Sedici

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Diana si sentì incapace e frustrata

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Diana si sentì incapace e frustrata.
Come quando fai un incubo nel quale vuoi urlare ma non riesci. Non sai cosa ti succede, sai solo che sei impotente. La tua mente non trova una soluzione, il panico si interseca sotto lo strato della pelle e nella testa accresce solo la definizione di paura.

Diana si sentì così.

Il suo respiro accelerato non le diede la possibilità di intravedere la luce in fondo al tunnel. Tutto le sembrò un vicolo cieco. L'odore ferroso della carcassa le annebbiò i sensi. Si sentì intrappolata in molteplici corde create da sé stessa.

Obbligò i suoi occhi a guardarsi intorno, a trovare qualsiasi arma per poter attaccare. Tenne stretto il ciondolo della collana tra le mani, sforzandosi di riflettere.

Sulla piattaforma in cemento vi erano solo dei sacchi, barattoli di pittura, dei martelli e la carcassa del cinghiale. Gli Oscuri lo avevano divorato partendo dalla faccia fino ad arrivare alla pancia. La pelle grassa si presentò intatta solo nelle zampe anteriori. Le ossa incurvate dello sterno erano intinte di un rosso denso.

LE OSSA... Un clic nella testa di Diana si scandì come una lampadina accesa nella notte.

Forse non tutto era perduto.
Le studiò uno ad una. L'epifisi delle articolazioni superiori erano troppo tondeggianti per usarle a mo' di arma ma i suoi occhi si posarono sulle zanne. Diana afferrò con veemenza la mandibola inferiore della carcassa.

La sistemò sotto i suoi piedi, fece pressione verso l'alto riuscendo a staccare entrambe le zanne con un netto scricchiolio. Erano l'unico asso della manica che aveva a disposizione.
Si avvicinò furtivamente all'Oscuro che stava attaccando Amaya. I suoi artigli affondarono con lentezza nel suo polpaccio, consumandola in un lungo dolore.

Diana si trovò di lato in quel momento, riuscì a captare l'espressione della creatura.

Non capì come descriverlo ma sembrò provare piacere nell'infliggere sofferenza. Fissava Amaya urlante, priva di ogni protezione, soggetta al suo dominio.

Tutte le testimonianze che aveva ascoltato Diana in proposito degli Oscuri, li avevano descritti come sicari privi di una forma di intelletto, con l'unico obiettivo di uccidere.

Invece davanti a lei vi erano macchine da guerra infernali con ottime capacità di attacco e difesa. Si stavano evolvendo, sviluppando un sistema complesso al loro interno e anche una pelle più compatta. Ciononostante quella forma di sadismo le sembrò una caratteristica fin troppo umana per loro.

Ma, rifletté Diana, se la loro anatomia stava progredendo ciò significava che avessero un cuore. Ma non ne era sicura. Fu tutto così assurdo, tutto così irrazionale. Eppure si aggrappò a quell'unica supposizione.

È il momento.

Non capì cosa la spinse, se la disperazione o quella voce, ma iniziò a correre. Fece in modo che l'Oscuro pensasse che lo stesse per attaccare da dietro. Quando fu abbastanza vicino, studiò i suoi occhi scivolare nella parte opposta del cranio, persistendo a torturare il polpaccio di Amaya. In quel momento Diana cambiò andamento, puntandolo di lato: l'unico punto cieco dal suo giochetto visivo.

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