, risuonava come il vento nella sua testa.

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