𝐀𝐁𝐒𝐐𝐔𝐀𝐓𝐔𝐋𝐀𝐓𝐄:
𝑃𝑎𝑟𝑡𝑖𝑟𝑒 𝑠𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑑𝑑𝑖𝑜Un fragore dilaniò la quiete nella Giungla, i membri del gruppo si risvegliarono storditi e inquieti. Maris sobbalzò dal letto respirando come se avesse appena scansato un infarto e tossì quando la polvere nell'aria si impadronì dei suoi polmoni, ostruendogli la gola. E Izel scardinò la porta l'attimo dopo.
Cazzo, cazzo, cazzo. La mente di Diana si era offuscata dalla paura, sentiva il suo corpo essere trascinato verso il basso. Non ebbe neanche il coraggio di guardare bensì strizzò gli occhi per allontanare la risata che si era sfumata vicino le sue orecchie. Le nocche sbiancate strinsero più forte delle radici al di sotto del lembo della terra per non cadere. Il vuoto sotto di lei incombeva vertiginosamente. Le pareti della stanza si erano spezzate e il tetto si era aperto al cielo stellato.
Maris camminò lentamente, studiando con cautela la situazione senza emettere neanche una parola. I suoi occhi risplendevano di sgomento. Si protese verso Diana, allungandole una mano e facendo forza sui suoi piedi. Izel lo aiutò, addentando la maglia di Diana quando si elevò, trascinandola via dal baratro.
«È tornata...» Sospirò Gabriel sulla porta, dietro di lui erano tutti al completo.
«Dovrebbero chiamarti Captain Ovvio.» Ribatté Maris con tono sfacciato, ma non sortì alcun effetto.
«Ed è anche incazzata.» Sibilò Diana tra le labbra, indossando la fascia dei due Kris e stringendo nella cintura quello dalla lama in cristallo di roccia.
Il volto contratto dell'uomo si posò deluso su di lei, come se avesse sperato che ricadesse nella voragine. Ma le lanciò un'occhiata: Pronta?
Diana assecondò i suoi pensieri con un cenno del capo. Si fecero strada tra la squadra. Izel studiava ognuno da dietro i suoi occhi abbaglianti. La sua aurea si era alterata fino a diventare lingue di fuoco.
Verso la Necropoli dei fil di fumo iniziarono a crearsi nell'aria. Gli Oscuri germogliarono dal terreno come fiori. Anche se gli Invisibili non potettero vederli, percepirono lo stesso la pesantezza sul terreno.
Una figura affusolata nel cielo rise così forte da far venire i brividi.
«Con il tuo fuoco puoi ucciderli?» Chiese Diana vicino alla discendenti delle ceneri.
«Non quanto i miei denti e i miei artigli, ma può servire a rallentarli.»
Diana sperò in un'altra risposta ma fu abbastanza.
«Non ce la faremo...» Borbottò Casper, aveva le mani tremanti e non riuscì ad attaccarsi i lunghi capelli.
Veloci borbottii si alimentarono: Ava arrancava a camminare, Leopold non riusciva a tenere la schiena dritta, Celeste sussultava quando poggiava il piede ferito. Perfino il Branco si avviluppò nel panico, Iris dall'alto strideva ad ogni Oscuri che si formava.
Izel camminò davanti a loro, si piegò sul lato scuotendo la coda ad un pelo dal terreno. Un onda ventosa iniziò a racimolare, come una tromba d'aria, la polvere accumulata sulla superficie. Essa si abbatté sugli Oscuri, delineandoli come mostri fatti di sabbia.
«Diana.» Continuò la lupa. «Sarà meglio che tu attinga alle tue facoltà per rendere questi animali dei degni guerrieri.»
Ognuno del Branco, a quelle parole, corse verso la ragazza, accerchiandola e guardandola con uno sguardo speranzoso.
«Non posso...» Sussurrò in risposta lei.
«Guarda quello lì.» Zowie le zampettò vicino i piedi, indicandole con aria seccata il puma tremante davanti a loro. «Abbiamo bisogno di te.»
Diana si pentì quando i suoi occhi scivolarono su Gabriel. Non voleva il suo permesso, né un suo incoraggiamento. Ma lo sguardo aveva agito per inerzia. Fu inconsapevole. I lineamenti dell'uomo si levigarono per lo stupore, le labbra si aprirono per parlare ma non lo fece. Parlò con un assenso del capo, poi si girò verso Izel per elaborare un piano d'attacco.
Diana sospirò, distese le dita per ammorbidire la tensione. Erano troppi. Troppe connessioni. Come faceva ad influire su così tante menti e dopo affrontare una battaglia?
«Lykke, non sei sola.» Maris le fece l'occhiolino, poggiandole una mano sulla spalla. Poi iniziò dalla scimmia che quasi gli morse il dito quando provò a toccarla. Poi passò al gracile furetto e al grosso serpente viscido che lo aveva chiamato signore.
Diana sospirò, iniziando da Inay. Fu difficile, soprattutto con lui. Gli curò la ferita alla zampa e, come disse anche ad Isaac, lo soggiogò mormorando: «Trasforma la tua paura, nel tuo coraggio.»
Perfino Iris si calò nel cielo, Diana fissò titubante l'aquila maestosa e dal piumaggio castano avvicinarsi sui propri artigli. Si erano rivolta la parola raramente e ora Iris la fissava con il becco di traverso.
«Promettimi che non l'attaccherai dal cielo.» Intimò Diana, indicando la figura alta nel cielo.
«Te lo prometto.» Le rispose l'aquila prima che i loro occhi si chiudessero all'unisono.
Il piumaggio rabbrividì prima di risalire di nuovo con un agile battito d'ali. Al punto giusto da poter attaccare gli Oscuri da sopra le loro teste.
«Ricordate. Fino all'ultimo sforzo, nulla è perduto.» Urlò Izel, il timbro melodioso risuonò in un grido di battaglia. «È ORA!»
Ci fu un'ondata di gemiti, il sacro Triskell era pronto a terminare quell'attacco una volta e per sempre. Seguirono a passo veloce la lupa che capeggiava il gruppo. I pugnali tesi versi l'alto, gli artigli sfoderati, la speranza nelle vene. Furono per la prima volta, una vera triarchia.
Lo scontro fu straziante, i pugnali affondavano nella pelle spessa degli Oscuri. Il Branco mordeva e graffiava senza fermarsi mai. Diana e Maris erano rimasti al fianco di Izel per tutto il tempo. La lupa creava turbini di fuoco con la sua coda folta. Ardeva le creature difformi fino a farle contorcere dal dolore ma, come lei stessa aveva anticipato, non fu abbastanza per poterli uccidere.
Diana alzò lo sguardo verso Didia, sempre alta nel cielo. Giostrava le sue creatura da remoto. La ferita alla mano non si era rimarginata. Sorrise, doveva riuscire a farla riavvicinare. Provò a chiamarla più volte, ma Didia non ascoltava. Affogava sussulti dolorosi quando qualcuno abbatteva una sua creatura, ma poi gli occhi si strizzavano, altri Oscuri si creavano assimilando polveri e energia dal terreno.
Maris e lei continuarono a combattere spalla contro spalla, non si erano mai distaccati. Stavano affrontando un leone, il collo allungato terminava con un volto irregolare. Gli occhi erano divaricati verso l'esterno come ali di una farfalla. Provarono a colpirlo da entrambi i lati, ma l'Oscuro sapeva destreggiarsi con la sua stazza imponente. La coda si muoveva come una frusta, alzando ventate di aria calda che riusciva ad accecarli. Esso era troppo alto per infliggergli il colpo mortale alla testa. Né i tentativi per arrivare al suo petto risultarono dei successi. La creatura riusciva a deviare gli attacchi, contraccambiando con i suoi artigli. E durante uno di quelli riuscì ad avvicinarsi troppo alla ragazza.
Diana percepì il suo fianco sanguinare, le risultò difficile mantenere il ritmo. Si piegò su sé stessa, comprimendo la mano contro la ferita. Maris le lanciò un'occhiata, poi roteò il capo verso l'Oscuro.
Le sue iridi gorgogliarono di rabbia «Non si fa.» Spifferò con un sorrisetto beffardo tra le labbra. «Non si tocca la mia Lykke.» Alzò la lama del suo pugnale, scivolando al di sotto della pancia del leone. Dilaniò una delle zampe, scansò con una capriola una diretta su di lui. Poi ripeté l'azione, urlando a squarciagola. Sentiva l'adrenalina sotto la sua pelle. Non aveva un piano preciso, mirava solo ad infierirgli delle lacerazioni multiple. Ma d'un tratto, tra le ferite che gli aveva inflitto, nella pelle spessa, si scoprì della carne livida e viva. L'evoluzione degli Oscuri stava progredendo in modo troppo veloce.
Il leone si piegò sulle zampe, Maris dovette correre via, sembrò che un palazzo gli stesse crollando addosso. In quel momento Iris planò dall'alto, i suoi artigli si conficcarono in una delle sporgenze degli occhi. Sbatté le ali con forza, costringendo l'Oscuro ad inclinarsi verso il terreno. Maris saltò verso la gola, recidendola con difficoltà. Ma abbastanza da essere inondati da un cumulo di terriccio, portavo via dalla brezza.
L'aquila tornò in volo e il ragazzo corse verso Diana.
«Ce la faccio.» Puntualizzò lei, rimettendosi in piedi. «Hai visto anche tu?» Gli chiese, in riferimento alla composizione complessa dell'Oscuro.
«Sì però forse è un bene.» Le sibilò Maris. «In automatico possono diventare più facili da uccidere... no?»
Ma Diana non ebbe il tempo di rispondere che dovettero dirigersi verso un altro Oscuro, era riuscito a colpire Celeste e ad evitare gli attacchi di Inay. Il lupo provava a travalicare la sua stazza ma veniva disarcionato ad ogni tentativo. In men che non si dica la creatura puntò all'invulnerabilità di Ava. La ragazza tagliava l'aria con il suo pugnale, barcollando sul bastone.
Diana corse verso Celeste, aiutandola ad alzarsi. Ma arrancava, anche lei. Piangeva.
«Ti prego, non ti arrendere.»
«Sono stanca...» Le labbra di Celeste tremarono come una corda testa.
Diana la prese, sforzando ogni suo muscolo per rimetterla in piedi. Nel mentre i suoi occhi scivolarono su Maris, che provò a destreggiarsi con Inay per allontanare l'Oscuro da Ava. La sequenza fu veloce, il pugnale fu lanciato contro la gola dell'essere. Esso sparì ma i suoi artigli avevano già lacerato la gamba della ragazza. Quando sparirono dalla sua pelle, ricadde a terra, stringendosi l'arto dal dolore.
Izel si avvicinò al gruppo. «Se non cambiamo la strategia, la situazione rimarrà tale all'infinito.»
«Ora sono quasi vicino ad avere un corpo proprio, dobbiamo puntare a questo.» Commentò Diana.
«Saranno lo stesso più forti.» Rispose Celeste appena che cercò di riprendere le forze per soccorrere Ava, sanguinante, visto che da Diana si rifiutò di farsi toccare.
«Allora ora posso provare con il mio fuoco.» Sentenziò Izel.
«Non sarebbe comunque abbastanza.» Fece notare Diana. «Serve qualcosa che colpisca gli Oscuri in modo simultaneo.» Si mantenne la testa, sforzandosi di pensare ad un piano mentre parlava. «Il tempo che ne muore uno, ne rinasce un altro.»
In quel momento Casper tornò verso la battaglia – Diana non si era nemmeno accorta che si fosse allontano – con sé portava un sacco pieno di polverina. «Ultima scorta di Rivelatore.» Accorgendosi delle condizioni di Ava, rassicurò Celeste che avrebbe provveduto lui.
Nel mentre, quest'ultima, afferrò il Rivelatore. «Dopo saremmo ciechi e non ci sarà più scampo.»
Diana in un primo momento non rispose, né cercò di incoraggiarla. Forse neanche sentì quelle parole, immerse la sua mano nel sacco che conteneva la polverina. Al contatto fu quasi dall'effetto tagliente e l'odore arrivò metallico, un po' simili a quello del sangue.
«Cosa stai facendo?» Le chiese Celeste, infastidita che le stava facendo perdere tempo. A Leopold, Amaya, Marcel e Gabriel, impegnati in tutto quel frangente contro gli Oscuri, necessitavano il loro filtro per combattere.
«Di cosa è fatto il Rivelatore?»
«Perchè?» Chiese Maris di rimando.
«Zolfo, Magnetite...» Rispose invece Celeste. «Ferrocene e Cobalto.»
«Tutti cristalli magnetici ma anche infiammabili.» Diana prese dei granelli di Rivelatore e li portò vicino Izel, al contatto con la sua aurea sfavillante presero fuoco.
«Se disperdiamo una quantità abbondante nell'aria, copriranno tutto il raggio degli Oscuri. Basterà solo una bella scintilla e moriranno tutti nello stesso momento.» Spiegò Diana.
«L'effetto magnetico non dura molto.»
«Ma sarà abbastanza per colpirla una volta e buona... la indebolirà sicuramente. E se cercherà di crearli altri subito dopo, il Rivelatore continuerà a fare il suo lavoro.»
«Ok, ci sto.» Fece Celeste ora sembrò essersi rinvigorita.
«Anche io.» Fece eco Maris.
Diana fischiò verso Iris, obbligando a mantenere sempre la sua mente libera da ogni complicanza. Non voleva che Didia venisse a sapere del piano. Quando l'aquila si avvicinò le disse di avvertire ognuno di allontanarsi al segnale che, con il suo verso, avrebbe lanciato dall'aria. Iris era l'unica che potesse disperdere il Rivelatore dall'alto.
L'aquila afferrò tra le zampe il sacco e lo brandì con cura, volò sopra ogni membro del Sacro Triskell, ripetendo velocemente lo stesso avvertimento. Allo strido correte via. Il Branco, nonostante la tatto-ipnosi, l'antifona passò con vigore nei loro recettori e continuarono a combattere pronti al segnale. Fatto quel primo step, Iris aizzò la sua quota. Volò abbastanza in alto da non farsi prendere dagli Oscuri e abbastanza in basso da agire indisturbata dalla donna. Fece forza nelle zampe, bucando con gli artigli la base del sacco. Ricoprì l'intero perimetro con il Rivelatore, sentì alcuni degli umani tossire tanto dalla quantità che vi fosse. Quel raggio fu inglobato dalla polvere che agiva come una nebbia turbinosa. Quando l'effetto magnetico prese a fare effetto, disperdendosi in parte su ogni Oscuri, Iris lanciò il suo strido.
Ognuno prese ad allontanarsi, con tale velocità che testimoniò la loro sofferenza. Izel fu l'unica che prese il passo opposto al gruppo. Il suo mantello sfavillante prese ad infuocarsi e in un secondo la nebbia divenne un incendio controllato.
Il rumore dei corpi che si bruciavano ricordò quello delle ossa che si spezzano. I fil di fumo che li collegavano a Didia si interruppero tutti nello stesso istante. La donna prese da urlare, accompagnando la morte simultanea degli Oscuri. Librando nell'aria le dita, provò a farli risorgere altri, ma il Rivelatore mantenne le aspettative del piano.
La donna si piegò sulle ginocchia dal dolore, in trappola. Iniziò ad avvicinarsi alla terra, in quel momento un tronco fu lanciato nell'aria da Izel, uscita incolume dall'incendio. Ma fu tagliato in due quando fu sul punto di colpirla.
«Quando l'ignoranza perpetua, la violenza è l'unico antidoto.»
In quel momento Diana si girò verso Maris, lo aveva sentito sussultare, si accorse che i suoi piedi non toccavano più terra. Provò ad avvicinarsi a lui ma fu trascinato al fianco di Didia.
«Ti avevo avvisato.» Le disse la donna. «Lui sarà il primo a morire.»
«Se gli farai del male non avrai una sola possibilità di arrivare ad un compromesso.»
«Non ho mai vissuto di compromessi.» La sua voce dolce scardinata dalle parole malefiche, divennero un suono insopportabile. «Voglio che il caos degeneri insieme a te.»
Gli occhi di Diana rimasero fissi su Maris. Una forza lo aveva scardinato a mezz'aria, Didia tendeva verso di lui una mano dalle dita curvate, come se tenessero stretto un bicchiere invisibile. Ma in realtà, a pochi centimetri, era la sua gola ad essere stretta. Maris non aveva la collana! L'aveva data a lei, sacrificandosi, di nuovo. Si era scoperto di fronte ad una forza oscura pur di tenerla al sicuro. Anche se sapeva di fare il passo più lungo della gamba, Maris, l'aveva fatto per lei.
Le vene premevano contro la pelle del collo, i suoi occhi erano arrossati dalla pressione e le sue labbra carnose si era dipinte di un colore scuro. Diana non sapeva cosa fare, come difenderlo, assisteva alla scena nella più totale impotenza.
Maris gorgogliava i suoi ultimi respiri affannati, le mani cercavano di liberarsi da mani che non vi erano. Era un'energia tangibile solo al suo comando e ora lo stava uccidendo. Diana non poteva permetterlo.
«Tu diventi più forte e loro crescono con te.» Didia non smise di parlare. «Devi esserne fiera.»
Aumentò la presa attorno al collo del ragazzo, gli occhi le scintillarono come petrolio. Con un dito indicò che fosse obbligata a guardare. Diana si girò di spalle, gli Oscuri erano tornati a nascere.
«Gli Oscuri fanno parte di noi.»
Si percepivano le urla della squadra, dei suoi compagni. I respiri smorzati dalla paura di non uscirne vivi. Molti perdevano sangue, molti continuavano a mordere e a graffiare nonostante le debolezze. Combattevano e non avrebbero smesso finché non si sarebbe esalato il loro ultimi respiro.
Diana invece desiderava l'opposto, desiderava che la battaglia finisse prima che potesse accadere quello. Desiderava la pace. Il disordine gli avrebbe appartenuto a vita, doveva sacrificarsi per una libertà che non avrebbe mai potuto chiamare sua.
Le parole della donna le aveva fatto venire un'idea. Azzardata. Ma era un sempre un'idea. Diana era un'estensione di lei, era collegata in qualche modo alla vitalità degli Oscuri. Lei era il tassello mancante, quello fondamentale.
Aveva deciso.
La sua mano brandiva l'oro del manico del Kris, i diamanti tremavano per la tempestosità al loro interno. Rimise la sua schiena dritta, tornò a guardare Maris contorcersi per il dolore.
Ma ad un certo punto lui gridò. Scorse Diana portarsi la lama del pugnale verso la direzione del suo petto. Nooo! Ma per quanto ci provò, non riuscì a dirlo e non riuscì a fermarla.
«Papà.» Sospirò Diana, prima di trafiggersi il cuore. Le sue mani avevano agito prima di pensare, il suo coraggio era stato alimentato da tutto ciò che non avrebbe mai accettato.
Un dolore lacerante si aprì dentro di lei. Una manciata di respiro le mancò per qualche secondo, poi lo percepì appena. Ad ognuno di esso, un ticchettio di un conto alla rovescia si attivò. Prima di ricadere a terra, Diana vide uno squarcio di luce aprirsi nel petto di Didia.
«Coo-cosa hai fatto!?»
Le sue urla furono un successo. La pelle iniziò a bruciarsi come se le avessero dato fuoco. Maris ricadde a terra, avvampando in cerca di ossigeno. Gattonò senza fiato verso Diana, ma ad ogni tentativo, gli arti cedevano. Continuò a singhiozzare per riprendere il controllo del suo corpo. Doveva raggiungerla.
Diana cadde a terra, percepì appena l'urto della sua testa contro la superficie. Il naso avvertì il suo sangue macchiarle i vestiti, il manico d'oro fuoriusciva dalle sue costole. Proprio come Aegir.
Con le iridi stanche e smorzate, Diana sorrise. Il suo piano aveva funzionato. Gli Oscuri attorno a lei iniziarono a volatilizzarsi, come cenere durante la pioggia.
Ma non potè godersi al meglio lo spettacolo, il suo collo non riuscire a regolare la sua vista. Era senza forze. Poi qualcuno l'afferrò tra le braccia, gli occhi di Maris furono come una torcia nel buio. La cullava come una neonata. Sfiorò il pugnale, come per trovare un modo per tornare indietro. Ma sapeva che fosse inevitabile.
«Hey, ti prego resta con me.» Le lacrime iniziarono a rigargli gli zigomi contratti. «Andrà tutto bene, basta solo che respiri.» La scosse quando vide le palpebre calare troppo velocemente. «Respira con me, Lykke, respira per me.»
Diana riprese a fissarlo con difficoltà, avrebbe voluto posare le labbra su quelle lacrime ma era stanca, voleva dormire. Chiudere gli occhi e scivolare via.
«Ci siamo fatti una promessa.» Maris le accarezzava la fronte, la baciava, faceva in modo di farle tenere gli occhi aperti. «Mi hai promesso una vita insieme.»
«Ora...» Diana tossì, rivoli di sangue le sporcarono le lingua, sentiva i suoi polmoni sgonfiarsi. «Ora mi dirai cosa significa Lykke?»
Un sorriso emerse tra la tristezza. «Felicità.» Intonò Maris. «Dal primo momento che ti ho vista, sapevo che saresti stata la mia felicità.»
«Ti odio.» Gli mormorò Diana per un'ultima volta.
«Ti odio così tanto da amarti per sempre.»
«Non lo dimenticherò.»
Il cuore dilaniato di Diana tamburellò nel petto con i suoi ultimi battiti. Ora sudava. Il freddo partì dai piedi, ora lo sentiva ovunque. La sua vista sfocata adocchiò gli altri sopraggiungere con cautela. Perfino Gabriel sembrò avere gli occhi traslucidi, Leopold si era ripiegato sulle ginocchia e Celeste si teneva stretta i suoi capelli fra le dita. Il Branco respirava a fatica, sibilando e mugolando. Inay si distese fra le gambe di Diana, appoggiando il mento sul suo ventre. L'aurea di Izel si intravedeva in disparte, con il volto inclinato, sembrò stesse intonando una preghiera sotto voce.
Diana percepì le mani e le zampe di tutti poggiarsi sul suo corpo. «Ikigai.» Mormorano all'unisono.
Sorrise. Fu una spinta alla sua anima ad innalzarsi a quello che l'aspettava dopo. E fu quello che successe, fu come se la gravità iniziò a graffiarle il corpo. I singhiozzi di Maris divennero sussurri e la luce del cielo divenne l'oblio. Un viaggio ad occhi chiusi, un bruciore nel suo petto, il vento fra i capelli.
Poi i piedi tornarono per terra. Il suo corpo sembrò essersi resettato. Percepì la forza nelle braccia, si tastò lo sterno in cerca dello squarcio del petto. Niente.
Aprì gli occhi, attorno a lei una terra desolata. Il cielo e la terra si erano fusi in un tutt'uno di oscurità. Sussultò quando vide un bagliore sprigionarsi dal pendente presente ancora attorno al collo. Ma non riuscì a definire nulla davanti ai suoi occhi, il buio fu il livore di un successo.
Poi un sospiro alle sue spalle.
Maris!
Si girò su sé stessa, ma non vide lui. Un uomo la fissava come se fosse stata lei il fantasma della situazione. Alto, i fili di capelli gli ricadevano all'indietro, gli occhi traslucidi la squadrarono più volte. Quando l'uomo si avvicinò ebbe paura di toccarla.
Diana rimase pietrificata. «Papà?» Non si aspettò neanche di poter di udire la propria voce.
«Ti avevo detto di stare attenta... non mi hai dato ascolto!» La rimproverò Aegir. «Perché sei andata a cercarla?»
Sì, era proprio lui.
Diana non si curò della paternale, corse verso di lui per abbracciarlo. E ci riuscì. Per la prima volta abbracciò suo padre. Si sentì completa, felice, amata quando lui ricambiò. La scia del suo profumo la pervase fino a farle venire i brividi. Il calore della sua pelle fu come fuoco sul ghiaccio.
A Diana non importò nulla. Niente aveva più senso per lei. Tutto si era fermato. Tutto tranne che un pensiero: è questa la morte?
E se lo era, a lei andava bene.𝐓𝐇𝐄 𝐄𝐍𝐃
Questo che avete letto era l'ultimo capitolo. Come riporta il titolo, la fine è appena iniziata.
Non so quando uscirà il secondo volume ma è già in lavorazione, il terzo vi anticipo che sarà un prequel. Ci sarà tanto da raccontare prima della nascita di Maris e Diana.
Non mancherà che pubblicherò anche altre storie ma, per questo cose, serve sempre del tempo.
Grazie davvero di tutto, grazie di aver avuto la pazienza di essere arrivati fino alla fine. Non sapete quanto sia importante per me percepire la vostra presenza.
Spero di rincontrarvi, prima o poi.Arya Emre
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Una Realtà a Colori
FantasíaVOLUME 1 - COMPLETO 𝑻𝑹𝑨𝑴𝑨 Tutto è cambiato per Diana. 24 ore 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 dell'incidente era solo una comune ragazza, soffocata dal futuro e dall'inadeguatezza. 24 ore 𝑑𝑜𝑝𝑜 l'incidente, Diana è un membro della triarchia del Sacro Triskell...