VOLUME 1 - IN RIELABORAZIONE.
NON LEGGETEMI.
𝑻𝑹𝑨𝑴𝑨
Tutto è cambiato per Diana.
𝟐𝟒 𝐨𝐫𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 dell'incidente era solo una ragazza come tante: soffocata dai pensieri, impaurita dal futuro, convinta di non valere abbastanza.
𝟐𝟒 𝐨𝐫𝐞...
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«Cosa stai facendo?»
Diana sobbalzò, stringendosi la lettera al cuore.
«Zio Aegir è vivo?»
Non sapeva cosa l'avesse spinta a chiederglielo, ma la domanda le uscì di bocca prima che potesse fermarla. Sapeva che quell'argomento era delicato, che Peter si chiudeva ogni volta che sentiva nominare quel nome. Ogni tanto lo sorprendeva nel corridoio, con lo sguardo perso su una vecchia foto incorniciata: lui e Aegir, giovani, sorridenti, il mare alle spalle e la stessa spensieratezza negli occhi.
Gli occhi di Peter si fecero tesi, nervosi. «Dammi quella lettera.» «L'hai già letta?» «Non sei pronta, dopo quello che è successo hai bisogno di tempo.» «Tempo per cosa?» «Tu...» Proseguì lui. «Tu... sei diversa in un modo che neanche io capisco ancora.»
«Papà, tempo per cosa?» Insistette. Lui la fissò a lungo, come se cercasse di decidere quanto peso darle. Poi sospirò. «Siediti.»
Diana obbedì. Lo guardò mentre apriva un'anta dell'armadio e rovistava tra vecchie carte. Quando si voltò, aveva tra le mani un biglietto ingiallito.
«Aegir...» cominciò piano, quasi temesse che pronunciarne il nome potesse farlo riapparire. «Era un fratello straordinario. Mi ha insegnato tutto. Anche ad andare in bici senza cadere.» Un sorriso amaro gli tagliò il volto. «Era il tipo di persona che illuminava ogni cosa che toccava.»
Diana sentì un brivido correrle lungo la schiena.
«Io e lui... eravamo fratellastri,» proseguì. «Ma non importava a nessuno dei due. Tutto andava bene, fino a quando...» Si fermò, stropicciandosi gli occhi. «Aveva sedici anni quando cominciò a sentire delle voci. Diceva che le sentiva quando usciva di casa. A volte perdeva il controllo, come... come è successo a te.»
Il respiro di Diana si fece più corto.
«Un giorno si presentarono a casa nostra delle persone. Sapevano delle sue "condizioni". Si dissero parte di una scuola speciale. Io ero fuori con papà. Quando tornammo, mamma piangeva. Se lo portarono via. Dissero che era per il suo bene.» La voce di Peter si incrinò. «Da allora, non l'ho più rivisto.»
Diana continuò a non capire.
«All'inizio scriveva una volta l'anno. Lettere vaghe, confuse. Poi smise. E dopo anni di silenzio... arrivò l'ultima.» Peter le porse il foglio che teneva in mano. «Quella che trovammo... quando trovammo te.»
Diana si svuotò completamente da ogni sensazione. Riuscì solo a balbettare un «C-cosa?»
«Io e Megan non siamo i tuoi genitori biologici.» Le sussurrò con tono fermo. «Ti amiamo come se lo fossimo, credimi. Ho provato tante volte a dirtelo, ma non trovavo mai il momento giusto. » Diana non ripose, ci mise un po' a focalizzare ogni parola, le lacrime ostacolavano il suo bisogno di chiarimenti. Poi fece un sospiro, e si fece forza.
Peter, scrivo questa lettera perché domani potrei essere in pericolo. Vorrei raccontarti così tante ma non posso, non c'è tempo. Lei è Diana ed è la cosa più preziosa che ho. Tienila lontana da loro, quando verranno a cercarla. Proteggila e amala come l'ho amata io, in questo poco tempo. -A
Diana alzò lo sguardo. «E la mia vera madre?» Peter deglutì. «Non lo so. Mi dispiace.»
Per un istante, l'immagine di Megan le attraversò la mente: i capelli ramati, gli occhi dolci, la voce che riusciva sempre a calmarla anche nei momenti peggiori. Eppure quella voce adesso le sembrava appartenere a un'estranea.
«Megan sa di tutto questo?» «Non sa di Aegir e te.»
«Posso scegliere anche di non crederti.» Sussurrò lei. «Anch'io ho provato a non crederci» Rispose lui. «Ma poi ho visto la tua voglia.»
D'istinto, lei si guardò il polso e si accarezzò la macchia color caffè impressa sulla sua pelle. «Uguali dimensioni, stesso posto.»
Peter le posò una mano sulla spalla. «Avrai tante domande, e non saprò risponderti a tutte. Ma possiamo provarci insieme, d'accordo?» «Per questo volete mandarmi da uno psicologo? «Sì, sembra un'idea stupida ma ho bisogno di qualcuno che ti possa dare la forza di elaborare ciò che hai qui dentro.» Peter le toccò la fronte. «La tua vita, come quella di Aegir, agisce in modo diverso dalla nostra. I vostri destini se vengono ignorati, sapranno come venirvi a cercare. E dovrai essere pronta.» «Quando lo sarò?» Peter si diresse verso la porta. «Avremo una risposta quando saprai leggere nel modo giusto la lettera che ti ha lasciato.» E se ne andò.
Diana rimase lì, in una tempesta silenziosa. Con la lettera che pesava tra le mani. Ora sarebbe stato più difficile leggerla.
Poi il suo cellulare squillò, rompendo l'aria densa nella stanza. Sul display: Arianna. Aveva completamento dimenticato il programma del giorno. Non aveva voglia di fingere, non dopo tutto quello. Pensò di non rispondere, ma lo fece lo stesso.
E mentre la voce dell'amica le riempiva l'orecchio, guardò la lettera e pensò che leggerla avrebbe solo peggiorato le cose.
In fondo, quello sarebbe stato il suo ultimo compleanno. Ma Diana, allora, non poteva ancora saperlo.