Trentanove

34 2 0
                                    


Quando Inay ricevette l'ordine di perlustrare alcune zone inoltrate tra i confini tra Caserland e Anglana, pensò di aver avuto l'occasione giusta per trovare Diana

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Quando Inay ricevette l'ordine di perlustrare alcune zone inoltrate tra i confini tra Caserland e Anglana, pensò di aver avuto l'occasione giusta per trovare Diana. Ma tutti nella Giungla erano a conoscenza del rapporto innato che avevano il lupo e la "traditrice", compreso Gabriel. E lui non né stupido, né tanto meno un tipo fiducioso, così aveva incaricato Javier e Adele di seguirlo in quella ricerca.
Durante la spedizione, aveva ascoltato a lungo le ipotesi scambiate tra il furetto e l'anaconda ma, ogni volta che, un argomento iniziava con "Diana" terminava sempre con "Gabriel saprà cosa fare". Non era consuetudine del Branco immischiarsi nei fatti umani ma ciò convinse abbastanza il lupo a non condividere della piccola modifica personale che apportò al piano.
Inay ricordava perfettamente quando vide per la prima volta Gabriel. Si era presentato davanti al cospetto del lupo Alpha del suo vecchio branco. Parlava di libertà, libertà di vivere secondi i propri voleri e, allo stesso tempo, cooperare con la lotta contro l'Oscurità.
Ma nessuno dei suoi fratelli lo ascoltò perché la selezione naturale, nel corso dei secoli, aveva imposto l'unica alternativa di scappare quando ci si imbatteva in un Oscuro. Fin da cuccioli veniva insegnato che altri si sarebbero sacrificati. Perché, per l'ennesima volta, quel male non era che un risultato della cattiveria umana e, proprio loro, dovevano riuscire a mantenere l'equilibrio.
E solo quando Inay lasciò il suo branco per unirsi a quello del Sacro Triskell, venne a sapere che, in realtà, Gabriel e Iside - come i loro predecessori - avevano istituito il programma di reclutamento diretti ad esemplari di animali ai margini del regime selvaggio solo per colmare il vuoto lasciato dal poco numero delle Anime d'Oro. Inay aveva coniato un modo di dire umano per semplificare la spiegazione al riguardo: cercare la pecora nera.
Ma, nonostante si trovasse tra gli umani, Inay si ritrovò di nuovo al punto di partenza. Si trovò ad affrontare la ceca devozione per un singolo individuo. Sia il Branco che il restante degli Invisibili, sottostavano ai suoi comandi perché sembrava essere l'unica via per vivere nell'altra parte della realtà. L'unica nel quale, persone come loro, e animali come loro, erano accetti e compresi. E, soprattutto, tra gli umani, Inay conobbe l'essenza dell'odio. Un sentimento così incolto che sapeva manovrare ogni loro aspetto, portandoli alla fine a intraprendere solo decisioni sbagliate.
E, di decisioni sbagliate, ne percepì l'odore quando entrò nell'area circoscritta con Ava e Gabriel. Nebula, la gufa, era adagiata sul limitare del parapetto opposto. Lo sguardo scuro saettava e scivolava a scatti su ogni ogni umano e su ogni animale, per poterli studiare uno ad uno. Il piumaggio bruno le ricopriva anche le zampe, come un mantello. Si intravedevano solo gli artigli conficcati nel legno della staccionata. La cenere del fuoco, del solito raduno della sera, veniva trasportava dalla brezza, volteggiando attorno ogni presente.
Il lupo si andò a posizionare al fianco di Leopold, non aveva ancora avuto modo di potersi confrontare con lui riguardo i giorni precedenti.
«Non l'ho trovata, è stata una fortuna.» Sì, ma ora Inay non ne fu più tanto sicuro.
«Non voglio parlare di lei.»
Inay alzò leggermente il muso, le scie chimiche nel corpo di Leopold gli sussurrarono che fosse arrabbiato ma anche tormentato per qualcosa. «L'hai vista?»
«Io me ne tiro fuori. Non so più chi e a cosa credere.»
Gabriel in quel momento schiarì la voce, prendendo l'attenzione di tutti e il lupo si trovò impossibilitato di approfondire quello che l'umano stesse cercando di dirgli.
«Cosa ti porta qui, Nebula?» La voce dell'uomo risuonò sotto al cielo sfavillante. «Sono tanto curioso sul motivo di richiedere la presenza di tutti.» Aggiunse scettico.
La gufa si dondolò sugli artigli, sfregandosi l'estremità delle ali. «Sono qui per chiedere il vostro aiuto.» Bubolò indispettita quando udì una risata amara proveniente da una scimmia.
«E hai sconfinato così tanto dal tuo habitat per un avvistamento degli Oscuri?» Gabriel la guardava di sottecchi con le braccia conserte, mentre cercava di moderare il tono della voce.
«No, ho incontrato una di voi.»
Fu lì che le mandibole serrata di Gabriel variarono con un'espressione di stupore. Però rimase sul posto, attendendo ulteriori spiegazioni.
«Non sono mai stata felice di condurre una vita fatta di cacciare per mangiare e lottare per sopravvivere. Quando mi hanno catturata e messo in una gabbia pensavo fosse la mia fine, ma è stata una rivelazione. Il mio padrone non mi faceva mancare n-»
«Sì, molto commovente.» Gabriel interruppe il suo sproloquio, il racconto della sua vita non gliene fregava un cazzo. «Vorrei che non divagassi, grazie.» Sentiva il suo corpo avvampare ma cercò lo stesso di mantenere il suo animo sotto controllo. «Come si chiamava questa persona?»
«Diana, così mi ha detto.»
Bastarono cinque lettere per mettere tutti in allerta. Bastarono cinque lettere per risvegliare in Gabriel un dolore lancinante.
«E cos'altro ti ha detto? Cosa ha fatto?» Le domande di rimando furono impellenti.
«Che la libertà mi appartiene, mi ha toccato e mi ha ordinato di non farmi mettere più in gabbia e gira voce che l'unico modo per interrompere la tatto-ipnosi è la mo-»
«E basta?» Gabriel la interruppe di nuovo e fece un passo avanti con il desiderio di strozzare l'animale tra le proprie mani. Santo cielo, perché divagava così tanto?
«Ha rubato una cosa al mio padrone.»
«Cos'ha rubato?» Gabriel fu timoroso di conoscere già la risposta.
«Non lo so ma ha detto che era qualcosa di sua proprietà e prima di volare via ricordo che ha parlato del mare. Dovete fermarla, sono passate cinque lune e ancora non riesco a tornare a c-»
«Quasi sei giorni?» Gabriel sbatté un piede a terra, facendo aizzare nuvole di polvere nell'aria. «Dovevi rivolgerti subito a noi!» Esclamò disperato ma, quando la gufa continuò il suo sproloquio sul desiderio di essere liberata dal vincolo, l'uomo si immerse in un silenzio contemplativo. Perché Diana aveva fatto riferimento al mare? Pensò al luogo più sicuro per nascondersi lunga la costa e qualcosa gli venne in mente.
«Ava...»
Inay percepì come quell'appello riuscì a far accelerare il respiro della ragazza e, dal maggiore glucosio nei suoi muscoli, fu evidente come la paura era scattata nella sua testa.
«Quando siete andati nella vecchia Caserland, avete controllato per bene il porto?» Chiese l'uomo.
Ava esitò prima di rispondere. «Siamo stati attaccat-»
«Mi stai dicendo che dopo aver sconfitto un canguro mezzo polipo, non avete concluso?» La voce si pronunciò con pensanti tonalità.
«Erano due.»
«Potevano essere anche cento ma...» Gabriel si passò una mano tra i capelli ramati. «Mi hai riferito che avevate controllato.»
Quando si avvicinò a lei con passi intimidatori, Ava chinò il capo intenta a non incrociare il suo sguardo. «Gabriel ti posso assicurare che non c'era altro che una distesa di container e...» La ragazza sentì un tonfo al cuore: Il magazzino!
Dopo l'attacco che avevano subito quel giorno, le era sembrato giusto lasciare in sospeso quel luogo per tornare nella Giungla. Ma con tutte le faccende che aveva dovuto sbrigare nei giorni successivi, il porto gli sfuggì totalmente da testa. E si maledì che quella sua distrazione era dovuta anche alle condizioni fisiche di Amaya.
Quando Ava rimase senza parole, Gabriel ebbe la conferma del "falso" esito della missione. E prima di proclamare quella nuova, le sussurrò: «Per un'adepta che aspira al potere, questo è un bel passo indietro. La voglio viva, hai capito?» Con un gesto della mano la liquidò.
Ava sentì una morsa torturarle lo stomaco e dovette controllare il suo respiro prima di rispondere: «Sì, Gabriel!» Poi cambiò espressione, corrugando le sopracciglia e rivolgendosi ai suoi compagni con il fiato sospeso. «Prepariamoci, andiamo a prendere la traditrice!»
Ma quando Gabriel si rivolse al Branco, ordinando «Richiamate Iris.» Si accorse che Inay era scappato. Con la coda dell'occhio lo vide sparire oltre la barriera di alberi e pensò: Bene, siamo a quota due traditori.

Una Realtà a ColoriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora